Caldo, fa stramaledettamente caldo.
Lancio un'occhiata al condizionatore rotto da mesi e scuoto la testa, il comune se ne frega se il reparto di pronto soccorso è più afoso dell'inferno.
<<Che si dice?>> Domando passando accanto a un annoiatissimo autista di ambulanze che neppure mi considera.
Non mi piacciono le serate tranquille, sono più inquietanti di quelle movimentate. Ho sempre la sensazione che stia per accadere qualcosa di terribile.
Mi lascio cadere sulle sedie di plastica dura nella sala d'aspetto. Se penso che devo passare qui tutta la notte senza aria condizionata, mi prende il nervoso.
Quando scelsi medicina credevo che fare il medico nel reparto emergenze fosse eccitante. In realtà molti incidenti sono prevenibilissimi, solo che le persone se le cercano. Pensate che una volta ho dovuto tagliare via della pelle a un uomo che era stato incollato alla tazza del water per scherzo. Senza contare i problemi cardiaci dovuti al viagra, alle droghe, alle sigarette, tutte cose che si possono evitare, ma la cosa che mi fa incazzare di più, è il fatto che i miei pazienti siano sempre più giovani. Di solito arrivano qui dopo aver sbatacchiato addosso a un muro mentre correvano in macchina, ma non mancano quelli che si calano di tutto.
Mi accendo una sigaretta, dopotutto è meglio morire di cancro che di noia.
L'autista dell'ambulanza mima i gesti di un suonatore di chitarra mentre la radio spara a tutto volume un pezzo metal. Se state pensando che è sia un comportamento scandaloso dato che siamo vicini al reparto di pronto soccorso, benvenuti nell'era moderna.
Forse farei bene a mandare davvero il mio curriculum agli ospedali europei. Molti miei colleghi se ne vanno in Francia, Spagna, Germania, dove li pagano meglio e non stanno a soffocare di caldo in un reparto vuoto.
Un rumore strano attira la mia attenzione. Davanti a me c'è una ragazzina in condizioni pietose.
<<Ci risiamo>> sussurro vedendo come trema << guarda che prima devi registrarti.>>
Non mi risponde, continua a tremare con gli occhi spalancati.
Lancio un'occhiata d'intesa all'autista pazzo che risponde annuendo. Ci scommetto le ferie che è strafatta di coca.
<<Ho capito.>> Borbotto annoiato.
Faccio per andare verso di lei, ma subito scatta indietro come una molla e inizia a tremare sempre di più.
<< Non ti faccio niente.>> Le dico scocciato dalla quella reazione <<ora ti visito e poi avverto i tuoi genitori.>>
Cammino verso gli ambulatori seguito dalla ragazzina che per tutto il tragitto non dice una parola e soprattutto non smette di tremare.
Fa tutto quello che le dico senza smettere di fissarmi, come se potessi ucciderla a tradimento. Tipico della coca, reazioni paranoiche.
<<Allora, quanta bamba hai preso?>> Domando guardandola negl'occhi
Abbassa lo sguardo mormorando un paio di no prima che il suo corpo venga scosso da violenti singhiozzi.
<<Guarda che potevi morire.>> Dico cercando di farle capire quanto è stupida, ma lei non mi guarda, continua a piangere.
<<Oh, mi capisci?>> Appena le tocco la spalla, lancia un sommesso gemito di dolore.
La guardo meglio e scorgo una moltitudine di lividi sul suo corpo. Mi si asciuga la bocca, non è droga.
<<In quanti erano?>>
<<Tre.>> Sussurra una vocina terrorizzata in mezzo ai sussulti.
<<Sai chi sono?>>
<<Dei miei compagni di classe.>>