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Carlo
Le piaceva proprio, avrebbe fatto carte false per stare con lui, e ora che se ne presentava l'occasione lei fuggiva, lo desiderava ardentemente ma non poteva, troppo onesta per sbagliare? No, troppo rovinata per sbagliare. O sapeva che non gli sarebbe piaciuta? Troppo mal messa, un fisico rovinato, a quale uomo ormai poteva piacere? Ma lei non voleva piacere a un altro uomo, lei voleva piacere a lui o meglio voleva essere sua. E intanto sognava, sognava i suoi occhi che la guardavano, che scrutavano la sua anima, sognava le sue mani che la sfioravano con dolcezza in mille carezze, e lei ora scappava, stava già pensando alla scusa da dirgli per non incontrarlo, ma lo desiderava maledettamente.
E si guardava allo specchio, fece scivolare la veste e si guardava, le cicatrici le attraversavano tutto il corpo, solo la faccia miracolosamente non le fu ricucita, ma il suo corpo era sezionato da tante cicatrici, le dissero che era stata già fortunata a non perdere la vita, si ma lei ora che cosa se ne faceva della vita se si sentiva un essere umano solo per metà, tante volte aveva pensato di farla finita, di distruggere per sempre quel corpo che la tormentava, ma poi allo stadio aveva conosciuto Carlo, e subito si era sentita attratta da quell'uomo. O meglio, la sua amica aveva conosciuto Carlo e si erano scambiate le e-mail, e Flavia se ne era impadronita , aveva rubato l'e-mail alla sua amica, un furto? no pensò lei, un prestito, tanto la sua amica non avrebbe mai chattato. non era tipo da stare al computer.
Lui non conosceva la sua passione e lei ci pensava bene a fargliela capire, non gli avrebbe mandato nessuna segnale, era convinta che lui sarebbe scappato ; lui, Carlo era veramente un bel uomo, alto possente, disinvolto, sempre con un sorriso a 32 denti, sempre allegro, lei avrebbe tirato per le lunghe finché poteva e poi, se fosse stato necessario avrebbe trovato una soluzione.
Già ora quando giaceva con il marito pensava a lui,( dall'incidente pareva che il marito avesse rapporti con lei solo per dovere coniugale, erano sempre cose frettolose come se il marito soffrisse di giacere con lei, lei non gli faceva una colpa, sapeva che ormai era difficile accettare di stare con un essere tutto ricucito, le sue cicatrici erano ancora troppo evidenti, chissà forse col tempo si sarebbero assorbite un po' le fu detto in ospedale,) quelle non erano più le braccia del marito ma del suo Carlo, si sentiva amata e in paradiso, finalmente aveva capito quando fosse appagante fare sesso con la persona giusta, e da un po' di tempo c'era sempre Carlo a letto con lei, bastava usare un po' di fantasia e il gioco era fatto e finalmente si sentiva felice.
La prima volta che chattò con Carlo gli disse del piccolo furto, gli aveva descritto com'era ma non accennò alle cicatrici, lei non poteva dirgli che era pronta per il tritacarne, lei voleva solo sognare di essere felice, perché ora le rimaneva solo il sogno e nei suoi sogni c'era spazio solo per lui, si ritrovava spesso a fantasticare su di lui, avrebbe dato tutto il resto della sua vita per un attimo di felicità, ma non era solo sesso, era avere gli stessi pensieri, spesso lei diceva cose che non pensava solo perché le piaceva sentirlo contrariato, lo immaginava con il sopraciglio corrugato e quando lui le parlava di meravigliosi posti esotici, sognava di stare con lui in quei posti; sognava che lui le faceva da Cicerone, mano nella mano, le mostrava tutte le meraviglie di quei luoghi perché loro due erano simili. Amavano le stesse cose. tutte e due rimanevano estasiati davanti alle bellezze della natura. Carlo le chiese di incontrarla. lei si tirò indietro, e gli
raccontò una frottola, gli disse che la figlia la voleva portare in Spagna, non era vero ma non lo poteva incontrare, lei lo sapeva che lo poteva solo desiderare e sognare, sapeva che la madre di lui era malata e gli disse di stare con sua madre perché aveva bisogno del figlio in quei momenti di malattia, perché era giusto così, . E invece no, gli voleva dire.: dimmi dove ci incontriamo? E poi sognava un ipotetico incontro, sembrava che lui le fosse entrato nel DNA eppure quando guardava la sua foto sul cellulare c'era qualcosa che la tratteneva, ma era lo stesso affascinante, gli aveva confessato un'altra piccola verità, gli aveva rivelato come lui la potesse trovare, sperava che lui non andasse a vedere tra le sue amicizie, ma lei sapeva che già lo stava facendo, forse era un modo per essere trovata. Si in effetti lei voleva essere costretta, neanche lei sapeva a cosa voleva essere costretta a fare, forse ad incontrarlo? Per rispondere doveva cercare nel suo cuore. Ed era cosa semplice cercare nel suo cuore, era tutto pieno di lui!
