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Web e letteratura

Non mi occupo di quella letteratura che va a finire sul web, bensì mi occupo di tutta quella "letteratura" che viene generata nel web. La prima è letteratura cartacea che viene veicolata dal web; la seconda, invece, è letteratura che in linea di massima non è stata generata da un supporto materiale, bensì da un supporto virtuale. Sulla base di questa differenza mi pongo delle domande. In primo luogo che fine faranno domani le cattedre di letteratura contemporanea nell'epoca dell'èra digitale? Resisteranno? Resteranno in piedi e continueranno a dar da mangiare a quattrocento docenti insediati nei loro fortilizi? Inoltre, questo fenomeno che sviluppi avrà in futuro?
Quando mettiamo piede in una libreria qualsiasi possiamo confortarli e dire: non vi preoccupate, la migliore letteratura passa ancora al vaglio del supporto materiale. Vedete come ancora tutti i romanzi, i racconti e le raccolte poetiche stanno lì tutti accatastati e ordinati in ordine alfabetico o di case editrici? Consolatevi, dunque, consolatevi. Ma cosa rappresenta effettivamente quel mondo cartaceo? La punta di un iceberg, perché poi accanto o sotto quel mondo fatto di carta c'è tutta una moltitudine di aspiranti scrittori, poeti e narratori lasciata fuori dalla porta.
Questa immensa moltitudine, come nuova orda barbarica, preme sui limes dell'editoria. Molti di loro non aspettano altro che d'essere "civilizzati" e acquistare finalmente la cittadinanza "editoriale", essere, dunque, convertiti alla logica dell'imperio editoriale. Solo così possono anche sperare di essere domani oggetto di programmi di cattedre universitarie. Il potere d'attrazione che l'imperio esercita sulle menti di questa orda barbarica è forte. Essere cooptato da questo imperio vuol dire vedersi "consacrati" nel novero dei nuovi autori, far parte, finalmente, di quella schiera di Autori il cui valore viene alfine riconosciuto. Da quel momento, se l'Autore mostra d'avere talento vero, egli potrà vivere del suo "mestiere". E se sa promuovere bene la sua immagine, potrà guadagnare altrettanto bene.
Voi pensate che tra un Autore consacrato e un neobarbaro ci sia un fossato incolmabile, un divario incommensurabile dal punto di vista qualitativo. Se il primo è stato consacrato e l'altro, invece, rimane fuori dal limes, si dirà, una ragione valida ci sarà. Allo storico e critico della letteratura contemporanea questa ragione non interessa affatto. La sua figura proviene dallo stesso mondo editoriale. La sua funzione culturale è nata proprio dal bisogno di mettere ordine all'interno di quel mondo, di costruire gerarchie, di assegnare posti, di porre processi di identificazione e di differenziazione, di far emergere affinità o diversità tra i vari autori, le varie poetiche, di sottoporre ai rigori dell'analisi storica le strutture, le forme o i generi letterari, analizzarne le trasformazioni, le mutazioni, sottolinearne la genesi e lo sviluppo. Il critico e lo storico della letteratura ha tutta una tradizione secolare alle sue spalle. Le sue certezze e le sue sicurezze. E soprattutto quella tradizione ha avuto le sue radici e la sua ragion d'essere nel campo del libro stampato.
Fuori da questo mondo c'è caos, rumori di fondo, balbettii: tutta una sterminata produzione "letteraria" che appare sul web, ma che nessuno critico e storico della letteratura la classificherebbe mai con tale nobile titolo. Potrei anche scrivere che è "letteratura" per autocertificazione, cioè perché ogni autore che "posta" il suo racconto, lungo o breve, la sua poesia, la autoetichetta come tale. Attenzione: non la classificherebbe mai come tale perché qualitativamente inferiore rispetto a quella che viene veicolata dalla carta stampata, bensì perché non la prende minimamente in considerazione. Intendo dire, dare un minimo di giudizio, ad esempio "qualitativamente inferiore o infima", significherebbe averla almeno in parte analizzata o esaminata. Il motivo del rifiuto comunque non è da individuare in una sorta di snobismo che questi critici della letteratura hanno nei confronti di questa produzione che si autocertifica come tale. Lo snobismo sarebbe comunque sintomo di un qualcosa di cui hai avuto sentore. La chiusura, potrei dire, è dovuta proprio a ragioni intrinseche a tale produzione "letteraria" esplosa sul web: praticamente sono saltati tutti i criteri parametrici con i quali questa lunga tradizione ha da sempre esaminato le opere letterarie.

