Insofferente,
divarico un mondo
troppo perfetto,
dove ogni rosa calpesta
sorda e puzza di
cenere,
dove ogni gesto si sforza
e si sperde nell'ambiente
come bottiglie più volte
usate.
Un quieto lento annaspare
che vomita e svuota
le mie voglie
nell'ansia di un segnale
che non viene,
e che, tarlo, corrode,
informe,
la folla dei miei pensieri.
Ed io,
avvolta da fragili umori,
aspetto inquieta
che ogni cosa mi scivoli
di mano,
come un piatto mal riposto
o una mensola sbagliata,
scialacquando nuvole
e ruggendo a chiunque
trapassi il limite della mia
solitudine.