Le parole scorrono "allegramente" come il fiume della metafora, solo che le sento spiritose e vivaci e tuttaltro che tediose. Più che il fiume della noia a me sembra quella della curiosità e della voglia di nuovo rappresentato dal verso finale, che blocca lo slancio dei versi, come un argine ostacola la forza vitale del fiume. "sono rana, libellula o canna / ondeggiante al vento / Debbo assolutamente reinventarmi la vita". Come se la sciotezza dei versi, la loro musicalità e il cambiamento di ritmo con l'ultimo verso rovesciassera la semantica che le parole, prese per se stesse, raccontano.
Lory, non ho mai capito se la noia è una condizione che ci prende da dentro oppuer se è una determinata realtà esteriore che ci opprime. fatto è che in questi versi tu la descrivi nella sua veritiera piattezza ( la noia, non i tuoi versi eh?)
Non devi assolutamente inventarti nulla, certe cose facciamole fare a chi fa l'inventore di professione. Io credo che tu debba solo affidarti al Signore ed offrire a Lui la tua noia, la tua fragilità e la tua solitudine. Un bacio dolcissimo, Fabio.