Poesia anaforica, che, con la sola differenza di un "è", esprime pienamente questo concetto: il comico nasce sempre da qualche sofferenza interiore, che, terapeuticamente, viene esteriorizzata nel suo contrario.
Un incastro che stringe la gola è azzera i contrasti del sentire.
Capolavoro d'intrecci. Bravo, come sempre, nel
Anonimo il 09/02/2012 07:04
Bella poesia che induce il lettore, almeno a me ha fatto questo effetto, a solidarizzare con l'autore perchè sente che questo lato comico gli è comune.
Poi molto interessante quel "ch'è dentro", una specie di rafforzativo, un modo di rendere universale tutto quel che si ride fuori... vabbè, forse non mi sono spiegato. Molto bella questa poesia, minimalista, una sorta di aforisma poetico. ciaociao.
Insomma è una ruota se ho ben capito: dentro piangi e allora fuori ridi diciamo per equilibrare un pò... però ti accorgi che la tua risata non è genuina ma è fatta per contrasto... e allora dentro di te ti viene da piangere... e tutto ricomincia.
Potresti brevettare questo meccanismo perfetto!
Comunque, supposto che io abbia ben capito, ti capisco.
La comicità può avere una doppia ambivalenza: si ride per non piangere, ma si vol nascondere un pessimismo di fondo amaro: "Rido fuori quel che dentro piango..", drammatica ed esistenziale. Complimenti augusto!
Breve ed essenziale. La sofferenza che devasta interiormente, e che spesso nascondiamo con le apparenze. Sullo stile dell'aria "Ridi, pagliaccio". Piaciuta molto