In altre parole se la vita è per natura imperfetta, solo il suo completamento la porta a perfezione. Ed è il morire dunque la perfezione a cui giunge perché a quel punto quello che è più non muta.
si puo' ribaltare anche consapevolezza e' l'obiettivo massimo della vita o.. il minimo ma forse tutto quello che ci e' cosi' vicino non riusciamo a raggiungerlo daltronde per vedere un particolare occorre allontanarsi un po
Si, chiamarlo Dio da vita alle migliaia di falsi Dii CHE L'UOMO SI È COSTRUITO a sua distorta immagine.
Il mio pensiero comunque e' che "Dio" e' la definizione giusta.
Va bene anche Universo.
Se si incammineranno per la via seguendo la loro strada senza fermarsi definitivamente, allo stadio della fede cieca, capiranno di che Dio parlo.
in una tua lettera scrivi che l'universo si è evoluto fino a riuscire a percepire sè stesso, quindi mi pare che tu indenda dio come l'universo e non come un entità definibile, ma se continui a chiamarlo con il nome di dio, tutti capiranno male quello che intendi
La morte dell'Io personale, illusorio e momentaneo.
La consapevolezza di essere l'assoluto infinito, la goccia che si immerge nell'oceano.
La goccia che non e' più goccia ma oceano...
Tu sei una goccia che tenta di ritornare ad essere l'oceano!
Tutti siamo gocce.
Tutti siamo tentativi di ricordare di essere Dio!
Coscienza dello scopo di esistere e dell’impossibilità de farlo per sempre, ma anche di ritornare a far parte dell’infinito: questo il concetto espresso egregiamente da Egon in pochi versi.
"... nessuno vede Dio e sopravvive..." la morte è l'inizio di una nuova avventura... non si sa quale morte... naturalmente... ma non si scompare... non ci si annulla... si continua ad esistere... nell'infinito...
bella Egon... bella. L
Condivido, anche se a volte la morte arriva a sorpresa... come la morte dell'anima...
Anonimo il 17/06/2007 15:05
Davvero molto interessante.
"si muore per l'impossibilità di continuare a vivere", o forse per l'impossiblità di arrivare a vivere nella nostra sopravvivenza.