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Ultimamente mi sento così poco libero, così solo. E non capisco il motivo. Non riesco a trovare una spiegazione a tutto questo.
È da un bel po' ormai che non esco di qui. Mesi forse. Ho perso anche la cognizione del tempo a causa della monotonia che si è impossessata di me! Non ho rapporti praticamente con nessuno. Le uniche persone che conosco, sono tutte brutta gente. Spacciatori, stupratori, assassini, venditori di hamburger...
Sono costretto a frequentarli, ma parlo poco con loro. Mi mettono paura, con quegli occhi iniettati di sangue che fissano il mio sedere.
E poi c'è lui, l'unico di cui mi fido. L'unico che mi rivolga la parola. Tipo strano anche lui, si! Una volta alla settimana viene e mi dice: <<È l'ora delle visite>>. Eccolo che torna.
Arriva qui di fronte, apre la porta e stando bene attento a non entrare recita la sua battuta, come se fosse una comparsa teatrale. Poi mi fa cenno di seguirlo. E io sono costretto a farlo, altrimenti mi picchiano. Ma non lui. Altri vestiti come lui. È per questo che è l'unico di cui mi fido. Però devo ammettere che seguirlo in quel posto ogni settimana non mi disturba. È noioso, certo, ma è una delle poche occasioni che ho per uscire dal luogo in cui mi tengono rinchiuso. Ci siamo quasi, basta solo girare quell'angolo, e poi... eccolo qui: il paradiso. Lo chiamo così perchè è una stanza completamente bianca, a differenza di quelle quattro mura che mi circondano per il resto della settimana. Carta da parati bianca, tavoli bianchi, e sedie bianche su cui è seduta quella brutta gente di cui vi parlavo prima. Ad esempio laggiù all'angolo c'è quel vecchio balbuziente che era qui da prima che arrivassi.
Negli occhi degli altri ragazzi ho sempre notato una sorta di ammirazione cosparsa di timore quando lo guardano.
Alcuni di loro mi hanno detto che "Ne ha fatti fuori 10", ed è per questo che io non parlo con lui. Non mi piace chi va a caccia. Non mi è mai piaciuto. A me piacciono gli animali!
Avevo un cane tempo fa, prima che mi portassero qui. Un bel cagnone di nome... no, non ricordo il nome. Ma ricordo che una volta ero a casa. Lui iniziò ad abbaiare. Non smetteva, non aveva intenzione di farlo. Continuava, continuava... continuava. Sempre più forte. Ed io diventavo sempre più nervoso. Ero tanto arrabbiato.
Avevo qualcosa in mano, e dietro di me c'era un altra persona. Una donna.
All'improvviso ho urlato... e il cane ha smesso. Ma non si muoveva. Era steso per terra. Poi mi sono voltato, ho guardato in basso e ho visto... ho visto... non ricordo più niente. Mi sono ritrovato qui dentro.

 

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3 commenti:

  • Stefano Saccinto il 03/10/2011 00:44
    Praticamente ha ucciso una donna. Oppure l'hanno arrestato per aver ucciso un cane. Non lo so, comunque come dice Edmond non è essenziale ai fini del racconto.
  • Nunzio Campanelli il 26/09/2011 13:13
    Il finale non è chiaro ma non importa, in un racconto di questo tipo non è essenziale. Bella la descrizione dell'estraniazione del protagonista, della sua progressiva alienazione.
  • Raffaele Arena il 25/09/2011 23:31
    Bhe davvero tosto nella narrazione drammatica e compiuta. Complimenti, cio' che si meriterebbero davvero coloro che fanno del male agli animali buoni!

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