username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

La freccia che tagliava il vento a Jesse Owens

Sento nei miei piedi
che bruciano di culto della sfida
l'ebbrezza del fruscio di mille piste;
ho nelle orecchie
il saluto deferente
di tanti blocchi di partenza,
che baciarono le mie scarpe
infiammate di nuove corse,
e intonavano auguri di vittorie;
il vento possedevo
per amico e fratello
la mia storia mi fece una sorpresa,
e me lo rivelò
con la lentezza carezzevole
delle scoperte davvero importanti;
forse, Signore,
hai chiamato per me atletica,
la scienza del cuore e della fatica,
l'estasi di questi centro metri di leggerezza
con una folla festante ed entusiasta,
a piantare un'eterna tenda di fratellanza
nei miei occhi di fiero corsaro;
che m'importa, che mi può importare,
se solo una svastica di follia,
scelse di girarmi le spalle,
e di non omaggiare quei prodigi,
che il cielo mi permise di ricamare,
con falcate ordinate e fors'anche un po' nervose,
negli stadi d'ogni angolo di globo?
Lo sport è allegria,
lo sport è quel soldato di sana pazzia,
che sta sempre sull'attenti
al cospetto del destino,
per riceverne nuovo fiato,
da spendere per un nuovo,
fascinoso cammino?
Lo sport straccia
dalla lavagna indifferente della storia,
ogni scrittura di gesso insanguinato
di rivoltante odio razziale,
sa essere bandiera indomita di una nazione,
incontro di sfide nelle sfide,
corridori che tanto più si amano,
quanto più si sanno immergere,
nel vortice seducente della competizione.
Sono Jesse Owens,
e la corsa mi baciò il cuore,
io ne fui l'orgoglioso strumento,
fu lei a donarsi a me,
e a farmi così onore;

12

0
2 commenti     0 recensioni    

un altro testo di questo autore   un'altro testo casuale

0 recensioni:

  • Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
    Effettua il login o registrati

2 commenti:

  • loretta margherita citarei il 24/03/2012 17:44
    mitico eroe dello sport, al quale hitler, si rifiutò di stringere la mano perchè di colore, ottimo testo complimenti
  • cristiano comelli il 24/03/2012 00:49
    Le figure come quella di Jesse Owens, a mio modesto avviso, si ha il dovere di eternarle nel tempo e nello spazio, specie in un periodo come questo in cui le prestazioni sportive sono soggette a troppe insane e scorrette scorciatoie. Atleta originario dell'Alabama, si trasferì presto nell'Ohio con la famiglia nell'Ohio e da lì cominciò a capire, bambino, che la corsa sarebbe stata la sua vita. Il suo nome è legato alle quattro medaglie d'oro vinte alle olimpiadidi Berlino nel 1936 (cento e duecento metri piani, staffetta 4 per cento e salto in lungo); quella vittoria non fu sporcata dalla follia di Adolf Hitler che, per non dover salutare un vincitore di colore, abbandonò lo stadio anzitempo. Ma Hitler è sepolto, per fortuna, dalla maledizione che la storia e ciascuna persona di buon senso gli hanno giustamente riservato. Owens, invece, brilla di luce vivida e sopraffina con le sue imprese di sportivo autentico, determinato, umile. Mi piace ricordare, per averlo letto di recente, che egli, dopo avere vinto ben tre medaglie d'oro, desiderava lasciare il suo posto nella staffetta 4 per cento ad altra persona per consentirle di provare ad assaporare la gioia della vittoria; ma la squadra degli States impose la sua presenza; campione di sport e di umiltà, da ricordare con tanto affetto e ammirazione. Ciao Jesse, grazie ovunque tu sia.

Licenza Creative Commons
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0