Al giogo del destino
s'intrappolarono ultimi, quel dì,
diversi respiri...
Avanzavano ignari verso la morte,
con occhi neri, azzurri, castani.
E sorrisi, che erano sogni.
Lungo onde instabili spumose
s'affiancò alla notte la nave,
e con la paura cominciò a trastullare ore
succhiando il buio del caos,
e gorgogliò di mare pozzi improvvisati,
nell'inesorabile affronto del fluire tombale.
- Dove sei amore mio... -
urlò disperata una mamma sola, là sulla terra lontana.
- Dove siete sposi d'amore non vissuto...-
gridarono mamme e padri,
e fratelli e sorelle di ogni altro disperso,
sulla terra sbigottita
da quelle voci alte di spasmi e ira.
Dondolò quella nave di festa calata di fianco,
anch'essa divenuta ormai morente tra flutti.
E pare sospirasse sofferente la sorte,
pare reclinasse sempre più negli abissi
la vergogna delle umane esitazioni,
elargite a quel destino
che, indifferente, aveva solo lustrato,
quel dì, il suo giogo per inumidire il dolore.