Come schiacciato tra le spire di un'anaconda,
avvolto in rotoli enormi di carta stagna,
respiro la calura lacerante ed abbagliante
di questo luglio cittadino senza pathos.
Ben altre estati ritornano alla mente,
ben altri odori di fieno e gerbere nei campi,
grida di uccelli migratori nel cielo azzurro e terso
e corse solitarie sulle spiagge sotto il sole.
Passa la giovinezza con l'ansia di esser grandi,
si consumano i giorni nell'attesa di un futuro
che s'immagina radioso e senza affanni,
e intanto tutto scorre e passa senza scampo.
Adesso che ho avuto donne, figli, case e macchine,
tutto ciò che sognavo sdraiato sull'erba fresca
guardando le nubi bianche correre nel cielo,
ora, proprio ora vorrei sentirmi libero di volare,
proprio ora vorrei riavere la mia vecchia bici verde,
un pallone bianco e nero e ginocchia e gomiti sbucciati,
amici sorridenti dentro un campo e sguardi ingenui di ragazze,
proprio ora vorrei il mio pantaloncino corto rosso
per correre fino a restare senza fiato.
Ma adesso sono qui, con i miei anni e i miei ricordi;
riprendo le mie logore scartoffie quotidiane,
rimetto i miei occhiali nuovi da computer,
e mi rituffo nel mio caldo luglio senza pathos.