Un interrogativo ultimamente mi ha tenuto occupato ed ora ve lo presento: cos'è la prescienza divina? È possibile accostarla al libero arbitrio? E per ciascuno esiste veramente una predestinazione?
Credo che l'argomento susciti un certo interesse, perché intuire il rapporto che Dio ha con noi e ricostruire il fine ultimo dell'esistenza, sono dei temi che ci riguardano tutti, anche se con gradi ed intensità diverse.
Naturalmente sarebbe tutto più semplice se Dio concedesse una intervista o se ci autorizzasse a fare una ripresa, purtroppo questo non è possibile e quindi temo che dobbiate accontentarvi della mia povera e scarna spiegazione.
Forse per chiarire l'onniscienza divina dobbiamo immaginare la storia di ciascuno come ad una pellicola cinematografica che una volta frazionata in più fotogrammi e disposti in ordine sopra un grande tavolo, si riesce ad avere un'organica sequenza d'insieme.
Così facendo gli eventi ed il loro corretto significato, si presentano in una prospettiva molto più chiara, finalmente liberata dallo spazio temporale, per cui: il passato, il presente ed il futuro si mostrano indistinti e simultanei.
La similitudine ci fa comprendere la visuale di Dio per il quale ogni fatto che si svolge, si compie nel presente. Eppure qualche teologo sostiene che la prescienza di Dio va oltre la fantasia e lo scibile umano. Secondo costoro Dio sarebbe in grado di conoscere persino lo sviluppo dei fatti mai accaduti, vale a dire l'evoluzione degli "eventi futuribili".
Con il libero arbitrio l'uomo può scegliere il Male anziché il Bene e anteporre la corruzione alla virtù, indipendentemente dalla prescienza di Dio. Nel reciproco esercizio della libertà Dio non viola lo spazio vitale dell'uomo, anzi gli lascia la libera strada alla sua evoluzione.
Il passo evangelico: "fa levare il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" (Mt. 5, 45) significa che ciascun uomo in vita riceve il medesimo trattamento, senza distinzione, né di apparente privilegio.
Eppure con la predestinazione Dio compie verso alcuni una vera e propria preferenza, anche se poi alla resa dei conti i Suoi predestinati hanno sempre al loro seguito un numero inestimabile di discepoli per cui il Bene assume sempre un aspetto personale e sociale, ma mai completamente riservato ed esclusivo.
La predestinazione ha una valenza essenzialmente spirituale o metafisica. Coloro che affermano che i fatti del mondo sono già scritti prima che questi si svolgano, sono fuori strada. L'uomo non è un burattino guidato con i fili di un Dio impersonale e prevedibile. La storia degli uomini invece, si "scrive" di volta in volta ed è un romanzo che l'Autore lascia scrivere ai suoi personaggi!
Ciò che afferma la dottrina calvinista sulla predestinazione non lascia uno spazio di salvezza all'azione benefica dell'uomo e non alimenta nemmeno un briciolo di speranza a colui che crede. Secondo me, chi compie il bene, dovrebbe ricevere lo stesso premio del predestinato.