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Il caso di Henry Miltz
FASCICOLO N. 23 ( PROGETTO BLUE BOOK)
FBI HEADQUARTER, WASHINGTON D. C.- 14 NOVEBRE 1988 Agente Spencer Rymer
Martedì 2 ottobre 1988, il sessantacinquenne Henry Miltz, scomparve misteriosamente mentre percorreva la statale A34, una strada periferica nei pressi di Bellefleur, nell'Oregon. La sua auto, una Ford Fiesta grigia, con la scritta NICE TO MEET YOU coreografata sul tettuccio di essa, venne trovata sul ciglio della strada dolcemente posteggiata vicino ad alcuni alberi. Al suo interno non venne rinvenuto nulla di anormale, e di strano c'era solamente la portiera del conducente aperta di pochi centimetri. Quel giorno, a testimoniare quella "improvvisa mancanza" del signor Miltz, c'era anche il mio collega, l'agente speciale Morris Colemann, che insieme a me rimase stupefatto di una così totale assenza di indizi che permettessero di trarre una prima ipotesi. A circa duecento metri dalla macchina, all'interno del bosco, e più precisamente in una radura chiamata DEEP GROVE, gli agenti di Bellefleur trovarono una sorte di macchia circolare che aveva letteralmente bruciato l'erba al suo interno.
Quando io e l'agente Colemann arrivammo sul posto, notammo anche noi la strana macchia su tre metri di diametro, e da subito, (in realtà la mattina seguente, poiché erano già le due di notte passate), allestimmo una zona di protezione, dove la scientifica del nostro dipartimento cercò chiarire una prima dinamica dell'accaduto. Una settimana dopo quello strano fatto, nessuno giunse ad una minima ipotesi che fosse in grado di spiegare la scomparsa di Henry Miltz, nemmeno grazie alle risposte che io e il mio collega ricevemmo dai parenti ed amici dell'uomo. Mailtz era stato un pluridecorato dalla marina, aveva lavorato come pilota collaudatore oltre che ad essere un esperto di missilistica. La sua residenza è stata verificata in Rusbery Road, Bellefleur, insieme alla moglie e ai due figli.
Il 4 novembre 1988, poco più di un mese dopo la scomparsa, un ciclista ha chiamato la sede dell'FBI, dicendo che un uomo sulla mezza età stava camminando nudo sulla strada che portava a Haverhill, nel New Hampshire. Da subito, dopo aver trattenuto l'uomo che tremava e balbettava frasi assurde, come se si trovasse in uno stato confusionale di qualche tipo, la polizia locale aspettò il nostro arrivo. In quella cella due per tre, seduto su un lettino ricoperto di polvere, mi ritrovai davanti a Henry Miltz, nudo con una strana sostanza viscida che gli ricopriva parte del corpo; una specie di gelatina vetrosa che gli colava dal capo, per poi diramarsi sul viso fino al petto.
A seguito, riporto parte del'interrogatorio al quale Miltz venne sottoposto, oltre che ad una completa analisi psichiatrica, condotta dal dott. John Kanzie:
- Signor Miltz, sono l'agente speciale Rymer, e vorrei chiederle alcune cose.
L'uomo mi guardò con sguardo interrogativo. - Riguardo a che cosa?
- Dove è stato nelle ultime settimane?
Miltz contrasse le mascelle, poi scosse la testa. - Non ricordo, a casa credo.
Presi un taccuino dalla tasca della giacca, e iniziai ad appuntarmi le risposte.
- Non è stato a casa, lo scorso 2 ottobre abbiamo ritrovato la sua macchina abbandonata su una strada vicino a Bellefleur, ne sa qualcosa?
Di nuovo Miltz aggrottò la fronte e fece balenare gli occhi in tutte le direzioni, come se lo sforzo di ricordare fosse troppo arduo. Infine tornò con gli occhi fissi sul pavimento.
- La mia macchina si è fermata, la luce mi chiamava.
Aggrottai le sopracciglia.
- La luce? Si spieghi meglio per cortesia.
- Sono confuso... ricordo di avere sentito una voce nella mia testa, una voce femminile che mi sussurrava dall'interno, e poi la luce.
A quel punto compresi che la situazione era più complessa del previsto.
- Continuo a non capire, ricorda dove stava andando quella sera?
- Tornavo a casa, se non sbaglio... mi ero trovato con dei soci al Golf Club, questo lo ricordo.
Annuii appuntandomi sul taccuino la risposta.
- Poi le frequenze della radio erano impazzite, cambiavano da sole.
- Quando di preciso, ricorda?
- Quando iniziai a vedere quella forte luce bianca... poi la voce mi disse di scendere dalla macchina.
- E lo fece?
Miltz annuì. - Camminai verso quella fonte, poi un raggio mi colpì facendomi cadere a terra.
- Un raggio?
- Esatto, un raggio. Proveniva dal cielo, e c'era uno strano oggetto che fluttuava a pochi metri sopra alla mia testa.
Mi venne da ridere, ma trattenni la voglia di farlo.
- Che oggetto era?
- Difficile da dire, era tutto così sfuocato, sembrava avesse una forma romboidale, con degli strani disegni.
- Sta forse cercando di dirmi che ha visto un oggetto volante non identificato? Un cosiddetto UFO?
Miltz alzò le spalle indifferente alla mia domanda.
