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Una lavagna riscrivibile

Nella tipografia dell'inconscio
la nostra paranoia giornalmente
esprime nuovi segni indelebili
ritrascrivendo a sghimbescio
sulle affollate note precedenti
numerosi fantasmi della mente.
Assenze già appese a incrollabili
certezze, impronte di fiati scavate
su vetri lucenti da ossa stridenti
come gessetti su lavagne vergini.
Ricordi fluttuanti di vite cessate
evidenti testimoni delle origini.

 

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4 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • cristiano comelli il 03/04/2012 19:18
    Sì, mi piace l'idea della tipografia dell'inconscio perchè esprime a meraviglia il potenziale di creatività, troppo spesso sottovalutato, che esso possiede. La tipografia dell'inconscio può essere letta, credo, in diversi modi. I sogni sono una di queste tipografie in cui, senza volerlo e senza predeterminarlo, affiniamo il nostro modo di essere con costruzioni oniriche di cui spesso non individuiamo il collegamento con la nostra via di veglia. Direi che questa poesia, se in qualche modo riesco a interpretarla (e mi scuso in anticipo se non è da leggere, nelle intenzioni del suo autore, in questa chiave) possa essere letta proprio come un invito a valorizzare l'esperienza dell'inconscio non considerandolo come un esercizio di assenza della volontà ma come il trionfo di un nostro essere reale che, assopito durante il giorno, ci chiede di portarlo nei nostri giorni per scoprirci più uomini. Non sono Freud e quindi non sono in grado di spingermi ad analisi erudite o particolarmente ardite, ma l'inconscio è un nostro patrimonio irrinunciabile e come tale dobbiamo trattarlo. In primo luogo non dimenticandoci la sua forza d'azione durante la fase di sonno e portandola nel conscio per quanto siamo riusciti a trattenere. Cordialità e complimenti.

4 commenti:

  • mauri huis il 04/04/2012 19:28
    Prevalenza d'endecasillabi e bel gioco di rime per una profonda, e non poteva essere altrimenti, riflessione sull'inconscio. Piaciuta molto. Complimenti!
  • Ivano Boceda il 04/04/2012 11:49
    Ringrazio Carla, Alessandro e Cristiano.
    Freud è stato una delle mie passioni giovanili e ha contribuito molto alla mia visione complessiva del mondo e della realtà. L'idea che nella nostra "esperienza" tutto si tenga assieme e contribuisca a farci in un divenire, di cui abbiamo solo un controllo limitato, che produce e spiega le nostre azioni e "chi siamo" indipendentemente da cosa vogliamo e pensiamo di essere è uno dei punti di forza del mio modo di pensare.
  • Alessandro il 03/04/2012 17:44
    Note fluttuanti nella tipografia dell'inconscio, la paranoia che lascia segni indelebili. Metafora eccellente.
  • Anonimo il 03/04/2012 16:50
    particolare questa tua Ivano... bisognerebbe parlare di Freud, che intendeva inconsuio una serie di processi incontrollabili ed andare oltre, comunque mi piace scritta bene, anche le ultime due righe... che lasciano trapelare pensieri sulla reincarnazione... lascia a riflessione... bravo

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