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Deportati

Erano occhi
che guardavano il mondo,
spesso stanchi per
gli stupori negati,
frammenti di un'esistenza
colposamente vissuta.

Ed erano mani che amavano,
clandestine in un inverno senza sole.
Lavoravano, giocavano,
creavano a volte nuovo spazio
e nuovi tempi da assaggiare.

Alla fine soltanto numeri in fila
e un mucchio di cifre in una fossa.

 

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2 commenti:

  • Vilma il 08/02/2012 15:08
    molto intensi questi versi, per giorni da non dimenticare percchè mai più possa succedere. Sentita e condivisa
  • Alessandro il 08/02/2012 14:22
    Alienante. La più gettonata forma di tortura e umiliazione era proprio la spersonalizzazione. Non più persone, ma capi di bestiame.

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