E poi Flavia si rese conto che la scusa della Spagna non reggeva E allora lo doveva incontrare? Questo pensiero la lusingava e la spaventava, come si sarebbe conclusa tutta la storia? Gli disse di si, che avrebbe fatto l'impossibile per incontrarlo e per dire la verità ci stava già lavorando, tanto pensò mal che vada avrò una stretta di mano ma saprò la sua mano come sarà , sudata e insicura o calda e stabile? Ma lei già lo sapeva, la sua mano sarebbe stata una roccia dove posare il suo fardello. Lo desiderava come un'adolescente il suo primo amore, si, lo voleva guardare negli occhi, lo specchio dell'anima e glielo aveva anche detto, chissà lui come l'aveva presa questa cosa qui, ancora doveva avere risposta. Sperava di saperlo entro la serata, si avrebbe saputo molte cose la prima volta che si sarebbero sentiti, stava in agitazione per l'attesa.
L'aveva sognato:stavano in un separé di un localino intimo, piccolo e discreto, lui si era alzato per accarezzarle i capelli, le levò i due fermagli e nel frattempo le parlava con voce suadente di come fossero morbidi i suoi capelli, e le sue mani scendevano su tutta la lunghezza dei capelli, ne prendeva una ciocca e dolcemente la attorcigliava sulle sue dita e continuava finche poi la mano lasciò i capelli per incominciare ad accarezzarle il collo, lei si irrigidì ma senza paura, aspettava le sue sapienti mosse consapevole di quello che stava per accadere, poi inclinò il capo all'indietro e lui sorreggendole la testa avvicinò le sue labbra a quelle di lei guardandola negli occhi, non vedeva paura nei suoi occhi ma passione e trasporto. Lei non aveva mai permesso a nessuno di accarezzarle i capelli, ma lui non era nessuno, lui era Carlo, e la mano di Carlo scese lungo il collo e si insinuò nella camicetta, lei lo lasciava fare, lei lo desiderava, lui arrivò sul suo seno e lei inarcò la schiena. si c'era una parte di lei che lo voleva fermare ma l'aveva aspettato per tanto tempo che si era consumata nell'oblio del desiderio. Carlo aveva la mano ferma, calda sicura e sapiente e accarezzava il corpo di lei con una passione che sapeva di avere repressa forse da troppo tempo, forse ancor prima di conoscerla, lei stava nei suoi sogni, la sua anima lui la sentiva da tanto tempo ormai ed ora era la che aspettava che lui la prendesse consapevole di volerlo, si lei voleva essere sua, Carlo sentiva che tutto il corpo di lei voleva essere suo e questo lo faceva sentire un re.
E poi il trillo della sveglia cancellò inesorabilmente il suo sogno; era ora di alzarsi, lei si guardò allo specchio, passò la mano sul seno, sospirò e iniziò la sua giornata di lavoro, però non le parve giusto che il sogno si fosse interrotto.
