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Alla mia penna

Mastico rimorsi d'amore
come denti e labbra,
per un sano vizio
o per evadere il dolore
lascio spazio all'alba.
E nuova vita si apre,
felicità riemersa
troppo spesso ammutolita
da fragili paure,
o effimere speranze.
Ma un poeta scrive le angosce
pugnala al cuore il suo male
onorandolo come servo fedele.
E rinuncio alla mia penna,
se fosse questa la mia strada,
perché di nuotare sono stanco
senza avere una speranza
un soffio leggero che sazia
e grido sottile che strazia.
Vivo le umane contraddizioni
il banale essere delle cose;
colto senza guardare,
stretto senza toccare.

 

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