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L'ispirazione
Non pensava che sarebbe mai tornata sui suoi passi. Era sopito da molti anni il bisogno, presa come era dalle innumerevoli vicissitudini capitatele.
La cruda realtà del vivere quotidiano, la perdita dell'unico genitore che sempre aveva avuto al suo fianco, l'aveva lasciata nuda.
Bisognava correre per star dietro ai figli piccoli, al lavoro, alla casa. Era volato via per sempre il tempo della contemplazione, del sogno, del pensiero che fondendosi in un tutt'uno confondevano la mente, lasciandola trasognata, con quella sensazione di beatitudine che provi solo dopo un amplesso soddisfacente.
Sotto un sarcofago di cemento, a cui non attingevano neppure i ricordi, lì nel buio del non senso giaceva la poesia, uccisa e sepolta dalla quotidianità talmente tanti anni da sembrar secoli.
Mai avrebbe pensato che, celato da questa bonaccia di noia e quotidiano, l'ardore del poeta ancora fosse acceso nel sottosuolo del suo animo.
Ma capitò quell'accadimento fortuito che innescò un meccanismo di ritorno impensato.
Abitava già da diversi anni in quella casa nella quale aveva sognato momenti di intensa felicità familiare, drammaticamente soffocati da quella morte.
La camera da letto in cui suo padre avrebbe dovuto dormire, se vi fosse venuto a vivere, fu allestita come se quell'affetto tanto caro, giungesse da un momento all'altro.
Ma la morte non ci restituisce gli affetti tolti, solo il ricordo sublima gli insegnamenti.
Furono anni difficili, quel genitore aveva rappresentato la forza, il porto sicuro nelle avversità.
Ora era diventata lei il porto sicuro di se stessa e dei suoi figli. Lei e il suo compagno che si barcamenavano come marosi antichi su vecchie imbarcazioni lignee.
In tutti quegli anni aveva ignorato quella stanza, come se quel letto e quei mobili di legno scuro acuissero il suo vuoto interiore, la sua paura.
Per fortuna il tempo porta aria nuova che soffia via la triste polvere dei morti.
Così si decise a dar via il letto del suo amato padre e arredò quella stanza in modo allegro. Comprò dopo tante esitazioni un computer e finalmente fece il suo ingresso nel mediatico mondo di internet.
Trovò nella notte un conforto al suo vuoto. Attraverso l'esplorazione nella rete riscoprì il gusto di ascoltare musica, quella amata musica dei suoi anni giovani e pieni di sogni.
La sera, nella quiete della casa, davanti a quel monitor maturò il desiderio del suo ritorno.
Viaggiare utilizzando i cavi telefonici, viaggiare raggiungendo in un baleno tutto il mondo, viaggiare negli spazi interiore della propria e dell'altrui coscienza.
Riassaporare il gusto di vivere momenti così intensi, rende a volte più insopportabile la banalità del quotidiano e la voglia di fuggire accende la pupilla vogliosa.
Ritornare per non riandare, ritornare con la voglia di essere.
Con una camminata cadenzata per non affaticarsi, ripercorse le strade della contemplazione che portano alla poesia.
Un viaggio lungo e accidentato, una ricerca senza posa all'interno di quell'animo nel cui fondo giaceva, sepolta dentro il sarcofago del dolore, la poesia.
Chilometri di pensieri aveva percorso senza posa, ormai era decisa doveva arrivare. Non sapeva che cosa avrebbe trovato, gli anni mutano l'aspetto di tutte le cose, aveva mutato anche la sua poesia? Ma poi avrebbe ritrovato la sua poesia?
Non lo sapeva ma il cuore le batteva forte e vedendo avvicinarsi la meta accelerò i suoi passi.
Eccola dunque davanti a quella porta... era rimasta sempre lì, solo la polvere e le numerose ragnatele sullo scuro legno lasciavano pensare al tempo passato. Quanti anni da quel giorno che l'aveva sbattuta certa di non riaprirla ed era andata via, ricacciando lacrime di rabbia.
Il fiato corto per la corsa e l'emozione la fermarono a contemplare quel legno amato, tante domande le si ponevano su chi e cosa avrebbe ritrovato dietro quella porta. Le tremavano le gambe per la gioia e la paura quando afferrò la maniglia, il freddo metallo sembrò raffreddare il suo sangue che ribolliva furioso correndo all'impazzata costringendo il cuore a delle accelerazioni pazzesche, concedendole una pausa di riflessione.
Sapeva che se dietro quella porta avesse trovato Lei un tumulto di nuovi sentimenti si sarebbe rovesciato sulla sua vita.
Sarebbe stata in grado di gestire la sua famiglia faticosa ed impegnativa insieme con la sua poesia?
Non lo sapeva ma forse non le importava gran ché, oramai era tornata, il sarcofago del grigiore quotidiano, del dovere materno, del sacrificio che abbrutisce era saltato e lei aveva visto una luce sottile in lontananza che l'aveva attratta.
Era tornata, era sempre lei positiva e arruffona... magari con qualche ruga di troppo...
Era tornata con il sole in bocca e la testa tra le nuvole...
Aprì quella porta, spalancò la finestra della creatività che credeva murata e finalmente una brezza di aria profumata si intrufolò sollevando al suo passaggio la polvere grigia, posatasi in tutti quegli anni sulla sua penna..
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- Grazie Raffaele per l'interesse che hai mostrato al mio polpettone, sarei felice se riuscissi a leggere anche gli altri racconti che magari sono un po' lunghi e dimmi se ti hanno acceso qualcosa, se riesco a trasmettere emozioni.
- Narrata in modo incantevole. E che la poesia sia il vivere, anzichè lo scrivere? Che sicuramente nuove esperienze portano a interiorizzare nuove sensazioni da tradurre in prosa o poesia. Con un filo di tecnica... si crea belle composizioni come questa.


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