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Lucus

Ero un bambino normale, all'apparenza: statura normale, corporatura normale, intelligenza normale. Eppure, ero diverso. Lo sentivo io, lo avvertivano gli altri. Era una percezione che aleggiava nell'aria, una consapevolezza collettiva, inspiegabile ma palpabile. Persino con i miei genitori, ai quali volevo bene, persino con loro, c'era un certo distacco, una sorta di apatia reciproca. Il paesino in cui vivevo contava ottocento anime e tutti si conoscevano. C'erano persone estroverse e persone riservate, uomini più socievoli e altri più litigiosi, caratteri migliori e peggiori, ma erano
comunque una comunità: un filo invisibile li teneva insieme, li aggregava, li univa. Poi c'era un corpo estraneo e avulso, l'intruso: io.
Nessuno, razionalmente, avrebbe potuto spiegare perché, ma tutti, nel proprio profondo, lo sapevano. Non: 'lo capivano'. No: 'lo sapevano'. Sapevano che non ero uno di loro. Forse gli occhi di un forestiero non avrebbero colto la diversità, ma lì, nel villaggio, tutti erano consapevoli. Eppure nell'aspetto e nelle azioni ero come gli altri, facevo tutto quello che facevano i miei coetanei. Solo in una cosa ero palesemente diverso: nel mio rifiuto, immotivato ma irremovibile, d'inoltrarmi nel bosco.
Crebbi e divenni adolescente, e il mio desiderio di integrazione mi spinse, infine, ad accettare di partecipare ad una festa all'interno della selva: una sagra annuale dove tutta la comunità entrava nella macchia in processione e, come in un rito pagano, ringraziava la divinità del bosco per quello che offriva e chiedeva aiuto e frutti e protezione. Finché il dio fosse stato benevolo, il paese avrebbe prosperato. Quell'anno era stata organizzata una cerimonia in grande stile, poiché erano già quindici anni che il bosco sembrava rimpicciolire ed era sempre più avaro.
Avanzai in coda alla fila, presagendo che qualcosa di sconvolgente stava per accadere. Gli altri, ignari, non si accorgevano di nulla: osservavo le loro facce allegre e ilari, e nessuno badava a me, mentre la mia tensione aumentava. Cominciavo a provare delle strane e sgradevoli sensazioni, come se stessi per avvicinarmi ad un qualcosa di indefinito che qualche angolo del mio cuore temeva e pareva rifiutare; poi, però, mi accorsi che il mio corpo si stava rilassando e la mia mente rinunciava a combattere contro questi sentimenti che già non giudicavo più spiacevoli: mi abbandonai e mi arresi a queste emozioni mentre la gente, incurante di me, continuava i festeggiamenti, le offerte e i riti.
Tutto accadde con estrema naturalezza: mi allontanai dalla folla festante e mi addentrai nella parte più folta del bosco. Pian piano sentivo crescere dentro di me un'energia nuova, forte, intensa. Avvertivo, in un'eccitazione dirompente, tutti i miei sensi amplificarsi allo stesso tempo nel mio essere: caldo e freddo; pieno e vuoto; quiete e tumulto.
Comprendevo che, in qualche modo a me ignoto, mi stavo espandendo; gli odori colpivano intensi e scoprivo la vita tra le piante e dentro di esse. Mi muovevo veloce, quasi fluttuando, mentre cominciavo a nutrirmi ed allo stesso tempo essere nutrimento della natura che mi circondava. Vennero a me
degli animali: il picchio rosso e il tasso, la piccola volpe, e il capriolo. E, infine, gli occhi mi si aprirono e vidi! Vidi le creature e gli esseri e i semiesseri; e vidi l'energia che da loro scaturiva e la loro aura che si diffondeva; riconobbi il sospiro del monte Sperone, la calma placida del Lago del Mis e la voce allegra del suo ruscello. Distinsi il battito del cuore di Madre Terra e colsi il nascere della vita dei germogli. E tutto questo in un solo istante. Udii, fiutai, vidi, ascoltai: fui pregno di natura e in comunione con essa. Fu un'esplosione e fu un'implosione. Attraversai il ruscello e, toccando l'acqua, diventai acqua io stesso per poi non esserlo più una volta uscito, ma in realtà essendolo ancora. Infatti ero acqua e terra e legno e vita e aria e vento. Ero tutto. Ero io. Ero il dio: il dio del bosco.

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5 commenti:

  • Massimo Bianco il 22/01/2012 14:38
    Ci sono dei buoni spunti in questo raccontino. tutto sommato è anche ben scritto e siccome vedo dal tuo profilo che hai appena 16 anni non posso che farti i compliementi. Benvenuta su PR.
  • elisa il 19/01/2012 06:54
    x Sara, Lucs e Elisa.
    Grazie per i complimenti, fanno sempre piacere. E per il consiglio, ce né sempre bisogno.
  • ELISA DURANTE il 18/01/2012 18:37
    Piacevole lettura di un testo "fiabesco" scritto molto bene
  • Anonimo il 17/01/2012 15:58
    Un racconto che porta direttamente in un mondo fantastico, complimenti
  • sara zucchetti il 17/01/2012 12:53
    Interessante racconto legato alla natura, lo avrei messo come racconto di fantasia se mi permetti il consigli. Le emozioni che provava il protagonista le ho sentite e il senso di affrontare il suo dovere lo trovo come una metafora perfetta!

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