Intanto non lo sentiva da un giorno intero, ne stava male ma non poteva farci nulla, lui stava con sua madre malata e a malincuore lei doveva ammettere che era giusto così,
Finalmente lo sentì, quella sera ebbero uno scambio di e-mail veramente imponente, ma quante cose che conobbe quella sera su di lui, si era proprio una bella persona, quello che lei inutilmente aveva cercato nel marito. E poi ora non sarebbe stata più necessario una foto, era solo questione di tempo, si sarebbero incontrati, ormai la cosa aveva preso un'altra piega, lui la poteva trovare in qualsiasi momento, lei lo sapeva , e allora conveniva assecondarlo sperando che questo gioco non diventasse crudele per lei.
Si era pentita tante volte di aver iniziato questo gioco che in breve tempo l'aveva trascinata nelle sue spire senza che lei se ne rendesse conto, pensava che se avesse solo rimirato la foto di Carlo e basta ora non stava in simili casini, ma la sua vita era stata misera e quando si accorse di un sogno decise di farlo suo, ne aveva bisogno o meglio la sua anima doveva essere nutrita. Ma pensava anche al momento in cui si sarebbero incontrati cosa sarebbe successo? Sarebbe rimasta una semplice e innocente amicizia? O lui pensava a cose diverse, (lei pensava,) così le sembrò di aver capito, che anche lui era in cerca di un 'anima da adottare, sperava che fosse lei la sua anima, ma voleva anche dirgli di amarla con gli occhi del cuore perché ormai il suo corpo non era più bello.
Ormai il suo corpo non era più bello:: questo era il pensiero che la tormentava, che cosa poteva offrire, se fosse stata ancora bella non avrebbe avuto paura di sbagliare, avrebbe sbagliato alla grande ma avrebbe anche bevuto alla fonte della passione, avrebbe potuto dare sfogo a tutta la sua femminilità, ma ormai sapeva che di femminile non aveva più nulla.
Ora chattando lui usava un'altra tattica, la lusingava con parole di stima, era un gioco sottile il suo, ogni volta che voleva farle fare qualcosa lui la lusingava e lei desiderosa di essere capita cadeva nei suoi dolci tranelli. che cosa voleva ora lui? Voleva incontrarla, non sapeva che lei aveva già deciso per il si, e si stava preparando a quell'incontro; aveva paura certo, non sapeva come si sarebbe potuta muovere, non sapeva proprio lui cosa avrebbe potuto fare.
Sarebbe stato un semplice incontro tra amici? avrebbero preso un caffè e chiacchierato delle storie passate? o lui si sarebbe spinto oltre? o lui voleva incontrarla per vedere proprio come era e poi decidere? . ma quante domande nella sua testa e neanche una risposta, sarebbero stati giorni lunghi assai per Flavia, non aveva certezze, anzi le sue certezze le conosceva ma quelle di lui proprio no.
E venne il giorno delle verità, Flavia si svegliò molto presto, anzi non aveva quasi dormito, la giornata trascorse lenta ma quando giunse il pomeriggio, Flavia fu veloce nel vestirsi, aveva programmato ogni movimento 100 volte, tutto procedeva alla grande, per ultimo indossò il braccialetto di perline gialle al polso, quello era il segnale per farsi riconoscere, aprì la porta, uscì di casa girandosi indietro come se volesse dare un'ultima occhiata alla casa, no, era un'ultima occhiata a come era lei poco prima di incontrarlo. salì in macchina e si diresse al posto convenuto.
Arrivò 30 minuti prima, aveva calcolato questo particolare, voleva vedere il posto, voleva cercare ancora sicurezze, ma di sicurezze per lei quel giorno non ce ne erano; si sfilò il bracciale, poi lo rimise e poi lo sfilò di nuovo e lo mise nella borsetta; non si accorse di essere osservata, riprese il bracciale dalla borsetta, lo rigirava tra le dita, nel frattempo si fece l'orario dell'appuntamento, lei guardò l'orologio, rimise il bracciale al polso e camminava su e giù, nervosamente; poi all'improvviso decise, sfilò il bracciale, lo gettò in terra , si avvicinò alla macchina. vi salì e non riuscì a chiudere la portiera, qualcuno la teneva, alzò gli occhi e lo vide e subito guardò il suo polso, ebbe paura, si tranquillizzò un poco vedendo che non aveva il bracciale, pensò che poteva sempre dire che non era lei Flavia, tutto questo in un lasso di tempo veramente esiguo.
