Dire non so,
perchè la mano d'avorio del cielo,
atteso abbia proprio me,
per donare al mondo la sua voce migliore.
E chi avrebbe immaginato mai,
che per dare un volto esatto,
all'ineffabilità del piacere,
e ai guaiti di lacerazione del dolore,
dovessi accogliere sulla mia strada,
un microfono, un pianoforte,
e tre anime rimaste come me
dolcemente impigliate,
in una ragnatela carezzevole di sette note?
Brian, John, Roger,
un palco ci attendeva sempre,
per mettere sui nostri giorni scalpitanti,
la firma incancellabile dell'eternità,
so che ruggisce ancora,
quella lucente spada d'ispirazione,
che ci rese moschettieri di note;
guardatele bene,
tutte le nostre canzoni,
il loro respiro rivelarvi saprà,
che le quattro lettere
che tradirono la mia pelle indifesa,
fino a tramortirla per sempre,
non hanno vinto, non vinceranno mai;
maledetto Aids,
riuscito non sei,
nell'intento di farmi scorgere,
zattera naufragante,
nel mare sordo dell'oblio;
"The show must go on",
tra le frequenze indomabili e flessuose,
di questa scintillante Radio Ga Ga,
la sentite, amici miei, all'angolo della strada,
in cui per la prima volta
il nostro cammino fu conoscenza?
È il ruscello estasiante,
di quella rapsodia boema,
che un Dio fattosi musica,
mi mise nel cuore,
perchè parlasse con la mia matita,
per farne melodia.
Zanzibar
che culla fosti
dei miei vagiti ancora ignari,
di potersi un giorno definire arte,
custodisci serena e senza gemere,
nel ventre corallino del tuo mare,
l'impronta di questo Invisible man;
Who wants to live forever?
Chi saprà scorgere
in un giardino di stelle di miele,
la mia ugola che sta intonandosi,
sui tasti dell'eternità.
Sono Freddie,
figlio di quel concerto
che la storia non sbriciolerà mai.