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Stavolta lo scegli tu
"Stavolta lo scegli tu il posto!". Mia sorella è stata categorica, senza mezzi termini, la sua frase mi è piombata addosso come un ordine al quale non ho potuto sottrarmi.
Finora aveva pensato lei a prenotare il pranzo per il compleanno del "nonno", nostro padre.
Io vado poco al ristorante, un po' per i prezzi e anche perché sono sempre a dieta, ma piace anche a me trovare il pranzo pronto, eccome se mi piace, e di fronte a certi piatti la linea proprio me la scordo.
È la prima volta che mia sorella mi affida questo impegno, normalmente mi assegna cose terra terra, come la spesa, le pulizie e lavori affini, mi tratta un po' come una cenerentola.
Se all'inizio, dopo la morte della mamma, il suo comportamento mi infastidiva, col tempo ho imparato a trarne vantaggio. Mi spiego... dopo il suo matrimonio, in casa sua, hanno cominciato a girare i soldi e così oltre a dimenticare di essere stata povera, ha incominciato a criticare tutto quello che facevo.
Per lei la vita corre in discesa, frequenta ristoranti di lusso, fa crociere più volte all'anno e si permette tutto ciò che le frulla per la testa, mentre per me non è cambiato nulla e il borsellino lo devo sempre tenere a bada se voglio arrivare alla fine del mese, così ho cominciato a lasciarla fare, lei si mostrava grande ed io me ne stavo tranquilla.
Comunque, questa volta, me la dovevo cavare da sola. Ho pensato che a mio padre sarebbe piaciuto un agriturismo: piatti casalinghi, cibi nostrani e aria pura, in piena campagna. Il suo ideale, ma non potevo permettermi errori nella scelta, perché dovevo far tacere mia sorella.
Così mi sono affidata alle mie umili conoscenze, ho chiesto alla postina e alla panettiera, loro girano di casa in casa e hanno una profonda conoscenza della zona. Tutte due mi hanno consigliato lo stessa azienda agrituristica. Ho telefonato sul posto per accertarmi della disponibilità, poi ho chiamato mia sorella per vedere se andava bene anche a lei e nel frattempo mi ero già preparata la risposta, se avesse avuto da ridire sulla mia scelta. Avrei girato a lei il compito di trovare il ristorante, chi me lo fa fare di sbattermi sempre inutilmente.
Le ho comunicato il menu e il prezzo in un soffio, poi sono rimasta in attesa di un suo commento che non è arrivato, anzi è sembrata soddisfatta e mi ha detto: "Va bene, ok, prenota". Mi sono sentita un tuffo al cuore e un po' meno cenerentola, ma con una responsabilità maggiore.
"Stavolta l'ho scelto io il posto, papà ti piace?" Ho detto al mio vecchietto mentre l'aiutavo a scendere dall'auto.
"Lo so, lo so, gliel'ho detto io a tua sorella che sono stufo di andare a mangiare in quei ristoranti dove ti servono i piatti con mille posate e non so mai quale devo usare, e poi tu mi conosci, sai che amo i piatti genuini e dal momento che pago, stavolta ho deciso io chi doveva cercare il posto".
Mentre ci avvicinavamo ai tavoli sentii un profumo di fieno provenire dalla cascina dietro il ristorante, il salone era semplice, la tovaglia in lino grezzo, sul tavolo non c' erano calici ma coppette in cotto.
Mio padre chiese di andare in bagno e sorrise nel leggere finalmente la scritta "servizi igienici" anziché "toilette". Quella sera era in vena ha parlato ed ha raccontato episodi della sua gioventù che il posto gli ha rievocato.
Una cameriera portò in tavola un piatto di brasato coi funghi, guarnito con una grossa fetta di polenta fumante.
Da quel momento sul tavolo ci fu una quiete inaspettata, l'unico rumore che si sentiva era quello delle posate.
Mia sorella non trovò nulla da criticare, mio padre mangiava a una velocità supersonica.
Non cercai una rassicurazione nelle parole, furono sufficienti i piatti vuoti a confermarmi che la serata stava andando bene.
Dopo cena abbiamo scherzato e riso fino al momento di chiedere il conto. "Stavolta paghi tu!" Ho detto a mio padre e lui ha aperto il portafogli, ha estratto il bancomat e mi ha detto: "No, paghi tu con questa". Poi aggrottando la fronte ha aggiunto: "Questo è il momento peggiore della serata, però grazie a te ho mangiato bene e me la sono cavata a buon mercato".
Parlava fitto fitto, senza mai interrompersi e non riuscivamo più a farlo alzare da quel tavolo, ma non era ubriaco.
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