Carlo si chinò verso di lei e ::ma dimmi la verità Flavia, mica stavi scappando? E intanto le porgeva il bracciale che lei aveva gettato un attimo prima.
Le sue guance divennero di un rosso vivo, abbassò gli occhi, (non sapeva cosa dire, era stata scoperta si sentiva arrabbiata con se stessa) e mormorò::: pensavo non venissi più.
Carlo la guardò, inclinò leggermente il capo su un lato e fece una smorfia e poi disse:: ma ti sembra che io potevo mancare ad un simile appuntamento? E le prese la mano aiutandola ad uscire dalla macchina e continuò:: dai prendiamo la mia, vieni.
Flavia non aveva programmato una simile eventualità, lei pensava ad una bibita nei paraggi, un incontro veloce, tanto per presentarsi, ma Carlo no, Carlo aveva programmato tutto il pomeriggio con lei.
Salirono in macchina e partirono, Flavia non sapeva dove stavano andando, si girò verso di lui, e ancora non ci credeva che stava ad appena 20 cm da lui, lui a sua volta, sentendosi osservato si girò verso di lei; Flavia gli domandò: dove stiamo andando? e e lui:::::: non ti preoccupare, un bel posto, se ti conosco abbastanza ti piacerà.
In effetti aveva avuto ragione lui, la portò sul punto più alto della città, scesero dalla macchina, si appoggiarono ad essa e guardarono il panorama.
Il sole iniziava la sua discesa verso il tramonto, i suoi raggi rossicci si irradiavano colorando il cielo e le poche nuvole di un tenue color rosso, la città dabbasso iniziava ad illuminarsi con mille piccoli puntini luminosi, uno spettacolo mozzafiato. Flavia era affascinata si dallo spettacolo che stava ammirando ma molto di più dal fatto che lui aveva capito quello che a lei piaceva; Carlo le si avvicinò , le mise il braccio sulle spalle e la strinse a se ma teneramente, senza pressione eccessiva, come farebbero due amici.
Flavia fece uno sforzo terribile per non far trasparire le sue emozioni almeno così credeva, ma Carlo la teneva d'occhio ; poi Carlo tirò fuori dal portabagagli una bottiglia di spumante, due calici ed una rosa rossa e porgendola a Flavia disse::all'amica più sincera del mondo.
Flavia fu un po' delusa di queste parole ma anche rassicurata; ora che gli stava vicino si rese conto che Carlo era un traguardo irraggiungibile per lei, il timore di non piacergli era scongiurato, aveva perso un amante ma sapeva che era meglio così, meglio un amico che un amante disgustato. ( tanto Flavia aveva paura di esporre il suo fisico) , ma la serata era appena incominciata.
Carlo la invitò a sedersi su un muretto in quei pressi, le passò i calici e stappò lo spumante, ne versò nei calici, appoggiò la bottiglia a terra, prese il suo calice e disse ::su un brindisi a noi.
E i due calici furono alzati, Flavia lo guardò e lui disse.:brindo alla donna che ha paura di me.
Il sangue di Flavia smise di circolare, almeno lei così pensò, perché quelle parole? , cosa voleva dire?, cosa aveva capito di lei?.
Lui bevve e anche Flavia ne sorseggiò un poco, Carlo prese i calici e li appoggiò in terra vicino alla bottiglia, si girò verso di lei le prese le mani tra le sue e le chiese:: perché hai paura? Di cosa hai paura?
