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Il Patto
Il vento tacque improvvisamente. Finalmente potevo ammirare il panorama con maggiore attenzione. L'aria era pura come non mai, il cielo terso sembrava di cristallo,
la neve sulla vetta era talmente limpida da mostrare le sue candide nervature. Mi trovavo nel mezzo di una valle luminosa, riscaldata da un non ancora pallido sole, non proprio entusiasta della vacanza ma contenta al tempo stesso di condividerla con mia sorella che stava passando un periodo un po' burrascoso.
Accolsi la sua decisione con celato entusiasmo perchè una gita in montagna non rientrava nelle mie passioni più ardite. Ero disposta ad inghiottire il boccone indigesto pur di vedere mia sorella sorridere nuovamente. Io mi trovavo in un periodo sereno della mia vita mentre Ester era sprofondata in una preoccupante forma di depressione. Le ragioni erano comuni a molte persone: stava separandosi dal marito per (pare) una brutta storia di corna. Per fortuna non aveva figli e questo l'avrebbe aiutata a risalire meglio la china. Ma ero quasi certa che ce l'avrebbe fatta, vista la sua mai sopita voglia di vivere. Io le reggevo il gioco anche se in certi momenti non ne potevo più di tutta quella neve e quella gente che si riteneva esperta negli sci ed era già un miracolo cher non causasse gravi incidenti. L'indomani il programma
prevedeva una visita alle gole di S. Bernardo e almeno questo mi riempiva di curiosità. Mi bastava rivedere il volto di mia sorella che al solo nominarle
era tornato roseo e luminoso. Ci alzammo di buon'ora, consumammo una colazione
piuttosto pesante per difenderci dal gelo e ci incamminammo verso la meta che
ditava non più di 800 metri. Avevo qualcosa di cui compiacermi, dopo due
giorni di noia ed emozioni non entusiasmanti. Ester, lo sentivo, era ancora
molto giù di morale, ma notavo una sorta di recupero psicologico dato dalla
curiosità del luogo e, speravo, dal mio aiuto affettivo nei suoi confronti.
Arrivammo a metà mattina e lo spettacolo che si presentò davanti ai nostri occhi
era superiore alle nostre aspettative: il fiume incideva la sua potente forza
erosiva generando una valle strettissima con pareti ripide e scoscese. Le sue
acque erano linde e immacolate e le pareti suscitavano stupore e inquietudine
proprio per la loro pericolosità.
Lentamente ci avvicinammo alla pensilina che attraversava l'intera attrazione.
Non saprei dire come, ma mi sembrava di vivere un'altra realtà, lontana da tutto
ciò che avevo fino ad allora conosciuto. Chissà se provava qualcosa di simile anche
Ester, ma, poichè si trovava davanti a me, non potevo guardarla in viso. I miei
sensi erano completamente inebriati da una moltitudine di sensazioni e quasi non sentivo più i piedi sul suolo... ero come a mezz'aria, tra terra e cielo. Credo di aver fatto pochi metri quando improvvisamente sentii una botta alla nuca, tutto si confuse, i contorni divennero indistinguibili e... Aprii le palpedre doloranti. Di fronte a me c'era lo stesso paesaggio di prima ma ora ero sola... non ricordavo perchè ero finita lì. "Perchè lo volevo" conclusi. Ma perchè ero arrivata sin lì
tutta sola? Strano, non ero spaventata, solo un po' turbata. Mi alzai con difficoltà afferrando un ramoscello che fece da contrappeso. Avevo perso l'orientamento e avrei fatto di tutto per tornare alla civiltà. Feci alcuni timidi passi indietro poichè pensai che l'ingresso alle gole si trovasse dietro di me. Ma anche se fossi riuscita ad uscirne, dove dovevo andare? La mia mente era come paralizzata, o per meglio dire in quell'ambiente, ibernata. Non ne ero ancora uscita quando all'improvviso vidi della neve smuoversi da un cespuglio. Subito dopo udii dei rumori... erano simili a quelli che producevano gli zoccoli di un cavallo. E così fu.
