La strada d'acqua che non potei seguire
perchè sbarrata da una spessa nebbia
ancora sento a sè va ripetendo
e nel pensarlo mi ferisco nuovamente,
"Solo quando dorme baciala, se le vuoi bene."
E tu me ne volevi
e canticchiavi china sul lavoro
come se, il miracolo dell'ago
annullasse per la somma del calore
il grande freddo fuori e l'eterna fame dentro.
A stento lo potè il taglio delle forbici.
Sacrificavi al mio capriccio
il tuo abito più bello e l'astratto
eludendo precise annotazioni
evitavi così di sapere se avevi davvero
perduto qualcosa,
come la volta che ti nascosi la grossa chiave nera
che apriva solamente una dispensa vuota.
Chiuso il quaderno del Padronato
dove tracciai i primi segni sghembi
oggi libera ti narro
e del difficile contatto faccio
il gesto che non era necessario:
ti bacio e abbraccio nella grande stanzacasa
dove ogni fioca luce a me serviva
mentre tu seduta dietro, tutta carne e ombra,
dipanavi quasi al buio l'intera tua matassa.