Flavia lo guardò, non aveva più quel suo sorriso tanto rassicurante, aveva un velo di tristezza negli occhi, lei non poteva vederlo soffrire, gli voleva bene, la sofferenza di Carlo d'un tratto era diventata anche la sua e poi per un gioco assurdo si avvicinarono l'uno all'altro e si ritrovarono con le labbra unite, fu un bacio lungo, non era un bacio appassionato, era un bacio nostalgico di cose perse, era un bacio di anime in pena, era un bacio di sofferenze represse, ; si allontanarono l'uno dall'altro si guardarono negli occhi, e capirono in quell'istante che i loro pensieri viaggiavano sulla stessa strada, ; si volevano, si cercavano si volevano completare a vicenda e unirono di nuovo le labbra. Ma questa volta fu un bacio d'amore lungo, lento , appagante, poi Carlo si ritrasse e disse:: vieni che ti riaccompagno alla tua auto, per oggi abbiamo avuto anche troppe emozioni.
Quella sera Flavia si mosse come un'automa nella sua casa, le sembrava tutto diverso, il marito per farsi capire le doveva ripetere le cose, ma Flavia non si accorse di nulla, preparò la cena, mangiò con lui, lavò i piatti e poi disse che aveva mal di testa ed andò a letto, poco dopo la raggiunse il marito, le domandò come stava, lei mugugnò qualcosa, si voltò dall'altra parte e fece finta di dormire mentre le lacrime le scendevano sul viso.
Ora aveva capito, non sarebbe mai potuto essere la sua Flavia, decise di tirarsi indietro alla meno peggio.
E ci fu un altro incontro, andarono al solito posto, Carlo le si avvicinò e tentò di baciarla, lei si ritrasse, si rannicchiò sul sediolino e con un filo di voce gli chiese di riportarla a casa.
Lui divenne cupo, chiese il perché.
Lei non poteva dirgli perché , ne aveva vergogna, si ritrasse ancora di più.
Lui vedeva il suo disagio ma non capiva, si allontanò un poco, le prese una mano e disse:: ma a che gioco stai giocando? Abbiamo programmato per tanto tempo questo incontro e ora ti tiri indietro, ? cosa c'è che non va? Ho forse sbagliato qualcosa? hai bisogno di più tempo,' forse da me vuoi solo amicizia? parla, dimmi qualcosa altrimenti impazzisco.
Lei lo guardò con gli occhi di un cerbiatto ferito, gli accarezzò il viso e gli disse con un filo di voce:. il problema non sei tu, sono io, ho paura di non piacerti, ho vergogna del mio corpo, e mi vorrei nascondere, scusami se ti ho lasciato credere tante cose che ora non ti posso più dare, mi sono illusa di poter superare degli ostacoli, ma non ce la faccio, e mi sento di morire.
Carlo comprese le sue difficoltà , aveva già intuito qualcosa del genere e colmo di amore per lei l'attrasse a se e la baciò , poi le disse calmo e suadente di guardarlo in viso e disse::ma secondo te il mio amore è così superficiale fino a farmi soffermare sul tuo corpo e no sulla tua anima? Tu ne devi essere fiera perché è parte di te ed io amo tutto il tuo essere.
Lei lo guardò , non capiva più nulla, lui riusciva a leggere i suoi pensieri più nascosti, capiva le sue paure, diceva di amarla così com'era. Ma lui non sapeva veramente lei come era e come il suo corpo fosse martoriato.
Lui le diede un bacio casto, e le disse:: aspetterò che sia tu a fare la prima mossa quando ti sentirai pronta, verremo sempre qua e ci terremo solo per mano. Mise la macchina in moto e la riportò alla sua macchina.
Flavia veramente non capiva più nulla, si incontravano spesso, chiacchieravano, qualche bacio e basta, e lei si sentiva sempre più attratta da lui ma aveva paura del suo essere, aveva paura di perderlo. E poi decise.
Il giorno dopo parlò con il marito, gli disse che ormai non sentiva più trasporto per lui, che era stanca di mentire momenti di sentimenti ormai vuoti, che aveva bisogno della sua libertà.
Il marito le chiese se ci fosse un altro, lei lo guardò e confessò che si era innamorata di un altro ma che l'altro non lo sapeva, e che voleva stare da sola, fu un momento difficile, il marito la guardava perplesso, non si era accorto della sofferenza della moglie , le chiese di ripensarci su, forse era stanca ed aveva bisogno di una vacanza. Ma Flavia fu irremovibile, gli disse che stesso il giorno dopo sarebbe andata via, dove non lo sapeva ancora, forse sarebbe andata dalla sorella, ma sapeva di sicuro che doveva chiudere con il marito quella sera stessa.
