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Tanto, che male fa?
Intelletto, ragione, sentimento.
Di queste tre "cose" una sola ci differenzia dal resto degli animali, e neppure completamente. Perché un minimo, un barlume di ragionamento, è presente anche negli animali più evoluti, o in quelli più "addestrati".
Ora, si pensi a quanto "addestramento" c'è nella nostra educazione, che dura ormai un numero di anni pari a un terzo, o più, dell'intera vita. E che non termina completamente neppure dopo, se si è percettivi ed attivi.
Si pensi a quanto è sviluppato il nostro cervello, in confronto al resto degli altri animali. Io non credo sia un disegno divino, ma semplicemente un'abnormità diventata regola, come quella che ha portato al gigantismo delle balene o alla super specializzazione dei colibrì.
La nostra cosiddetta intelligenza non è altro che questo, una specializzazione affinata ed esponenzialmente ingigantita da migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, di evoluzione.
Accadde lo stesso con mille, o milioni, di altre specie animali, che spesso finirono estinte proprio a causa della loro eccessiva specializzazione. E della loro non più sufficiente capacità di adattamento.
Potrebbe succedere anche a noi, in un futuro non troppo lontano, se continueremo a non accorgerci di quello che ci sta succedendo. Le avvisaglie ci sono tutte. Già da un bel pezzo. E sono raggruppabili in un lento, ma progressivo, allontanamento di gran parte del genere umano dalla capacità logica del pensiero. La stessa che ci ha così incredibilmente sopraelevato rispetto al resto della vita presente sul pianeta.
La capacità logica del pensiero è il plus che ci ha permesso di sviluppare sistemi e tecnologie le quali, dopo averci consentito di spadroneggiare a livello competitivo con tutti gli altri animali, ci hanno consentito di arrivare a modificare addirittura il nostro ambiente naturale, adeguandolo e subordinandolo, in maniera irreversibile, alle nostre esigenze. Al contrario di ciò che era sempre successo finora.
La cosa ha comportato, chiaramente, la perdita, parziale o totale, vedremo in seguito, della nostra capacità di adattamento. E lo sviluppo di un'ecosistema in gran parte irreversibilmente artificiale. Che necessita, tra l'altro, di un continuo e inarrestabile sviluppo affinchè non ci imploda addosso.
Sviluppo che è possibile solo con la continua applicazione, e affinamento, del pensiero logico, o matematico, che dir si voglia.
Ma la capacità logica del pensiero non è innata, o forse lo è ma solo in minima parte. Per il resto deve venir costruita a prezzo di continui e ben mirati interventi educativi chiamati istruzione.
L'istruzione, che chi riceve chiama apprendimento, è nozionistica, e allora si chiama memoria, e sistematica, nel senso di capacità di elaborazione e sviluppo delle nozioni acquisite, e allora si chiama ragione. Capacità di ragionamento. E il ragionamento o è logico o non è. Non ci sono vie di mezzo. Altrimenti non si chiamerebbe così. Ed ora vengo al dunque.
Qualsiasi immissione di programmi o sistemi non logici, durante il periodo d'apprendimento, penalizza e limita la capacità razionale dell'intelletto per molta, se non per tutta, la durata della vita stessa.
Allo stesso modo, l'immissione di programmi di disturbo, comunemente ormai chiamati virus, modifica temporaneamente o permanentemente, ma più spesso permanentemente, il funzionamento dei sistemi informatici.
Allo stesso identico modo un acido nucleico (virus) immesso in una cellula vitale ne modifica, temporaneamente o permanentemente, la struttura e la vita stessa.
I virus del nostro intelletto si chiamano superstizioni e religioni. Più gravi le prime, ma più insidiose e molto più organizzate le seconde.
L'obiezione più frequente, e quella che, più di tutte le altre, ne consente la sopravvivenza e la perpetuazione, o la non mai completa eradicazione, è forse la seguente: "Tanto, male non fa."
Si sente dire in continuazione, da parte di non credenti, o credenti all'acqua di rose, nei confronti di chi invece, alla religione ha sacrificato molta, o quasi tutta, la parte razionale del suo intelletto.
In nome di ideali bellissimi, per carità, e molto allettanti: quasi sempre un'ipotetica vita eterna o una reincarnazione più o meno dignitosa, ma pur sempre vita. Insomma, un'esenzione da ciò che più ci spaventa: la morte.
"Tanto, che male fa?", ho sentito dire, anche non molto tempo fa, da un mio amico a proposito della fissazione religiosa di un suo stretto congiunto. In proposito ha detto testualmente: "Si, lo so, che è eccessiva e imbarazzante, questa sua fissazione per pellegrinaggi e funzioni religiose, ma tanto, che male fa?"
