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Nebbia d'hamburger
Per Chris le donne erano tutto, ma non aveva mai posseduto quel tutto. D'estate, passava i giorni a leggere Kafka, beveva succo di carota, poi sicuro che non lo vedesse nessuno dalle persiane semi chiuse, si masturbava. E dove la trovo una donna che mi offenda con questo caldo! Pensava. Recitava allo specchio la parte del duro, ma il suo cranio tremava;Lasciava che si materializzasse una donna riflessa, ma anche con quella era una lotta persa.
-Ciao, il tuo nome? Ti ho vista sai. Forse anche tu mi guardavi. Beh io mi chiamo Chris-
-Io Stefania-.
-Ecco Stefania. Si ecco. Sai, non so più che dirti. Facciamo l'amore?-
E anche l'immagine di Stefania svaniva.
Una sera citofonò da Chris, Teddy il selvaggio. Lo chiamavano così perché girava voce avesse fatto l'amore con il nodo di un albero. Chris andò all'apparecchio.
-Si?-
-Sono Teddy-
-Che c'è Teddy?-
-Scendi. Andiamo a ballare.-
-Sai non so Teddy, mi conosci, non so ballare.-
-Qui non si tratta di ballare-
-Ok, arrivo-
Chris attaccò, menò due pugni all'aria per spronarsi e scese.
Teddy, lo attendeva sul suo catorcio verde opaco. Chris montò sull'auto e partirono. Le strade in città erano una cortina di hamburger perenne, limoni affettati in terra, sporchi d'asfalto, una cupola di nebbia sudata;E quante donne ci camminavano, così sicure sui loro tacchi, quell'incedere deciso, che intimoriva fortemente Chris.
Arrivarono alla discoteca, smontarono dall'auto, e si intrufolarono tra la folla bloccata all'ingresso.
Erano tutti toraci e seni gonfi, aleggiava profumo estratto dai frutti di El Dorado. Chris si trovava nel mezzo, flaccido e unto, costretto in quella massa di bellezza e narcisismo. Si diceva tra se:Le ginocchia! La mia parte forte sono le ginocchia. Dannato me che ho indossato i calzoni lunghi!
Arrivarono già esausti alla cassa, una ragazza stava dietro ad essa. Svogliata, paonazza, ma era bella, portava infilzato sulla camicetta azzurra un cartellino con scritto Sierra. Teddy, che ci sapeva fare, le fece un sorriso, le disse qualcosa. Non so come ma sierra, ne fu stregata, come intontita si spillò il cartellino, lo lasciò cadere, e si eclissò con Teddy. Chris, s'era perso la scena, assorto, nel contare spicci che ha manciate aveva estratto dalle tasche, e quando aveva alzato lo sguardo, aveva udito il rumore del catorcio verde opaco andarsene. Bell'amico quel Teddy pensò, ma forse anche io avrei fatto lo stesso. Devo avere una donna, al diavolo le divinità, anche a venere qualche volta sarà scappato di andare al bagno! Sono come me le donne, come Teddy.
Lasciò una duna di monete alla cassa ed entrò nel locale. Era un posto accerchiato dai pini, e tutto puzzava di vomito, stracolmo di carni che incocciavano, di pelli tirate e inumidite, erotiche, ma Chris restò in disparte, restò a fissare, si scolò qualche birra, e dopo un quarto d'ora, decise di levarsi di torno. Aveva perso il suo sostegno, Teddy, e da solo valeva meno di zero. Decise di andarsene fuori ad attenderlo, semmai fosse tornato, quando allontanandosi, sbatte con la spalla contro un tizio. Quello guardò Chris con affronto. Era una sequoia, uno solo ma sembrava un plotone.
-Scusa.- disse Chris
-Non basta-
-Come?-
-Non basta. Dimmi il tuo nome-
-Chris-
-Chris, sai con chi ti sei imbattuto?-
-No-
-Beh te lo dico io con chi ti sei imbattuto-
Il gigante prese a sudare, sembrava un macigno bagnato da una secchiata d'acqua, poi, strinse la mascella e proseguì
-Quante donne hai avuto questa sera, Chris?-
-Non so forse un paio, forse anche tre-
-Menti-
-Si, mento-
-Io ne ho avute otto quest'oggi! Quindi ora togliti di torno!-
Il gigante diede uno spintone a Chris che per poco non ruzzolo in terra, ripreso l'equilibrio, se ne andò, sentendo l'omaccione dietro che lo scherniva.
Ora che s'era allontanato Chris, divenne rabbioso, scappò da ogni baccano, s'accingeva a tornare a casa, saltellando dove l'ombra lo copriva. Camminava, sulla strada trovò una sigaretta ancora fumante, la portò alla bocca. Alla sua destra vide un vicolo, aleggiava una luce verde bottiglia, con un lungo lancio getto la sigaretta e si infilò in quel vicolo.
Vide una ragazza scura, annoiata, faceva ruotare sul indice un mazzo di chiavi. Chris le si avvicinò.
-Quanto?-
-Venti bello-
-Ho solo spicci-
-Fa lo stesso-
-Ok... Allora?-
-Seguimi bello-
La ragazza si alzò e cominciò a camminare. Chris, le stava dietro di qualche passo, in silenzio.
Poi, lei, si fermò ad un portone e lo apri, invitando Chris a entrare. Salirono le scale, i tacchi della ragazza che sbattevano, incupivano il tutto. Al terzo piano, apri una porta. Era un buco, pieno di veli viola e piante verdi e finte.
Si misero entrambi comodi, su due sedie in vimini.
E per un ora, Chris, bagnò la donna di lacrime e malinconia.
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