Il giorno dopo preparò le sue cose ed andò via, si fece ospitare dalla sua amica Lea, le disse per poco tempo, il tempo necessario per capire cosa volesse veramente. Ora veniva la parte più difficile, doveva chiudere anche con Carlo, ma come fare per non farlo soffrire? Era difficile, lui parlava di amore platonico ma fino a quando?, sarebbe venuto prima o poi il momento della resa e cosa avrebbe fatto lei allora? non voleva il suo disgusto, si confidò con l'amica, le raccontò tutte le sue pene e aiutata dall'amica scelse un convento dove si potesse rifugiare temporaneamente. In quel convento c'era anche sua cugina, E la mattina dopo l'amica l'accompagnò alla stazione, si salutarono, lei salì sul treno e aspettò la partenza.
Quando il treno partì una crisi di pianto le sconvolse l'anima, stava dicendo addio a tutta la sua vita, ed era difficile staccarsi da essa, arrivò al convento nel primo pomeriggio, la cugina la stava aspettando, l'abbracciò, piansero, si abbracciarono di nuovo e la cugina dandole una pacca sulla spalla le disse ::povera Flavia, su non piangere, qui troverai la pace che ti serve, e quando ti sentirai più forte potrai tornare alla tua vita.
Tornare alla tua vita, come suonavano strane quelle parole, lei non sarebbe più potuta tornare tra le braccia del suo Carlo.
Quella sera Carlo non la vide arrivare, provò a telefonarle, ma il cellulare era spento, non riuscì a raggiungerla, già pensava a qualche litigio in famiglia, se ne dispiacque ma non poteva fare niente.
E la sera dopo Carlo non la vide e anche poi un'altra sera, ora si preoccupava, il cellulare sempre spento, cosa poteva essere successo alla sua Flavia, decise di affrontare il marito, era convinto che fosse successo qualcosa di grave, forse il marito l'aveva costretta a confessare il loro amore, ma poi pensò che non avevano fatto nulla di eclatante per suscitare le ire del marito. Non c'era stato sesso tra loro, ma forse anche solo un tradimento con il pensiero poteva ferire un uomo e Carlo lo sapeva bene, ma ora doveva salvare la sua colomba, , si ricordava la targa della macchina di lei, e un amico recuperò l'indirizzo, Carlo vi andò e aspettò il marito di Flavia, lo vide arrivare, aspettò che parcheggiasse e lo affrontò. Ci furono momenti concitati, volarono dapprima parole pesa anti e poi stavano per azzuffarsi quando il marito di Flavia urlò che lei non stava più la ma da un'amica e che lui non la voleva più vedere ne sentire.
Come una furia Carlo si diresse a casa dell'amica, mille pensieri lo torturavano, eppure le aveva detto che lui sapeva aspettare i suoi tempi, le aveva fatto capire che l'amava più della sua stessa vita, perché era scappata, forse l' amore di Flavia non era grande abbastanza?
Arrivò dall'amica, bussò , gli fu aperto e Carlo inveì' contro l'amica, le urlò tutta la sua rabbia, disse che doveva sapere dove fosse Flavia; ma l'amica gli disse che lei non sapeva dove fosse, che Flavia stava scappando dai suoi fantasmi, gli disse solo che l'aveva accompagnata alla stazione ma non sapeva neanche quale treno avesse preso perché l'amica non le aveva permesso di sapere oltre per non essere trovata, però gli disse che ogni tanto si faceva sentire; Carlo, disperato, deluso si ripeteva a voce alta ::perché, perché. Era come se volesse trovare una risposta. L'amica di Flavia gli disse:: ascoltami, Flavia ti ama e forse anche troppo ma ha dei problemi che non può risolvere e per non ferirti ha preferito sparire, fattene una ragione perché lei non torna indietro. Intontito Carlo andò via e ripeteva a se stesso :: ha dei problemi, ha dei problemi. Ma che problemi potevano impedirle di amare? aveva avuto il coraggio di lasciare il marito e si faceva fregare da dei problemucci.