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9 commenti:

  • Bruno Corino il 19/10/2011 18:48
    no, Michele, non bisogna essere così severi: ognuno deve scrivere, spazzatura o non spazzatura, poiché alla fine sarà il tempo a decidere cosa conservare e tramandare e cosa invece dimenticare e seppellire...
  • Bruno Corino il 18/10/2011 19:03
    ... ma la letteratura spazzatura è sempre esistita, Michele, sin dalla notte dei tempi, certo oggi la diffusione mediale le dà maggior visibilità; tuttavia e per fortuna accanto o sopra quella non è mancata quella di qualità; ora spetta a noi autori che scriviamo nel web il compito di saper proporre una letteratura degna di questo nome...
    ciao Michele
  • Michele Rotunno il 18/10/2011 19:00
    Scusa Bruno ma il mio sfogo ha una coda. Proporrei qualcosa come la raccolta differenziata, ovviamente i bidoni più capienti per la spazzatura letteraria, dove ci metterei senza esitazione anche qualcosa di mio.
    Ciao
  • Michele Rotunno il 18/10/2011 18:55
    Indubbiamente, Bruno, non oso darti torto ma il mio riferimento, direi almeno sconfortante era riferito ad alcune opere che hanno lasciato il segno per ben altro, ad esempio "Io speriamo che me la cavo" oppure se ricorderai anche tu di un personaggio piuttosto stravagante, frequentatore per un certo periodo del salotto chic di M. Costanzo, che da ambulante aveva scritto qualcosa che lo stesso costanzo aveva enigmaticamente lanciato, per non parlare, infine, di tante opere straccio stracolme di parolacce e descrizioni tipo film porno da cassetta che hanno invaso prima le sale e dopo anche il telechermo. Io ho dei dubbi ad appellarla letteratura, in qualsiasi forma si produca.
    Grazie per lo sfogo.
    Ciao Bruno
  • Bruno Corino il 18/10/2011 18:43
    Sì Mosco, va nella stessa direzione degli altri post, usando un linguaggio e uno stile diverso...
    a presto
  • Bruno Corino il 18/10/2011 18:41
    Ciao Michele, permettimi di dissentire sulla tua valutazione sugli scrittori in Italia: dopo gli anni cinquanta ci sono esempi di grandi scrittori, Sciascia, Camilleri, Consolo, Eco, Tondelli, Morante, Manganelli, ecc. ecc.; che poi dietro dei grandi successi editoriali ci siano dei lanci promozionali è vero...
    nel mio post, dedicato alla letteratura che si genera nel web, pongo dei problemi che domani saranno al centro dell'attenzione: come il web cambia la letteratura e tutto l'apparato che la circonda, critici, lettori, distribuzione, ecc. ecc.
    Grazie della visita e un caro saluto
  • Mauro Moscone il 18/10/2011 09:07
    Quello della letteratura web è un territorio barbarico, inesplorato, esplosivo.
    Forse l'unico che ha riflettuto ad un certo livello sul fenomeno è stato Baricco con suo bel saggio sui nuovi barbari, anche se manca una riflessione specifica sulle tecniche letterarie Web, come quelle che abbiamo fatto insieme, tu con grandi risultati che andrebbero pubblicati.
    Io le so applicare più che altro.
    Una cosa è sicura: gli accademici che in futuro faranno della cattedre sulla letteratura Web, non ne avranno mai scritto un rigo e non ci capiranno un cazzo, come al solito!
    Ahahhahah
    Ciao avanguardista
  • Anonimo il 18/10/2011 06:55
    Sono con Michele, pari pari. ciaociao
  • Michele Rotunno il 17/10/2011 19:34
    Il discorso è valido se il confronto avviene con la letterura classica, intendo fino alla metà del secolo scorso, dopo avviene un appiattimento dove web e cartacea hanno ben poco da confrontarsi.
    La pubblicità (l'anima del commercio) la fa da padrona su tutto. Il critico si adeguerà, l'editore, web o cartaceo che sia, penserà solo al tornaconto. Se un'opera è degna di riguardo o meno non importa, importante che faccia audience. perlane male ma che se ne parli. Si studiano9 stratagemmi pubblicitari per fare presa non tanto sul lettore classico ma su quello postmoderno che ripete a raffica "che figo!!".
    In sintesi, non mi meraviglio più di nulla.
    Ciao Bruno

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