Non pioveva.
Non era inverno, bensi' primavera.
Non ero in macchina o in qualche locale o fuori a giro di notte
e no! Non avevo bevuto o preso droghe di alcun genere.
Okay, si! Mi ero fatto una cannetta con un mio amico nel primo pomeriggio, ma nulla di eccezionale, roba semplice, fidatevi, e il venditore era uno di fiducia.
Ero a casa, i raggi del sole filtravano tenuamente dalla finestra, e cercavo di risvegliare, spolverando cautamente, la mia stanza dal letargo invernale.
Ne erano passate di cose in quella stagione, amore, donne, gnomi, fate...
Ognuno di noi ha un cazzo di orologio dentro, che batte a ritmo col cuore, a volte si ferma e più riparte, a volte si inceppa soltanto e devi semplicemente riuscire a farlo ripartire. Ed io l'ho sentito quel maledetto battito che, improvvisamente, dal nulla, si è fermato dentro di me.
Un rumore agghiacciante, un "Tock" finale che ti riecheggia come un'eco in una maledetta grotta, e di colpo non sai più di dove ti trovi, sai che ancora ci sei al mondo ma non ti riconosci in ciò che ti circonda.
La testa mi esplodeva, la paura si impossessò di me; doveva essere un semplice "forte mal di testa" ma in realtà era molto di più.
Nei tre giorni che seguirono stetti a casa senza forze, confuso, sconfitto, sdraiato nel letto, impossibilitato a muovermi.
Vomitavo, Dio onnipotente se vomitavo.
Non avevo più nulla in corpo ma continuava insistentemente a rimettere, come se il mio corpo cercava di espellere qualcosa di fortemente diabolico da dentro di me, ma con scarsi risultati.
Non mangiavo più niente, ovviamente, l'appetito era saltato e le forze cominciavano a mancarmi del tutto.
La quarta e ultima sera ero completamente senza forze;
il mio cane non mi lasciava mai solo, il mio cane! Quante volte l'ho sgridato anche gratuitamente e quanto mi è stato vicino in quell'occasione (grazie amico) ( Ah! E scusa per quel fatto della birra).
Ormai sentivo le forze abbandonarmi ogni istante di più e avvertivo, con lucida chiarezza, che un qualcosa stava uscendo dal mio corpo e sapevo che più avrebbe fatto ritorno mentre i brividi si facevano sempre più frequenti, sempre più freddi, come se un gelido dito, dispettosamente, mi percorreva la schiena.
Poi il fatto, nel dormiveglia, stavo addormentandomi piano piano e proprio all'angolo di questa stanza vidi una donna bellissima, con mani perfette, un corpo magro e una pelle liscia e bianca come la seta, aveva un lungo vestito nero, il suo volto era commosso e mi guardava con aria afflitta.
Forse fino ad allora mi ero fatto un idea sbagliato di Lei, forse a Lei non piace nemmeno il suo lavoro, forse Lei sta male nel fare quello che fa.
Ma poi? Alla fine, cosa fa di cosi orrendo?
Siamo noi a morire. Tutto muore. Ogni cosa.
E lei semplicemente assiste, ci rassicura.
Ci siamo fatto un idea sbagliata di Lei. La vera puttana qui è la Vita.
Improvvisamente la porta di camera si apri e di Lei più nessuna traccia.
I miei entrano in camera, mi aiutarono ad alzarmi, a vestirmi, a salire in macchina, a portarmi fin dentro l'ospedale, tutto cosi veloce, tutto cosi confuso, sbrigativo, e del tragitto non mi ricordo quasi nulla, solo una forte luce che mi provocava ancora più malessere, volti in sfuggita, rumori impercettibili, fuori era una tipica giornata primaverile e la vita stava scappando via, io la guardavo correre
e non avevo una benchè minima forza per fermarla.