Dovrei piangere. Così dicono.
Dovrei insultarti, urlarti addosso tutto il mio disprezzo.
Disperarmi, tormentarmi. Sfinirmi.
Così dicono.
Invece sei tu quello che piange.
Fai per abbracciarmi. Ma mi scosto con naturalezza. E non mi fa male.
Mi prendi la mano. Il cuore non mi batte, però.
Mi dici che hai sbagliato. Che mi ami. Ma mi sembra di non sentirti. E neanche di vederti. Seduto qui, davanti a me, mi fai quasi tenerezza.
Spaventato. Disorientato.
Ma a me non dispiace.
Ad essere sincera non mi fa nemmeno piacere.
Non mi fa nulla. Questo nessuno me l'aveva detto, però.
Come in un film. Sento di interpretare una parte.
Tu no, invece. Tu piangi davvero. Singhiozzi, ora.
Ma ora tocca a me.
Ti chiudo la porta alle spalle.
Avrei dovuto sbattertela in faccia. Così dicono.
Avrei dovuto.
Non innamorarmi. E non andare a vivere con te così in fretta.
Avrei voluto.
Non fidarmi.
Avrei potuto.
Fare qualcosa di diverso. Forse.
Ma non mi interessano più questi pensieri.
Forse perché non mi interessi più tu.
Per amore si può perdonare. Così dicono.
Ma io non ti amo più.
Ti mando via. E non resto neanche a guardarti.
Ora, in casa, da sola. Dovrei prendere a pugni un muro. O un mobile. Crollare. Sentirmi finalmente libera di ammettere che invece ti amo ancora. Così dicono.
Nessuno mi ha detto che avrebbe potuto anche non farmi male, però.
Non mi fai male.
Ed è questo che fa più male a te. Così dicono.