Per tutta la settimana Carlo rimuginava sulla cosa e non ne veniva a capo, quale problema aveva potuto costringere Flavia ad allontanarsi da lui? Eppure nei suoi occhi, lui ne era sicuro, aveva visto l'amore, la passione, cosa era potuto succedere'
Flavia aveva parlato con l'amica, aveva saputo di Carlo, lo voleva chiamare, spiegargli tutto ma non poteva, il suo orgoglio le impedivano di parlare e pregò l'amica di mantenere il segreto
Povera amica, sentiva Flavia che piangeva per amore e incontrava Carlo sempre più triste, ormai era affezionata a quella coppia che non riusciva ad essere felice. Prese la sua decisione e diede appuntamento a Carlo a casa sua. Lo fece entrare, gli offrì un caffè e poi incominciò a parlare di Flavia, gli disse dell'incidente, del lungo periodo in ospedale, delle estenuanti terapie e del dolore di Flavia per averlo lasciato e gli mostrò delle foto.
Carlo le guardò, vide il corpo di lei segnato in molti punti, guardava il viso di lei triste, sconsolato e si mise a piangere, dopo un po' si asciugò le lacrime e verso l'amica disse:: io la devo ritrovare, queste ferite non hanno senso, sono quelle dell'anima che io voglio guarire, ti prego se sai dov'è , dimmelo, non la farò soffrire, ha già penato tanto, ora deve vivere e accanto a me!
L'amica lo guardò in viso, capì che era vero amore e si decise a parlare:. Non so di preciso dov'è , so solo che si è rifugiata in un convento ed ha preso il treno per Padova. di più non so, lo accompagnò alla porta augurandogli buona fortuna
Quella sera Carlo non fece nulla, cenò e finalmente dopo tanto tempo riuscì a dormire, il giorno dopo si procurò la lista di tutti i conventi della provincia di Padova e partì.
Arrivato a Padova fece una prima scelta dei possibili conventi che ospitavano dei civili, ma non trovò nulla, allora ne fece un'altra un po' meno probabile, e poi una terza ed infine una quarta, ma la sua ricerca non approdò a nulla, demoralizzato chiamò l'amica di Flavia e si confidò con lei. L'amica gli rispose che le era venuto un dubbio e di chiamare nel primo pomeriggio, aveva un sospetto che voleva controllare.
Per Carlo furono ore lunghissime, non mangiò per niente, sempre a guardare l'orologio come se il tempo così passasse più velocemente, poi preso da una specie di frenesia incontrollabile richiamò l'amica.
Carlo:pronto, hai novità, hai saputo qualcosa.
Amica: si, certo, è inutile che tu cerchi nei conventi normali, lei sta con la cugina monaca in un convento di clarisse, non ti faranno mai entrare. ed io non so cosa suggerirti.
Carlo: non ti preoccupare, so io come fare, tu dammi solo l'indirizzo al resto penso io, prese degli appunti e staccò la comunicazione.
Il giorno dopo Carlo si recò al convento, bussò , si aprì una piccola grata e una monaca chiese cosa volesse, lui chiese di Flavia ed ebbe risposta negativa, lui insistette e la monaca scusandosi chiuse la grata
Carlo non si perse d'animo, andò alla macchina e dal portabagagli tirò fuori un megafono, lo portò alla bocca ed iniziò a chiamare a gran voce la sua amata, una, due, tre quattro, cinque volte , fino a quando il portone del convento non si aprì e vide Flavia, Carlo staccò il megafono dalle labbra e si avvicinò, gli occhi di lei erano affossati segno di un pianto lungo, era dimagrita, pallida, provata.
Carlo la strinse a se, la baciò teneramente sulla guancia,
Flavia: tu non sai quel che hai fatto, io non potrò mai venire con te, tu non sai, non immagini e intanto piangeva.
