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L'attesa

indugio e mi chino sulla scranna aspra e arcigna
il chiaror ferisce i fieri volti, il momento è ostile
avverto che l'angoscia giammai mi sarà benigna

l'incedere del tempo è spietato, giocano le ore
oltre il chiaro muro si dispone ignoto castigo
avverto i silenti passi che stridon con fragore

il tremor è diabolico nella cupa, avversa dimora
nell'attesa dell'oscur messaggio di bieche sorti
offerte all'uman come beata ma fallace aurora

quanti copiosi e spenti sorrisi, grida, tolleranze
dovrà il misero mortal patir in cotesta era
pria che sian dissolte le alate, celesti distanze

 

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3 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • Don Pompeo Mongiello il 25/02/2012 11:35
    La poesia è bellissima, stupenda; ma un vero sonetto, se la memoria non m'inganna è composto da due quartine a rima alternata o baciata e due terzine a rima libere.
  • Raffaele Arena il 24/02/2012 23:14
    Molto profonda e ben scritta, piaciuta, per la capacità dell'autore nell'esprimere un sentimento forte, con parole apparentemente desuete ma dovute, in stile classico

3 commenti:

  • mauri huis il 01/04/2012 11:33
    Sinceramente dovresti evitare l'eccessivo uso di aggettivi, che alla lunga definiscono eccessivamente e stancano un po' il verso. Ma lo stile è buono e il perseverare auspicabile. A presto.
  • Vincenzo Capitanucci il 25/02/2012 15:55
    Splendida Sergio... incantato dalla metrica e dalle rime... amo tantissimo questi versi lunghi...

    L'attesa... di un dissolversi... di celesti distanze...
  • karen tognini il 24/02/2012 20:05
    Slendida poesia Sergio... l'incedere del tempo è spietato, giocano le ore
    oltre il chiaro muro si dispone ignoto castigo
    avverto i silenti passi che stridon con fragore