Ogni giorno su Google vengono cercate un miliardo di parole, una su quattro di carattere sessuale o pornografico, due su quattro per lavoro e fare soldi e il resto mancia, passatempi, cultura, e altre sacrosante forme di cazzeggio.
Cioè ogni secondo centomila persone cercano una parola.
Queste aride cifre ci danno il senso di una mutazione antropologica ormai conclamata e avvenuta.
Ogni giorno scriviamo mails e cerchiamo delle parole.
Nei siti letterari, noi autori dilettanti, queste parole oltretutto le scriviamo, anche se mi viene il sospetto che più che altro scriviamo mails con forme più emozionanti e ricercate.
Ora, il cuore di questo brano è la condivisione: voi che parole cercate?
Fluttuando nei motori di ricerca, scrivendo mails, chattando, vagando per i portali, insomma: che parole cercate, amiche e amici?
Nel frattempo parlo per me, come è giusto che sia.
Parole ne cerco tante, penso come tutti voi; ma da qualche tempo una precisa consapevolezza mi ha fatto intravedere l'unica che è la regista di tutte le mie ricerche: "esperienza", o meglio fare esperienza.
Nella mia esistenza ho sempre distinto e percepito una grande differenza tra Esperienze interiori, quei momenti in cui la percezione del vivere si raggruma in forti emozioni, ricordi e racconti e il banale vissuto quotidiano, la routine automatica e inconsapevole.
In sintesi, la scrittura Web ci permette di fare esperienza.
Prima di dirmi quali parole cercate, vorrei chiedervi un'altra cosa: in quale modo facciamo esperienza?
Sappiamo bene che l'ambiente in cui viviamo o il medium che usiamo ci condizionano.
Perché qui amiche e amici, è davvero cambiato tutto.
Prima del Web, fare esperienza era un faticoso lavoro di pazienza, di studi metodici e perfino di adesso tanto odiata erudizione.
Dopo esserci fatti un sedere così, allora, come in un lampo estatico si provava interiormente una vera esperienza che ci arricchiva e che andava narrata intorno a noi.
Questa era la letteratura prima della rivoluzione informatica.
Oggigiorno, la geniale trovata dei links ha introdotto come criterio di qualità la gerarchia data dalla capacità di relazione, di movimento di un testo.
La genialità di Brin e Page, gli inventori di Google, sta nell'aver introdotto un sistema gerarchico basato sui links, cioè sulla capacità di collegamento, di relazione di un cybertesto.
Ci siamo?
Le nostre opere, come si diceva prima dell'avvento della Rete, non hanno più valore per i loro meriti intrinseci - l'invenzione, il dominio della lingua, l'organizzazione strutturale - ma solo per la loro capacità di mettersi in collegamento, in relazione con altri punti o segmenti del Web.
Pertanto, l'altra parola che cerco quando scrivo è link, collegamento ipertestuale.
Avete capito allora perché vi chiedo quali parole cercate con Google e quando scrivete mails o testi cyberletterari?
In quale modo fate esperienza?
L'esperienza illuminante, quella che fate per conto vostro e dentro di voi e che vi dà ricordi, attimi folgoranti e indimenticabili, eventi estatici che vi portano vicini al rinvenimento di un Senso.
Come vi linkate?
Come collegate le vostre esperienze con quelle altrui?
Come linkate il vostro Senso con gli altri giudizi di valore?
Queste sono le domande decisive, oggi.