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Il Macellaio
Il taglio era sempre preciso e ben delineato. Bastava un colpo e il pezzo si staccava netto e asciutto. Un vero esperto. Era affascinante guardarlo mentre le mani sicure si muovevano sopra il bancone, prendevano il coltello giusto, postavano la carne richiesta e stock... Un taglio accurato.
Le donne attratte andavano alla macelleria, lo osservavano con un misto di paura e fascino: l'occhio ceruleo e assassino che brillava al momento della lacerazione. Sembrava godesse del gesto e loro provavano un brivido pazzesco tutte le volte che sentivano quel tonfo abbattersi sul tagliere. Al quel suono sobbalzavano in un misto di piacere e spavento. Quel colpo improvviso le penetrava e i brividi crescevano forti e intensi attraversando tutto il corpo.
Arrivarono all'improvviso. Un mucchio di macchine come insetti neri carichi di brutti presagi, parcheggiarono davanti alla sua macelleria. Lui era impegnato nel lavoro, e non fece caso allo schiamazzo che diventava sempre più animoso, fuori sulla strada.
Come se guardasse un telefilm americano, si vide il protagonista di un dramma poliziesco. Prima gli chiesero i dati, gli lessero i diritti e lo invitarono cortesemente a seguirlo alla stazione di polizia. Di qualsiasi cosa lo accusassero sapeva di essere innocente. Chiuse il negozio malvolentieri e andò con loro. Un ronzio di voci gli si accavalcò sopprimendolo dalla foga della curiosità. I giornalisti sciamavano ai fianchi avvantaggiati, conoscevano le accuse riposte e bramavano di qualche briciola delle sue parole.
"Da quanto tempo pratica quei tagli?" Chiese un reporter alla sua destra.
"Lo faceva anche nel suo paese d'origine?" Urlò una voce appena dietro.
Cosa volevano? Era straniero ma questo non voleva dire essere un criminale.
"Lei è Uthi Lorthi?"
L'uomo fece sì col capo. Era rinchiuso in quelle famose stanze scure, dove un enorme specchio rettangolare faceva da finestra alla stanza accanto. Sapeva di essere osservato e ascoltato al di là di esso. Stava seduto a un tavolo con due poliziotti davanti: uno seduto e l'altro in piedi che gli ripropinavano le stesse domande.
"Originario dell'Albania" più che una domanda sembrava un'affermazione.
"Sposato con un'italiana e padre di due figli. Lavora da più di dieci anni nella sua macelleria".
"Sì, prima ero un semplice commesso, poi l'ho rilevata. È tutto in regola!" Volle precisare.
"Sì, sì. Veniamo a cose più importanti: conosce Silvia Dainiri?"
"No. Mai sentita".
"E Alice Raspini?"
"È quella ragazza uccisa un mese fa! L'ho sentito alla televisione".
"Si dà il caso che anche Silvia sia stata uccisa e con la stessa tecnica di Alice".
"Mi dispiace! Ma io cosa c'entro?" Aveva ben capito dove volevano arrivare.
"Ci risulta che lei sia molto abile nell'utilizzare i coltelli e nel fare tagli netti, precisi..."
"È il mio lavoro" dichiarò Uthi in modo più tranquillo possibile. Credeva nella giustizia e avrebbe collaborato per dimostrare la sua innocenza.
"Forse queste immagini le rinfrescheranno la memoria" il poliziotto in piedi gettò sul tavolo sei foto. Ritraevano separatamente le ragazze morte, riprese da varie inquadrature. A una era stato tolto il pube, a l'altra entrambi i seni. Uthi deglutì, vide i volti e si ricordò di loro. Rivide Alice attraversare il suo negozio con un sorriso dolce, una giovane giumenta dal corpo acerbo e stranamente malizioso. Silvia invece, era un pezzo raro: capelli rossi appariscenti e la sua carne: bianchissima, marmorea e intatta. Qualcosa si mosse in lui, un'impercettibile vibrazione che partiva dallo stomaco e scendeva bassa.
"È vero, venivano alla mia macelleria. Vengono tante persone ma non conosco i nomi di tutti". Cominciava ad avere paura.
"Quindi, ammette di conoscerle?"
"Solo di vista. Non erano clienti abituali".
