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Una notte d' amore?

Non le piaceva, ma lei piaceva terribilmente a lui.
Troppo più grande di lei, sposato, con due figli. E poi quel suo carattere autoritario, da dirigente affermato, non era il suo tipo.
Sentiva però di attrarlo e ne era compiaciuta.
Per anni l' aveva corteggiata in modo irregolare ma tenace: visite frequenti, quando tornava dai suoi viaggi in Spagna, regalucci, complimenti, occhiate febbrili.
Si sentiva sola, disperatamennte sola, terribilmente sola, sconsolatamente sola. Lavoro e più niente.
Giornate convulse e poi sola nel letto a piangere il suo amore perduto. Sentiva salire la disperazione di un tempo e così si aggrappava a quella figura rassicurante. Sapeva che l' amava, ma lei no.
Arrivò la sua telefonata, puntuale, nelle ore serali.
"Come stai? Domani sono a Roma per alcuni giorni, perchè non vieni a trovarmi?"
"Non so perchè dovrei?"
"Mi farebbe un gran piacere averti qui con me a Roma, potremmo cenare insieme e passeggiare in piazza di Spagna."
"Forse, vedrò se posso liberarmi, ma non ci contare."
Ricordava piazza di Spagna decorata di vasi di azalee rosse e rosa. Molti anni prima ci passeggiava con Anders, lo svedese conosciuto a Firenze, avevano trascorso insieme serate divertenti
nei locali di Trastevere ed in quella piazza l'aveva baciata mentre lei mangiava rabbiosamente fiori di azalea.
Forse doveva andare a Roma e scrollarsi di dosso quella tristezza, quella profonda malinconia che vestiva da mesi, da anni.
Lo raggiunse nell' appartamento romano. Lui trionfante stringeva tra le mani una bottiglia di prosecco che si affrettò ad aprire con tanto di botto. Lo versava nei calici appoggiati sul carrello di vetro del salottino. La guardava tenero, le si sedette vicino e parlarono di tutto e niente:della città, del lavoro, di lui.
Improvvisamente le disse che l' amava, che lo faceva impazzire e che insomma l' aspettava da anni.
Non sapeva se credere a tutte le sue meravigliose parole che volteggiavano intorno come corone leggere. Disse che se voleva potevano fare all' amore. La baciò goffamente, ci riprovò con impegno maggiore ma lei sentiva che non era necessario: la voleva e basta perchè quindi tutti quei convenevoli?
Si era fatta due ore di treno e sarebbe dovuta ripartire tra poche ore, quindi bisognava concludere.
Non rischiava di innamorarsi quindi nessun pericolo, nessuna preclusione.
Nella camera da letto si spogliò in fretta, pretendeva che lo facesse anche con lui, in fondo era un gioco, perchè no?
Cominciò dalle scarpe con i lacci, di cuoio pesanti, e poi via tutto il resto. Correva qua e là sul letto e lui cercava di afferrarla. Rideva, rideva istericamente. Ma dov' è l' amore?
"Sono tutta bagnata, dai scopami!"
Lui l' afferrò per i capelli e poi per le caviglie, la fece scivolare verso il bordo del letto distesa a gambe divaricate, cominciò a leccarla tutta come un gelato che si fondeva.
"Dai prendimi."
Non ancora, voleva eccitarsi di più. Lo sentiva ansimare, cercare la sua bocca, strofinare il suo membro sui seni, sulla spaccatura del culo.
"Prendilo, prendilo."
Ripeteva ad occhi chiusi.
Lei non ne poteva più, lo prese, lo conficcò dove doveva stare e sperò che finisse presto altrimenti avrebbe perso il treno.

 

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4 commenti:

  • Dino Borcas il 25/11/2011 21:44
    l'ha poi preso il treno o l'ha perso?...
    (portato fin qui da una ranocchia farfalla, dopo una lunga assenza dal sito e da internet, ben ritrovata, è piacevole rileggerti...)
  • ELISA DURANTE il 09/08/2011 12:28
    Molto più rilassante una mezz'ora di cyclette in palestra: magari c'è anche una musica simpatica!
  • Anonimo il 08/08/2011 14:03
    molto vero e realistico... molte donne vivono situazioni simili... non vedono l'ora che finisca...
  • Anonimo il 08/08/2011 07:33
    Questo racconto è particolare, diverso dagli altri. C'è un fondo di tristezza che a mio avviso viene messo apposta in evidenza. Lo dimostra la frase finale, cruda e realistica.
    Questa tristezza è impregnata della nostalgia dell'amore perduto o dimenticato della protagonista( un po' autobiografico o no? ) e tutta la narrazione corre sul filo dell'ineluttabilità, della noia, dell'onirico. ciaociao, e bravissima.
    P. S. le descrizioni erotiche, al limite del bon ton, non stonano. Non c'è volgarità ma, come ho già accennato, una sorta di ineluttabilità dell'evento

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