Devo la mia vita
a queste tue mani.
È per la loro esperienza
che sono venuta al mondo.
È per la loro fatica
che mi sono cibata.
È per la loro carezza
che ho smesso di piangere.
Devo la mia libertà
a queste tue mani.
Più di un padrone
voleva comprarti
la mia pelle ambrata,
ancora innocente
sotto la veste leggera.
Ma le tue mani
han trattenuto
sul petto
le mie inermi spalle.
E son rimaste
senza un soldo
per separarmi
dal sudiciume.
Ora, nonna, tu sei stanca.
Non son più nodose
le tue grandi mani.
Sono segnate
da solchi profondi.
Le passo e le ripasso
tra i miei capelli
ancora nerissimi.
Mi ci sfioro le labbra
e, a te riconoscente,
le poso sul mio ventre
seminato d’amore.
Finchè posso le tengo
al caldo tra le mie.
Temo si raffreddino
…arrendendosi al riposo.