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Il Processo
La fiamma sventolava nella notte, come sventola una bandiera. Colorata, splendente. Luce che viola il buio, calore che inghiotte il gelo. Una piazzola alle cui spalle si ergono pini secolari: una pineta verde, bella e salutare di giorno. Colma di misteri e di vizi la notte.
Lei, avvolta in un abito di rosso fiammante, scollato fino a mostrare buona parte dei seni turgidi e bianchi.
Lei con le labbra rosso rubino, riscalda le sue membra di perla al calore della fiamma.
Quel fuoco la consola, le dona luce, la riscalda, le fa compagnia. Ma sopratutto le toglie la paura.
Quella lingua di fuoco le infonde sicurezza ed energia, le procura una sorta di sentimenti atavici che la fortificano. Rappresenta il calore che lei custodisce dentro.
Rossa come il suo abito, calda come il suo cuore, fra lei ed il fuoco c' é una simbiosi, almeno così lei ha sempre pensato.
Lei che ha sempre amato il sole. Adesso costretta a vivere la notte, quando l'astro è assente, ne sente la mancanza. Che in parte quel fuoco riesce a colmare.
Appena arriva sul posto prepara subito una piccola catasta di legna e accende la fiamma. Allora tutto sembra più bello e quello squallido posto, assume un fascino, quasi magico.
E stasera la magia si sente più di sempre.
Un auto nera si sofferma, prosegue, poi fa marcia indietro, per fermarsi davanti a lei.
Lei si avvicina. Conosce l'uomo, dall'auto nera.
A lei piace, perché è diverso dagli altri. La prende con una sorta di tenerezza fissandola negli occhi, senza violenza, quasi con rispetto, e questo le fa venire le farfalle nello stomaco.
Questa sera lui, si offre di accompagnarla nel suo appartamento, lei, acconsente.
Sale sull'auto, è bellissima. I suoi occhi di gazzella brillano nello splendido ovale del volto, dalla pelle di alabastro, la bocca rossa e carnosa, ma non volgare, invita ad essere baciata, con calore, con passione. Tutto in lei fa scattare la voglia di unirsi a quel corpo morbido e caldo. Lui si sente molto attratto. È diversa dalle altre. Per questo quasi ogni notte è costretto a cercarla.
Quella, fu una notte piena di fuoco:passione e amore le riscaldavano l'anima. Scopriva di avere un'anima, solo quando era con lui, e questo le piaceva. Decise di rimanere tutta la notte. Osservava i lineamenti del suo compagno, che dormiva, con il cuore pieno di contentezza, come una sposa la prima notte di nozze. Poi si addormentò...
Il treno fischiava, ma lei non lo sentiva e continuava a camminare incoscientemente sui binari.
La prese in pieno. Adesso, seduta sui binari, guardava stupita, volare in aria i pezzi martoriati del suo corpo. Senza dolore, solo con stupore. Il solito incubo di sempre... pensò mentre si destava...
Cercò il suo compagno, ma il letto era vuoto.
Sola in quell'ambiente nuovo, si sentì rabbrividire. Nonostante fosse una bellissima giornata. Cercò gli abiti e le scarpe senza trovarle. Nuda, si diresse verso la porta.
Aprì, si ritrovò in un'enorme stanza rettangolare: un tavolone d'ebano la percorreva tutta.
Ai lati del tavolone, c'erano delle panche dello stesso legno. Un odore di incenso invadeva l'ambiente, insieme ad un silenzio inquietante. Alle finestre c'erano delle tende nere, che ostacolavano il passaggio della luce. L'unica fonte di luce era un cero acceso in un candeliere, posto sopra un piccolo tavolo.
Rossana si rannicchio su un angolo della panca. Il suo bianco corpo nudo, riluceva, come di notte il chiarore della luna.
Poi il silenzio fu spezzato dal cigolio di una porta.
Lei scrutava impaurita dalla sua postazione, ogni movimento.
La figura di un uomo incappucciato si stagliò davanti a lei dall'altra parte del grande tavolo.
Tutto era buio, tutto era cupo, tutto era nero. Fuori e dentro di lei una cortina spessa di buio copriva la luce del sole e il lume della ragione. Evidenziando un enigma.
L'oscurità era scesa anche nella sua mente, cancellando qualsiasi pensiero.
Avvertiva fortemente la mancanza della luce del sole, il rosso del suo fuoco, per lei linfa vitale. Adesso si sentiva vuota senza energia.
Aspettava, seduta su quella panca nera. Guardinga, come un animale nascosto nel buio, che ha paura di essere sorpreso da un altro più forte. La paura l'attanagliava, tutto quel nero, inghiottiva il suo rosso, trascinandolo in un baratro senza fine.
Un rumore molto forte la fece sobbalzare. La figura che lei poteva percepire come un'ombra incappucciata batteva sopra la superficie del tavolo, con un martello.
Poi cominciò a parlare - Che inizi il processo- Queste furono le parole, che pronunciò!
La figura, continuò la sua arringa per circa una mezz'ora, con voce cupa e perentoria, senza mai fermarsi. Lei sentì pronunciare diverse volte il suo nome. Comprese di stare assistendo ad un processo, di cui lei era l'accusata. Che fosse un gioco? Che fosse un sogno? Rossana non riusciva a capire quella falsa. Era confusa, intontita ed anche impaurita.
Quando fu chiamata al banco degli imputati, riconobbe il suo compagno mascherato da giudice.
Aspettava che le dicesse - Rossana, è un gioco, uno scherzo. Ne aveva incontrate, lei, nel suo lavoro, di persone strane. Il gioco continuava. La colpa di cui era accusata era quella di essere una prostituta.
Certo, lo era, per questo adesso si trovava lì. L'avesse mai fatto, si trovò a pensare. Lui continuava a parlare, poi emise la sentenza: -Morte! La pena giusta per una battona è la morte!
- Ecco, adesso è finito, adesso, lui si metterà a ridere-Pensò ed aspettò...
I passeggeri del treno delle sette erano seccati per quell'ennesimo ritardo, tutti i giorni c'era qualcosa che non andava.
Angela aveva staccato da poco. Era stanca e desiderosa di riposo, e il treno non arrivava.
Un ferroviere informò, che c'era stato un incidente sulla linea. Una ragazza era stata investita dal treno.
Forse si era buttata sotto. Un altro ferroviere disse che la ragazza era stata legata ai binari, con una catena.
Angela trasalì. Mai avrebbe pensato che, Rossana la sua collega, fosse la vittima.
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