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La gatta principessa
In una terra straniera molto lontana, al di là del mare, c'era un regno che stava sul cocuzzolo di una montagna. In cima c'era il palazzo reale e giù per le pendici le case e i campi. Non c'era strada che non fosse o in discesa o in salita.
Il re era il migliore dei sovrani e aveva un solo dispiacere. Era già vecchio e aveva tre figli. Avrebbe desiderato che si sposassero garantendogli così una discendenza, ma i figli non potevano perché non c'erano principesse.
Un giorno il re chiamò i tre figli e disse loro: - "Prendete queste tre palle d'oro, andate nel punto più alto del mondo ed ognuno di voi tiri la propria sfera nella direzione che preferisce. Dove questa si fermerà, una sposa si troverà."
I figli presero ciascuno la loro palla e fecero quanto aveva detto il padre. Le palle d'oro rimbalzarono a lungo. Quella del figlio maggiore si fermò davanti la cascina di un contadino, quella del figlio mezzano davanti la bottega di un fornaio e quella del minore andò in una cesta.
I due fratelli maggiori entrarono nelle botteghe e videro che c'erano due belle ragazze da marito, per cui tutti contenti le portarono al palazzo per presentarle al re. Federico, il fratello minore, se ne stava in ginocchio davanti a quella cesta dove giaceva addormentata una gatta dal pelo folto e lucido, era di un bianco candido e sembrava una creatura dolce e indifesa.
Il ragazzo vedendola disse: "Siccome la palla che ho tirato è caduta in questa cesta, tu dovresti essere la mia sposa". "Sono contenta, vienimi a prendere la mattina delle nozze", rispose la gatta svegliandosi dal suo sonno profondo. Federico se ne andò triste al palazzo dove trovò i fratelli che già si preparavano per le nozze e sogghignavano per la sua sfortuna.
Il re li chiamò allora nella sala del trono e disse loro: "Ora che ognuno di voi ha trovato la sposa dobbiamo decidere chi sarà il re e la regina. Ecco, queste sono due libbre di lino per uno, prendetele e portatele alle vostre promesse spose che le dovranno filare. Chi farà la filatura migliore sarà la regina e lo sposo sarà il re".
Ciascuno prese il suo lino e lo portò alla fidanzata, meno Federico che andò alla cesta della gatta e disse."Sono venuto a portarti del lino da filare, chi lo filerà più fine sarà la regina".
Dallo ai miei servi e torna a prenderlo tra un settimana, rispose la gatta.
Dietro di essa apparvero due gattini piccoli e deliziosi, presero in bocca le cocche del panno in cui era avvolto il lino e cominciarono a correre andando sempre più in lontananza, fino a sparire.
Passò una settimana e già i fratelli erano tornati con le matasse del lino filato. Quando tornò Federico alla cesta disse: "Sono venuto a prendere il lino filato!"- "Ecco, te lo mando per i miei servi", rispose allegramente la gatta.
Dalla cesta uscirono i due gattini che portavano in bocca le cocche del telo dov'era avvolto il lino filato, che era così fine che non pareva filato da mani di donna. Infatti, quando il re li ebbe esaminati sentenziò: "Quello filato dalla contadina è fatto bene, meglio ancora quello filato dalla fornaia, ma quello filato dalla gatta non ha paragone!"-" Possibile?" Dissero allora i fratelli.
"Anche voi avete ragione", rispose il re, "dobbiamo fare un'altra prova. Date alle vostre fidanzate questo lino e quella che lo tesserà meglio sarà regina e il suo sposo re".
Federico tornò alla cesta, spiegò tutto quello che era successo e ritornarono i soliti gattini che portarono via il lino. In quella settimana le due ragazze tessevano notte e giorno, per vincersi tra loro, ma soprattutto per non farsi superare da una gatta, che per loro era una cosa insopportabile.
E finalmente, fa e disfa, tessi e ritessi, venne il giorno stabilito e Federico tornò alla cesta. I due gattini sbucarono con un fagotto in bocca e il re dovette ammettere che la tela della gatta non aveva paragoni per la sua finezza e perfezione. Ma i fratelli con le fidanzate dissero: "noi non ci rassegniamo ad avere per regina una gatta!"-" Bene, disse il re, ora facciamo l'ultima prova e chi sarà migliore sarà regina, gatta o non gatta: parola di re! Prendete questa tela e portatela alle vostre donne, quella che farà il vestito più bello sarà regina".
Federico si accostò alla cesta e consegnò il panno. Le ragazze si misero a tagliare, a cucire, le mamme le aiutavano, le zie le assistevano, le nonne pregavano notte e giorno, giorno e notte e in quelle case parevano tutti impazziti. E venne così il giorno in cui i vestiti, stirati e infiocchettati, furono pronti. E Federico andò dalla gatta. I gatti gli portarono un fagotto enorme che fu aperto insieme agli altri, nella stanza, alla presenza di tutti i dignitari del regno.
E il re sentenziò: "bello il vestito della contadina, più bello ancora quello della fornaia, ma quello della gatta non ha paragoni. Andate a prendere le vostre spose, che si celebrano le nozze!"
Ognuno prese la sua carrozza e andò a prendere la sposa.
Federico felice di essere diventato re andò alla solita cesta pieno di riconoscenza verso quella gatta che l'aveva fatto salire al trono, ma quando arrivò, uscì dalla cesta una meravigliosa fanciulla con un velo di raggi di sole e con un vestito colore della luna. Mai si era vista una ragazza più bella.
Federico era sbalordito. "Ecco la tua sposa, sono una principessa, figlia di un re, per invidia condannata nella pelle di una gatta, fino a quando non fossi stata sposata da un principe!"
Federico la portò a palazzo. Le donne l'ammirarono e gli uomini se ne innamorarono. I preti la benedissero, il re l'abbracciò, il popolo batté le mani e Federico la sposò.
Gli sposi governarono a lungo rimanendo la coppia più bella e felice del mondo.
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