Era convinto il bianco d’essere il migliore,
colore superiore, unico, imbattibile.
Quando dipoi s’avvide che attraversato
da luce vigorosa cambiava ogni cosa
venendo separato in sette tinte strane,
vistosi corruttibile di colpo s’adombrò.
<Diviso, frazionato, che risultato immane>
meditava il bianco; <Verde, giallo, rosso,
ne sono molto scosso; indaco, blu, arancione,
ed un Violetto funebre. Che brutta situazione
lugubre, drammatica! Certo una scia cromatica
ma frutto di deviazione, capriccio d’un fanatico,
Newton, quel lunatico, solo presunzione.
Vi voglio precisare per non dimenticare
che col brutto o col sereno son’io l'arcobaleno;
son sempre io la luce, il bene principale.
Col bianco si produce tutto sulla terra,
non c’è colore uguale che possa farmi guerra
e quindi non pensate che quelle sette tinte
fossero meraviglie senza il mio volere;
per essere corretto vi svelerò l’arcano:
come essere assoluto, quelle sono le figlie
che avrei voluto avere solo all’occorrenza
senza veder ridotta alcuna mia potenza,
scusate la menzogna usata assai banale
pensatela, vi prego, una bugia veniale.>