Come, che male fa? Se uno, a cinquant'anni, ci dicesse di credere ancora fermamente alla favola di cappuccetto rosso, o a quella, più pruriginosa, di biancaneve, o magari a quella, molto più bella, di cenerentola; se a queste si ispirasse e si attenesse per decidere il suo stile di vita, che cosa gli diremmo?
Gli diremmo forse "tanto, che male fa"?
Davvero?
O penseremmo piuttosto che sia un mentecatto con le formiche nel cervello?
Allora perché, a chi che crede che un tale abbia aperto con bastone le acque del mar rosso per farvi passare un intero popolo, aspettando poi che lo stesso fosse invaso dagli inseguitori per richiuderlo con lo stesso bastone, annegandoli in toto, tanto per dirne una, a costoro invece diciamo "tanto, che male fa?"
Ma come, "che male fa"? Un sacco di male fa! Specialmente se è una cosa che si tira dietro fin da bambino. Specialmente se è una cosa sulla quale è stata innalzata una struttura di pressione e controllo che pretende di avere diritti e prevalenza perfino sulle coscienze, come ogni struttura ecclesiastica!
Poche cose al mondo sono più pericolose e destrutturanti. Poche cose al mondo sono così apertamente, e vigliaccamente, ricattatorie: o credi nella nostra tal dottrina, peraltro contraria ad ogni minimo di logica, oppure brucerai all'inferno, o ti reincarnerai in uno stercorario, o magari ti andrà anche peggio!
E la cosa più bieca è che a tal ricatto vengano sottoposti bambini completamente indifesi, nell'età più tenera e impressionabile!
Facile poi dire che, tanto, ognuno è libero di abiurarle, le religioni, una volta adulto! E no! Perché non si prova invece a non inculcarle nei bambini in tenerissima età, posticipando ogni catechesi all'età almeno adolescente, se non proprio adulta? Forse perché se, una storia come quella qui sopra, la si racconta per la prima volta a un ragazzo di quindici anni potrebbe facilmente mettersi a ridere?
Per quanto riguarda il "male che fa" di una religione, qualsiasi religione, si provi, anche solo per un attimo, a pensare a quali assurde regole di vita hanno dato origine, e a quali, e quanti, contrasti hanno portato, con conseguenze così catastrofiche che nemmeno la più brutta malattia del mondo ha mai comportato.
E questo perché i contrasti di religione sono di per sé insanabili, perché non può esistere discussione tra due diverse fedi che partono entrambe dal principio che "è così" perché ci devi credere sennò sei errore.
Così, automaticamente, perché le sacre scritture di ognuna lo dicono! Scritture proprie, diversissime tra loro, che ogni religione rivendica come diretta volontà divina! Scritture che ogni religione definisce "sacre".
Le "sacre" scritture!
Ma che vuol dire? Qualcuno le avrà ben scritte, queste "sacre" scritture, o no?
E, nel momento in cui le ha scritte, non erano sacre, ma tali sono state decretate, in qualche concilio ecclesiastico di qualche secolo dopo!
Magari lo stesso nel quale decine di altre scritture, dello stesso tempo e tenore ma con qualche variante, sono state derubricate come non sacre, o, peggio, apocrife.
Cioè false o non conformi. Ma non conformi a che? Ah, già, al diritto canonico! Si, ma che cos'è il diritto canonico? Trascrivo fedelmente dal dizionario: "insieme delle leggi e dei decreti emanati dai pontefici e dai concili".
Cioè da uomini, signore e signori!
Uomini!
Uomini che hanno, alla fin fine, deciso che cosa doveva esser sacro e che cosa invece no.
Uomini, non dei, e, tra l'altro, con buona pace dell'ispirazione divina, spesso in contrasto atroce tra loro. Contrasto che spesso risolvevano alla maniera della giungla. Contrasto dove chi vinceva annientava l'altro, dichiarandolo eretico o, spesso, sopprimendolo proprio fisicamente. O, peggio ancora, innescando lotte tra sette religiose che proprio in nulla hanno mai differito da vere e proprie guerre fratricide e sanguinose!
Così le scritture sono diventate sacre.
Così hanno influito finora sulla storia del mondo, ostacolando in ogni modo e in ogni epoca il progresso tecnologico e civile. Così hanno provocato guasti e odi fra i popoli, ogni volta in nome di un diritto divino.
Persino il nazismo ebbe come motto "dio è con noi", signori!
E allora no, io non posso sopportare che qualcuno si permetta di dire, come ho troppo spesso sentito dire a proposito delle varie e assortite fedi religiose, tutte le fedi religiose: "ma tanto, che male fa?"!
Cordiali saluti.
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