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Amico Leopardi

Vi adoro,
scoscesi, timidi viottoli di Recanati,
sempre amerò quei fruscii
di gente semplice e fiera,
che senza saperlo mi condusse
verso il respiro incandescente
di un esistere che fosse vero esistere,
a fonti germogliate
da gorgoglii immortali greci e latini
che mi porsero
la mano eburnea della poesia.
Lo so,
messer conte Monaldo,
e marchesa Adelaide Antici,
forse nulla più fui per voi,
che il tetro errore
d'una notte di amore che pensaste passione,
e ritrovaste invece,
nuova, innocente generazione;
e tu, donna dai mille volti e nomi,
che mai concedesti
alle ali di rondine del mio amore,
di poter trovare dimora nel tuo cuore,
sappi che vivi in me e oltre me,
nel canto granitico del mio verseggiare,
dove immacolato e sprezzante
dei morsi roventi della storia,
tenero giace
il naufragare sempiterno in questo mare;
non scorgerai
sciogliersi tra le labbra indifferenti del giorno,
questo notturno canto
di un pastore errante dell'Asia,
chiudi gli occhi
dinanzi alle braccia dell'orizzonte,
scorgerai Ercole e Atlante
Malambruno e Farfarello,
Plotino e Porfirio,
giganteggiare tra le mie prose
che intarsiano un malessere endemico:
guardami, o individuo racchiuso
nel quadro multicolore della modernità,
nell'amaro sorriso del mio Zibaldone,
dove Silvia riluce festosa e intangibile,
e il passero solitario
disegna un canto di laica preghiera
d'in sulla vetta della torre antica.
Ti sospingerà
verso il campo di fragole di un giorno nuovo,
fischiando "il" zappatore.

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3 commenti:

  • Vincenzo Capitanucci il 19/02/2012 07:27
    Splendida Cristiano... un omaggio ad un immenso Poeta...

    ... Qui su l'arida schiena
    Del formidabil monte
    Sterminator Vesevo,
    La qual null'altro allegra arbor né fiore,
    i Tuoi cespi solitari intorno spargi,
    Odorata ginestra,
    Contenta dei deserti. Anco ti vidi
    De' tuoi steli abbellir l'erme contrade
    Che cingon la cittade
    La qual fu donna de' mortali un tempo,
  • cristiano comelli il 17/02/2012 22:20
    Come sempre troppo buono, caro Giama, io non penso che la vita sia una valle di lacrime ma il verseggiare leopardiano mi ha sempre avvinto per quella coerenza e quella totale mancanza di ipocrisia che lo ha caratterizzato, uniti ovviamente a una statura artistica di certo fuori dal comune. Credo che un'attenta rilettura di Leopardi darebbe a tutti noi, paradossalmente, le chiavi per scoprire la vera felicità. E anche, come sapeva guardare lui, per osservare il dolore ma senza prostrarsi a esso. Se non ricordo male, infatti, a chi gli chiedeva perchè non si togliesse la vita se la considerava una valle di lacrime, rispose che il suicidio era una vigliaccheria, una sorta di scorciatoia. E lo diceva da ateo, dunque non si poneva il problema che si pongono diversi cattolici del castigo divino. Leopardi resta per me un mito, la poesia immortale di cui ogni secolo dovrebbe gustare estasiato il supremo nettare. E dovunque sia ora, voglio proprio dire a Giacomo Leopardi che gli voglio bene per come è stato. Cordialità.
  • - Giama - il 17/02/2012 22:15
    canto granitico del verseggiare...
    qui si viaggia caro Cristiano, si percorrono le vie della Poesia eccelsa; hai intarsiato un'opera splendida tagliando i vari tasselli con cura e precisione, proprio da vero artista!
    Grande Cristiano!
    ciao ciao

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