- Lei ha lavorato come pilota collaudatore all'aereonautica militare per diversi anni, giusto?
- Già, anche all'esperimento Philadelphia se per questo.
Aggrottai la fronte, stava sicuramente bleffando.
- Quell'esperimento non è mai avvenuto signor Miltz.
- Si sbaglia, è avvenuto eccome, solo che agenti governativi hanno voluto nascondere il resoconto di quella vicenda.
- E per quale motivo?
- Perché avevano scoperto qualcosa di strabiliante, informazioni per la quale scienziati avrebbero fatto di tutto per ottenerle.
- Che cosa centra lei con quell'esperimento?
Miltz alzò le spalle. - Mi avevano chiamato come tecnico supervisore, ma io ho visto di più per quello che servivo.
- Che cosa ha visto?
- La Eldridge, una nave che usarono come cavia, in realtà scomparve davvero, per poi ricomparire a Norfolk in Virginia.
- Scusi ma non riesco a crederle.
- Avevano trovato il modo di mettere in pratica la cosiddetta teoria dei campi unificati.
Ricordai di avere pensato che davanti a me non c'era uno stupido.
- Anche in quell'occasione vidi la solita luce bianca, e la solita voce nella mia testa.
Aggrottai la fronte, possibile che avevo davanti a me uno "schizofrenico intellettuale"?
- Come scusi? Sta forse dicendo che una sorte di entità aliena abbia interferito con quell'esperimento?
Miltz annuì guardandomi dritto negli occhi.
- Torniamo alla sua scomparsa e a quello che ricorda.
- Certo, se è quello che vuole.
Strappai una seconda pagina dal mio taccuino, pronto a scriverci sopra chissà quale altra fantasia.
- Mi hanno preso a bordo, per finire quello che avevano iniziato all'epoca dell'esperimento.
- Continui.
- All'interno mi sentivo a mio agio, attorno a me c'era la pace assoluta, e non so come, non aveva bisogno di respirare, come se i miei polmoni potessero farne a meno.
Feci un cenno col capo cercando di trattenere la voglia di ridere. - E come erano fatti questi esseri?
- Non come i comuni Grigi, bensì una razza più sviluppata, rettiliani direi. La loro pelle era verde e squamata, proprio come quella delle salamandre. Avevano occhi rossi, faccia allungata come quella di una lucertola, e al posto delle dita un tentacolo.
Rimasi impietrito, e in qualche modo affascinato di una fantasia così ferrea, sottile e ben dettagliata.
- Signor Miltz, fa uso di qualche farmaco o sostanze allucinogene?
L'uomo rimase impassibile alla domanda.
- Loro mi hanno detto come fare funzionare l'esperimento di Philadelphia. Bisogna aprire una porta temporale, creare una forte magnetizzazione che apre un tunnel temporale, dove all'interno si viaggia alla velocità della luce.
- Interessante, continui.- , decisi di restare al gioco.
- Durante l'esperimento ci eravamo riusciti, tanto che alcuni dei membri dell'equipaggio sono spariti nel nulla, o meglio, ricomparsi in un'altra dimensione.
Annuii nuovamente facendo schioccare le dita della mano destra.
- Loro mi hanno rapito per darci le informazioni necessarie. Mi hanno detto che i membri scomparsi durante l'esperimento, si sono materializzati in parte sul loro pianeta.
- Che cosa significa in parte signor Miltz?
- Vede, durante la magnetizzazione, non abbiamo eseguito al meglio l'operazione, e i loro corpi si sono ionizzati, facendoli perdere di materia.
- Ora veniamo al finale, come ha fatto ad arrivare fino nel New Hampshire? E poi, che cos'è quella sostanza gelatinosa che ha sul corpo?
- Hanno avuto problemi nel riportarmi indietro, a causa delle divergenze cosmiche nel nostro continuo spazio temporale. Quella sostanza che ho addosso, serviva a proteggermi da loro e dai gas che c'erano nella loro nave spaziale, i quali potevano diventare tossici per il nostro sistema immunitario.
Sorrisi, da una parte incredulo di tanta follia, dall'altre pieno di dubbi che mi pulsavano nella mente.
- Guardi che cosa mi hanno fatto, è una sorte di etichetta, per dimostrare che sono già stato messo al corrente della situazione.
Si voltò facendomi notare tre pallini gialli che formavano i vertici di un triangolo equilatero.
Scossi la testa impotente di dare una spiegazione.
- Al corrente di cosa?
- Siamo come le formiche, che quando guardiamo in alto ci accorgiamo che siamo in preda a dei giganti.
A quel punto, dichiarai finito l'interrogatorio. Henry Miltz venne internato in un istituto psichiatrico pochi giorni dopo, e così come la sua storia, scomparve anche la sostanza gelatinosa che aveva coperto il suo corpo.
Qualche settimana dopo, in seguito a numerosi dubbi che sorgevano di notte, feci visita alla base militare St. Ellen, che dista poche miglia da Bellefleur. Lì lavorava un mio amico, e per curiosità gli chiesi se avessero visto sui radar qualcosa di strano la notte del 2 ottobre 1988. Rispose che quella notte, poco prima delle due, il radar aveva segnalato il passaggio estremamente veloce di un oggetto che non poteva essere stato di natura terrestre
Ag. Spencer Rymer.
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