Frustata la bestia
Sotto l'occhio geniale
Gemeva triste.
Colavano lacrime
Sul volto filosofante,
E agganciato il ronzino,
Vacue parole di scuse
Risuonarono sulle sue labbra
Di ferite logiche ornate.
Scappato nella gabbia
Vaneggiando bestemmie
Verso il deceduto-assassinato
Nel suo pensiero.
Eccolo, seduto al suo strumento,
Abbandonando ogni fittizia ignoranza,
Dissonando melodiosamente
Con risate e scherni morenti.
Abbandonato il raziocinio,
Gettato nella logica dell'infinito
E dell'eterno sapere:
Il non conoscere.
Ah come improvvisi ora,
Brandendo venefici saperi,
Uccidendo o ravvivando
Il lume della ragione
Più simile al boato
Della filosofante esplosione
Che offusca la tua vista
e che ti prese il cervello
ed il ferito cuore.
Or giaci sul nuvoloso marmo
E ironico sarebbe il "fato"
Se il tuo caldo genio
Ora fosse a fronte
Con il vivo divino
E non una lapide insabbiata