Alcuni dicevano esistesse. Altri smentivano. Io non sapevo cosa pensare. Così decisi che ci avrei creduto quando anch'io l'avessi vista. Poi, una sera tornando a casa, anch'io la vidi.
Non era come la descrivevano. Se ne stava là, immobile, stagliata contro il cielo sul profilo della collina. Solo alberi spogli le facevano compagnia. Uno sbuffo di vento improvviso ne scompigliò i lunghi capelli corvini e fece aderire il lungo vestito nero alle curve invitanti del suo corpo. Rimasi a fissare quella figura di esule bellezza, avvolta dall'eleganza che solo il tempo può concedere.
D'un tratto mi chiesi se avesse un nome. Non avevo mai sentito nessuno dire di conoscerlo. Volevo fare la mia bella figura con gli amici l'indomani. Così, a passi lenti m'inerpicai lungo il sentiero che raggiungeva la sommità della collina.
Man mano che salivo sentivo sempre più intenso l'odore di spezie bruciate. Avanzando ancora cominciai a sentire attorno a me quel vento che prima giocava con i suoi capelli.
Era freddo.
Compii gli ultimi passi e mi ritrovai di fronte a lei. Così da vicino nessuno avrebbe sostenuto che fosse bella. Anzi. Era vecchia e sotto la sua veste solo il vento creava l'illusione di un bel corpo. Mi avvicinai di più per scrutare quel viso segnato da tutti i peccati commessi dal mondo. Mi feci coraggio e chiesi quale fosse il suo nome.
L'ombra di un sorriso amaro apparse fugace sulle sue labbra rinsecchite.
In un sussurro mi rivelò il nome della donna che guardava da lontano.
Tremai. Per un momento strinsi nei miei pensieri quel nome mai sentito.
Poi, divenni cenere e fumo. Il vento mi disperse lungo i fianchi della collina, intrecciò le mie volute alle braccia nude degli alberi e disperse nell'aria odore di spezie bruciate.