Non odo ancora il vento.
Presto scenderà per le valli,
carezzando i clivi boscosi
spargendo il seme d'inverno.
E gli alberi, soli,
a guardare stupiti il pallore.
E gli uomini, stanchi,
a lasciare labili impronte.
Resa in modo superbo la biunivocità uomo-natura in questa stagione, dove il paesaggio brullo e l'aridità umana richiamano stanchezza e desiderio di riposo, in vista di nuovi orizzonti.
Bella poesia d'un gennaio lontano dalle mie corde ma non per questo meno vero.
Anonimo il 02/01/2012 22:40
Sono quegli uomini che lasciano impronte labili come la loro stessa esistenza che siglano il messaggio pessimistico della tua poesia. Molto bella, non smetterò di apprezzarti, mi piacciono sempre i tuoi versi
GENNAIO è il mio mese... hai reso molto bene il senso della vita silente, ma non morta, che questo mese dell'anno conserva... vedo immagini della campagna veneta, coi suoi pioppi alti e spogli, i cieli illividiti... la metto tra le preferite! Buon anno Dantes