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La resa dei conti

Procedeva al passo, con lo sguardo rivolto verso il terreno; alla ricerca delle orme da seguire, i segni che lo avrebbero portato sempre più vicino all'uomo che stava cercando. Mike cavalcava lungo il sentiero arido, il calore lo faceva sudare e ogni tanto una smorfia di dolore gli trasformava i tratti del viso: da qualche anno soffriva di una forte lombosciatalgia e a volte andare a cavallo risultava difficile. Aveva vissuto all'aria aperta, dormendo spesso nei bivacchi intorno al fuoco, a contatto con la natura ed esposto ai suoi capricci. Era il tempo in cui andava in cerca di fuorilegge che avevano una taglia addosso. Era stato molto in gamba, difficilmente qualcuno era riuscito a sfuggirgli. Aveva una capacità di osservazione notevolissima, carattere fermo e un'ottima mira. In gioventù aveva avuto un fisico atletico, il viso dai tratti decisi con occhi attenti e profondi.
Portava folti baffi che gli conferivano un'espressione dura e un revolver Smith & Wesson Schofield in bella vista, dentro una fondina in cuoio modellata per l'estrazione rapida. Aveva inoltre l'abitudine di nascondere una piccola pistola a due colpi con le guance dell'impugnatura in madreperla. La teneva dentro un taschino per tutte le evenienze. Aveva tante avventure da ricordare, momenti in cui la vita si gioca in un attimo e i riflessi sono importanti quanto una buona dose di fortuna! Ma era stato molto tempo prima e lui aveva creduto che non si sarebbe più trovato in una situazione simile. Ormai aveva più di sessant'anni. Era appesantito, più lento, non si sentiva l'uomo di una volta: non avrebbe più cercato nessuno per soldi, per riscuotere una taglia. Si era ritirato nella sua casa in Arizona e là avrebbe voluto finire i suoi giorni. In pace!
La notizia era arrivata per caso: si era sparsa velocemente la voce che un giovane era stato assassinato da un giocatore d'azzardo, probabilmente scoperto a barare. Il giocatore lo aveva pugnalato a morte a sangue freddo e poi era scappato. Il fatto era avvenuto in una cittadina vicina, dove abitava sua sorella. Non gli ci volle molto per scoprire che il giovane ucciso era suo nipote Peter, un ragazzo di ventitré anni.
Mike, stravolto raggiunse la sorella appena in tempo per il funerale: una cerimonia semplice e poi il trasporto nel vicino cimitero. La donna non aveva più lacrime, si era chiusa nel suo dolore. Lo seppellirono accanto al padre che era morto di polmonite due anni prima.
L'ufficio dello sceriffo era un bugigattolo sporco e in disordine. Mike entrò mentre l'uomo di legge era impegnato nell'estrazione di qualcosa in fondo ad una narice. Subito dopo le prime parole, si rese conto che si trattava di un burocrate: disse di essere appena tornato in città da una missione, poi parlò di autorizzazioni, tempi tecnici circa la possibilità di organizzare una squadra per inseguire l'omicida e infine tentò di rassicurarlo. Mike lo guardò fisso ancora per un istante, gli voltò le spalle e uscì. Sentì riaffiorare vecchie sensazioni: venivano a galla come putridi fantasmi. Sentì le tempie pulsare, il battito cardiaco accelerato gli accorciava il fiato."Calma" disse a se stesso, "Devi restare calmo". Adesso Mike aveva bisogno di informazioni: si recò nelle scuderie e riuscì a farsi indicare il box dove il cavallo del giocatore era rimasto durante la sua permanenza. Notò le caratteristiche delle impronte dei ferri, si informò sul cavallo e sulla stazza dell'uomo. Entrò nel saloon dove si era svolta la partita: non era ancora mezzogiorno e il locale sembrava addormentato. C'era silenzio e un vecchio già sbronzo stava su una sedia, semi svenuto, con la testa penzoloni. Il barista dietro il banco lo osservò avvicinarsi e si illuminò in viso quando Mike fece scivolare nella sua mano diversi dollari in cambio di quello che voleva sapere: l'uomo che aveva ucciso suo nipote era di carnagione chiara, altezza media, corporatura robusta, sui quarant'anni ed era scappato subito dopo il delitto, verso sud. Raccolse le idee mentre finiva un whisky; andò a casa della sorella, riempì le bisacce con delle provviste e dopo averla abbracciata partì.

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7 commenti:

  • Marcello Insinna il 19/12/2011 22:21
    Ciao Bianca, avevo cercato la classificazione "western" e non avendola trovata ho scelto "avventura". ti ringrazio del bel commento.
  • Bianca Moretti il 18/12/2011 21:28
    Racconto d'avventura lo definisci? Un dramma direi, anche se non ci scappa il 2° morto, quello che da "copione" imporrebbe la famosa legge del taglione, ovvero la regola dell'occhio per occhio, dente per dente. Qui non scatta per... sopraggiunte complicazioni, sollevando non poco il protagonista dalla responsabilità "morale" di compiere l'infausto gesto... Bella l'ambientazione "western", ben condotto il ritmo della narrazione, efficace e profonda l'introspezione del protagonista. Promosso a pieni voti!
  • Marcello Insinna il 11/12/2011 22:59
    Si, si è vero sono un po' fissato. In effetti sono stato diverse volte nell'ovest americano e ogni volta ho avuto modo di scoprire qualcosa in più.
    Grazie del commento e dell'attenzione. Ciao Fernando, a presto.
  • Fernando Piazza il 11/12/2011 20:32
    L'ho votato ma il pollice non dà segni di vita. mah!
  • Fernando Piazza il 11/12/2011 20:31
    Rieccoti con uno scritto fresco fresco e tanto bello! Di sapore western in territorio rigorosamente americano che spesso prediligi come scenario dei tuoi racconti. (Ma quanto ci sei stato in America per lasciarti un segno così marcato?) E oltre allo sfondo ben caratterizzato anche la vicenda umana del protagonista è ben descritta e rappresentata. Storie di ieri e senza tempo, con un occhio attento ai sentimenti e ai valori che contano più di ogni cosa. Bravo
  • Marcello Insinna il 10/12/2011 20:56
    E aspetto sempre con curiosità il tuo commento. Grazie ancora.
  • Anonimo il 10/12/2011 19:26
    Bello... come per gli altri anche in questo racconto hai saputo ben preparare il finale, inaspettato, insolito. Buone descrizioni di stati d'animo e paesaggi... bravo davvero, Marcello. Ormai sei una conferma. ciaociao

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