Plasmato il mio corpo da un soffio celeste sul fango
rimango indissolubilmente legato
alle pastose oscurità delle divinità ctonie
ai toni femminili della terra
dai terreni arpeggianti su melodiose vigne agli ondulanti declivi boschivi
di sotterranei sismi dalle vulcaniche onde sensuali
Madri
di ogni calda fertilità operano dal profondo lontano
sono l'humus spirituale dell'uomo germogliante
clessidre mistiche in coppe di candela
schiudono le loro telluriche labbra di sabbia sui divini tempi dei misteri dalle magie orfiche
fiaccole e chiavi
di meravigliosi inconsci dagli aratri d'oro desiderosi di oli estratti dai veli lattiginosi di grasse zolle ingravidate da luci in polpa di copra
in una unione
fra gameti di sole e oscuri mari
la mente umile sulla via fiorita dal canto di foglie d'acanto s'illumina in spighe nei templi del cielo
ma il nostro irrazionale vergine cuore dal battito selvaggio
appartiene al solco biondo frumento del loro seducente corpo
trascrivo
solo i paradisi bevuti nel fugace attimo di una primaverile lacrima
l'Amore dei Tuoi occhi
falciato in infiorescenza dalle intemperie d'una eclisse di luna