"Dì un po' " si avvicinò al tavolo il poliziotto in piedi "ci hai provato, loro non ci stavano e colto da un raptus le hai... Ma cel la te!". I loro sguardi si incrociarono uno più freddo dell'altro.
"Oppure..." Azzardò con tono di sfida e sorriso mellifluo "volevi solo provare l'ebbrezza e il piacere proibito del taglio su carne umana?"
Un velo scuro scese veloce dagli occhi di Uthi, lasciando scoperte, nude alcune immagini, che vagavano remote nel suo inconscio. Ma fu solo un attimo. I suoi occhi si riempirono di rabbia e sgomento, e in modo molto freddo e calcolato rispose: "sono un macellaio, questo non vuol dire che faccio a pezzi le persone!"
Gli presero le impronte digitali ma dovettero rilasciarlo in assenza di prove a suo carico.
Dopo il telegiornale delle venti, tutti in paese vennero a sapere di lui. Nessuno aveva fatto caso alla parola sospettato, lo davano per certo: "Il macellaio" era un serial killer.
"Lo sapevo! Quegli occhi quando taglia la carne. L'ho sempre sostenuto che quell'uomo era pericoloso!"
"Ma che dici Luisa! Se hai sempre detto che la sua carne era ottima! Non sei mai voluta andare nei supermercati!"
"Ti dico Mario, che quell'uomo è come... È come se godesse mentre taglia la carne. Lo fa come... Se provasse piacere... E poi, ti guarda dopo che l'ha fatto, come... Come se volesse vedere l'impressione che ti ha procurato! Non è sano! Assolutamente no!".
Uthi continuò ad andare in negozio ma le voci del suo probabile coinvolgimento negli omicidi, fece diminuire l'afflusso dei clienti. Ovunque andasse sentiva il chiacchiericcio alle sue spalle. Veniva additato e ormai per tutti era "Il Macellaio" detto con un tono dispregiativo che mostrava tutta la loro repulsione.
Lo invitarono in varie trasmissioni televisive, ma Uthi si rifiutò sempre, anche di fronte a grossi e ingenti compensi. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per tornare alla normalità. Sua moglie e i suoi figli venivano isolati ai giardini, la gente non si rivolgeva neanche più a loro.
Uthi stava pensando di cambiare città, cercava nuovi affitti per il negozio e un nuovo appartamento per la sua famiglia. Vivere lì era diventato impossibile.
"Uthi, Uthi, vieni presto!" La moglie lo chiamò in cucina tutta eccitata. "Senti!" La televisione era sintonizzata sul TG5, Cesara Buonamici parlava e intanto facevano scorrere delle immagini.
"Clamorosa scoperta in casa di un chirurgo estetico. La domestica in modo fortuito, ha ritrovato le parti tolte delle donne uccise dal serial killer di... l'uomo incensurato e fuori dalla cerchia dei sospetti si dichiara innocente..."
"Non è meraviglioso Uthi? Finalmente potremo riprendere la vita di prima! Non ci sarà più bisogno di cambiare città!"
"Sì tesoro, finalmente!" Si abbracciarono forte. La tensione cresciuta in quelle settimane, piano piano si affievolì insieme alle amarezze ingoiate.
Per tutti in paese rimase "Il Macellaio". I clienti ritornarono lentamente. Qualcuno continuava a credere alla sua colpevolezza ma a Uthi non dava fastidio, anzi. Gli introiti erano aumentati, e tante persone dei paesi limitrofi andavano a posta nel suo negozio attirati dalla fama.
Uthi vide entrare una donna. Era nuova, avrà avuto intorno ai trentacinque anni. Bionda, i capelli lisci le ricadevano sul seno prosperoso. Alta, longilinea, un bel volto.
"Buon giorno!" La donna osservò la carne esposta indecisa, erano soli. "Uhm... Mi dia del pollo"
Uthi la squadrò, poi abbassò lo sguardo sul banco e valutò bene quale coltello potesse essergli più utile. Afferrò la mannaia, ripulì con un panno bianco la lama e ci passò lentamente il dito, come per valutare la sua affilatura. Posizionò il tagliere spesso, e con sguardo glaciale e indagatore la guardò.
"Petto o coscia?"
STOCK.
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- Una miscela di paese e media. Un classico carino e gran finale. STOCK
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