Guardo sulla parete la copia della stampa di Guttuso, e con la mente inseguo le tracce che le calze lasciano nell'aria.
Un nudo di donna che sin dal primo istante ha acceso la mia mente morbosa.
Il volto nascosto di donna, messa in evidenza nelle sue forme sensuali. Forse un rapido rapporto appena consumato o in attesa di esserlo.
Mi mette addosso un brivido di piacere.
Un voler tutto. Un voler niente.
E di questo lei è consapevole mentre furtivamente si riveste e raccoglie le sue cianfrusaglie sparse per la stanza.
Correre e andar via. Il più in fretta possibile. Come se la vergogna dovesse essere lasciata alle spalle o in quella camera dove ancora permane il fumo di tabacco che a fatica esce tra le fessure delle imposte.
E così la mia mente s'affigge a quelle scarpe i cui tacchi risuonano sul parquet come un'orchestra stonata.
Andar via da quell'atmosfera poetica e malata che la mia mente morbosa vuole ogni volta ricreare.
È difficile capire la mia venerazione per quella stampa di Guttuso, quanta morbosità proietta sui miei sensi.
È difficile e incomprensibile alla avvenente tabaccaia che ogni volta s'affretta ad andar via e che sin dal primo istante eccitò la mia mente quando di colpo la vidi girarsi per prendere in alto sullo scaffale i miei sigari.
Un profilo stagliato, intarsiato, immerso in una luce calda, soffusa, penetrata da un odore forte di tabacco, sensuale in ogni sua piega, petto slanciato e intrappolato in una stretta camicetta.
Fu in quell'istante che l'immagine della stampa di Guttuso e della tabaccaia si fusero come per magia.
Si sa: la morbosità è contagiosa.
Per questo so che tornerà ancora in questa stanza con la stessa frenesia con cui ogni volta tenta di scappar via...