Carlo: no ti sbagli, ho visto le foto, ora so e ti chiedo scusa, ma il mio amore non si ferma davanti a qualche brutto ricordo, e ora solo tu devi avere il coraggio di accettarti per quel che sei, io ti voglio così , non mi importa niente dell'incidente e delle sue conseguenze, so solo che ti amo e questo mi basta. va a prendere le tue cose che andiamo a casa.
Flavia non capiva più nulla, chi le aveva mostrato le foto, ma le aveva viste bene? E l'accettava così come era? un mostro? Lo guardò in viso, lui era convinto, deciso e poi Flavia guardò il megafono e pensò che veramente lui la voleva, veramente non gli pesavano le sue cicatrici, si girò dicendogli: un attimo e sarò da te... tornò raggiante dentro il convento, alla rinfusa mise le sue poche cose in valigia, salutò la cugina e le altre Sorelle e raggiunse il suo lui. salirono in macchina e partirono.
Durante il viaggio spesso i loro sguardi si incrociavano, lui chiese dell'incidente, lei fu minuziosa nel raccontarlo, gli disse anche delle sue paure, gli chiese perché lui l'amava.
Lui non rispose subito, aspettò di raggiungere un punto di ristoro sull'autostrada perché sapeva che non poteva darle solo parole ma anche abbracci, ora lei ne aveva bisogno e lui lo sapeva bene e arrivarono in uno di quei punti, lui parcheggiò , scesero, entrarono nel bar e lui scelse un angolino quasi appartato, si sedettero, ordinarono la colazione. si rifocillarono, la loro fame era incredibile, sembrava che avessero attraversato una carestia biblica, poi lui le prese le mani tra le sue, la guardò negli occhi e le disse.: non c'è un motivo per cui un amore inizia, so solo che mi sei entrata nell'anima, so solo che questi giorni sono stati terribili, una solitudine e una miseria enorme mi sono sentito dentro, non posso vivere senza il tuo amore (e nel frattempo le accarezzava il viso,) voglio vivere con te per sempre, non ti permetterò più di scappare.
Tornarono in macchina e proseguirono il viaggio, arrivarono nella loro città ed andarono a casa di Carlo, lui si fece una doccia e poi toccò a lei, stette un tempo infinito sotto l'acqua quasi volesse che l'acqua si portasse via tutto il male dal suo corpo, Carlo intanto aspettava, stava in pensiero, si avvicinava alla porta del bagno e domandava.:tutto a posto, ? .
Non osava entrare, voleva che lei si sentisse al sicuro, che fosse tranquilla, e finalmente lei usci dalla doccia, aveva l'accappatoio chiuso fin sotto il collo, lo teneva stretto, si poteva sentire la sua paura, ma Carlo le si avvicinò le prese il viso tra le mani e la baciò, e poi lentamente le aprì l'accappatoio, lei cercava di tenerlo chiuso ma non faceva molta resistenza, l'accappatoio fini in terra, Carlo fece un passo indietro per guardarla meglio e disse:: Dio come sei bella.
Lei istintivamente si guardò , si c'erano le cicatrici ma non erano tanto evidenti come lei ricordava, parevano più rughe che cicatrici.
Lui le si avvicino, l'abbracciò, la baciò e lei si strinse tra le sue braccia, finirono sul letto, fu una notte di vero amore, e poi ancora amore, stavano l'uno nelle braccia dell'altro, si accarezzavano e si baciavano come per rafforzare il loro rapporto, avevano bisogno del contatto dei loro corpi, finalmente verso l'alba presero sonno. Furono svegliati dal trillo del telefono, Flavia meccanicamente alzò la cornetta e disse.:pronto?. Era la sua amica che come sentì la voce di Flavia che rispondeva assonnata al telefono della casa di Carlo gridò felice dicendo::: finalmente, stavo in pensiero, come va Flavia?
Flavia:tutto bene, benissimo. e riattaccò , si rannicchiò vicino a Carlo che istintivamente l'avvolse tra le sue braccia e ripresero a dormire.
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- Bel Racconto. piaciuta la finale Brava