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Vite scellerate

In questi giorni ho letto, e per alcuni era la prima volta, la biografia di alcuni dei più grandi scrittori, di un passato diciamo recente, uomini dallo spessore di Oscar Wilde, Edagr Allan Pau, qualcuno della generazione dei Poeti maledetti come Torah Talmud.
La cosa che più mi sorprende e che questi uomini oltre ad essere accomunati dal loro grande talento e dalla loro personalità originale, sono accomunati dalla stravaganza della loro vita ; laddove per stravaganza si intende un costume di vita " trasgressivo ", eccessivo, libertino, sotto molti aspetti sfrontato. Vite scellerate, che hanno procurato danni e povertà a loro stessi e ad altri. Secondo la morale del loro tempo.

Che vivere una vita scellerata ed esagerata sia il marchio di fabbrica dei grandi?

Sono convinto che la persona capace, sia capace in tutto. Lo è nel suo pensare, nel suo modo d agire, nelle sue fantasie, nel suo talento. Quindi si deduce che in ogni cosa che fa sappia andare oltre i normali valori, anche quando si tratta di trasgressione. Il capace è capace ed eccentrico anche nel suo trasgredire.

Chi ha doni e talenti allarga, allunga, e dà profondità al suo modo di essere. Una veduta a gradi completi della vita, uno stendere e distendere la propria esistenza, quasi fosse un elastico da allungare fino quasi a spezzarlo

Se ciò fosse vero, cioè se fosse vero che questi grandi scrittori vivevano e osavano di continuo per convinzione che questo era tutto ciò che il destino poteva offrirgli e che facessero ogni tipo di trasgressione come sorta di rivincita sulla brevità e crudezza della vita... hai me, mi getterebbero davvero in uno sconforto smisurato
Sarò un inguaribile romantico ma vivo nella convinzione che i grandi scrittori non avessero ( e non hanno ) bisogno di vivere materialmente le loro convinzioni ma che sapessero viverle con la loro mente, con il loro racconto. Che sapessero fare loro sorti non loro, felicità mai vissute, dolori mai provati, prendendo a prestito amori altrui Che sapessero assaporare sapori che non avevano mai gustato. Che non dovessero sfiorare la morte per apprezzare fino in fondo la vita. E tutto questo con la grandezza della loro capacità intellettiva e interpretativa, con il loro animo poetico, con la loro capacità di intravedere un destino più longevo della loro stessa esistenza

La fragilità e la debolezza della loro vita li rende quindi meno grandi, più umani, più disperati, perché anche loro non hanno intravisto una via d'uscita e sono caduti in vita scellerata

 

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