Ero intenta a guardare il blu accecante del mare. I riflessi di luce mi battevano negli occhi e il celeste terso del cielo mi abbagliava fino a stordirmi.
Sentivo il sapore salato delle onde sulle labbra secche e delle goccioline di mare mi rinfrescavano la pelle calda di sole.
Il cancello cigolò come al solito quando si apriva e il professore entrò silenzioso salutandomi cortesemente.
Aveva lasciato le brume del nord per quella meraviglia e sarebbe dovuto ripartire dopo due giorni." Peccato!"mi disse congedandosi educatamente scomparendo oltre la sua terrazzina.
Pensavo alle verdi colline toscane, a Firenze così lontana nei ricordi già sfumati. Avevo lasciato tutto buttandomi alle spalle famiglia, amici, università e via verso quella terra così inospitale dove solo il mare ti consolava.
Giuseppe entrò attraverso il cancello arrugginito e intriso di salmastro, sorridente con il sacchetto di carta dei panini.
Potevamo finalmente uscire insieme per quella scampagnata sull'Etna e riprenderci un po' della nostra libertà.
Vivere nella casa sulla scogliera era difficile perchè non avevo una camera e dormendo nel salotto, seppure protetta da un separè scorrevole, non avevo riservatezza. Mi mancava una cuccia tutta mia dove poter riflettere prima di addormentarmi senza sentire quel noioso sciacquio del mare unito alla radio di Memela.
La mia coinquilina era terribilmente antipatica, insopportabile.
Invidiosa di me, della mia giovinezza, della mia libertà, alimentava la sua meschinità nutrendola come si allevano i cuccioli da addestrare per la difesa personale. Attaccava continuamente Rosy, l' altra ragazza, e me perchè troppo indipendenti ed emancipate, mentre lei zitella invecchiata teneva un unico legame formale con il fratello che settimanalmente le portava un vassoio di cannoli in una visita frugale.
Ma stare con Giuseppe, nel silenzio del boschetto con i panini in mano addentandoli seduti sul tronco di un albero caduto, mi pareva superbo: mi sentivo considerata, desiderata, voluta bene e questo era tutto quello che mi bastava per superare i momenti bui.
Tra noi non c' era passione, ma quel bene tenero, confortante, caldo e amico che è il lato più nascosto e profondo dell' amore.
Ma non lo sapevamo.
Solo molti anni dopo lo avremmo scoperto l'una all' insaputa dell' altro.
Ci aspettavano altri incontri.
Non avrei più sentito il calore delle sue mani morbide, come non avrei più potuto gustare i soffici teneri baci, leggeri come zucchero filato.
Lui mi avebbe lasciato senza un perchè ed io, stordita da quell'abbandono inaspettato, sarei rimasta inebetita per anni autoflagellandomi per quella sconfitta mai incassata, che ha continuato a bruciarmi dentro.
Mai più il sorriso che scaldava le giornate insipide, mai più
la voce stridula che suonava bene, mai più sentirlo vicino nel sonno. Avevo perso qualcosa di me che non avrei più ritrovato.
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