Davanti a me si stava avvicinando un destriero imponente, bianco più della neve stessa, oranato da uno stendardo recante una croce gigliata rossa e su di esso un uomo corazzato da capo a piedi e con una lunga tunica biancasu cui spiccava la medesima croce... malgrado tutto, la sua apparizione non mi intimorì, anzi mi incurosì. Vidi il muso dello splendido animale sempre più vicino fino a quando
non arrivò ad una distanza di due metri da me.
Nitrì fragorosamente e il misterioso cavallerizzo scese con grande leggiadria.
"Vieni con me", disse semplicemente.
"Forse mi può aiutare, ho smarrito la..."
"Lo so. È per questo che devi venire..."
Non era ostile, questo losentivo chiaramente, e decisi di assecondarlo. Mi prese dolcemente la manoe mi aiutò con molta cautela a montare in sella. Realtà o sogno? Nulla avrebbe potuto dimostrarlo...
Il favoloso cavallo scalpitò con possanza e iniziò la sua vertiginosa corsa verso ciò che potevo supporre essere l'"ignoto".
Sentivo il pulsare dell'animale irrequieto e soprattutto i fianchi massicci di quell'uomo venuto dal freddo. Trascorsero tra una miriade di pensieri e sensazioni confuse circa una decina di minuti quando entrammo in una specie di grotta oscura
e profonda. Ebbi un attimo di esitazione tanto da tentare la fuga, ma all'ultimo il dominio sulla mente prese il sopravvento.
Notai che non eravamo soli in quanto una fonte luminosa irradiava la parete della caverna.
"Ora devi scendere" disse con molta calma e dolcezza.
Mi aiutò, quasi avesse il timore che mi facessi male. Ci addentrammo nel cunicolo che portava verso il bagliore. Un gruppo di uomini con la stessa armatura ci guardavano attenti e seri in volto. Mi fu fatto segno di sedermi.
"Benvenuta" disse uno di loro.
"Non capisco. Mi sono persa, ho chiesto aiuto e ora mi trovo qui."
"Nostra intenzione è di metterti a tuo agio, non siamo tuoi nemici."
Nemici? Strana parola, pensai.
"Come ti senti?"
"Piuttosto confusa, ma bene."
"Ti spiegherò perchè sei tra noi" disse assennatamente.
L'emozione del momento non mi aveva dato la possibilità di osservarli in dettaglio, ma ora potevo farlo. Tutti portavano la stessa armatura e tunica bianca con la croce rossa gigliata. Uno di loro era più vecchio, aveva una lunga barba bianca e il suo
sguardo incuteva un certo turbamento, misto a temperanza e sapienza. Tutti si misero a cerchio pronti ad ascoltare il saggio.
"Hai mai sentito parlare dei Cavalieri del Tempio?"
"Voi siete coloro che difendete ideali quali fede, onestà, obbedienza e castità in nome dell'Onnipotente".
"Come lo sai?"
"Ho letto vari testi sui Cavalieri, li ho sempre ammirati."
"Di questo ti devo ringraziare".
"Devo io ringraziare voi per avermi ospitato".
"Ne sei certa? "
"Si, lo sono" dissi chiedendomi il motivo di quella domanda.
Il volto del vecchio rimase impassibile e serioso.
"Sei tu ad aver voluto che ciò si avverasse".
"Temo di non capire".
"Non siamo stati noi a condurti qui ma tu stessa".
Credevo di non capire ma mi sbagliavo...
"Sono il Gran Maestro e porto esperienza e saggezza ai miei monaci".
"Sono davvero lusingata di..." ma mi fermai perchè il volto del monaco si inasprì.
"La conoscenza e non solo ti ha condotto qui".
"Cos'altro?" dissi con impazienza.
"La tua sincera volontà di comprendere ed evolvere".
"Non credo di aver fatto granché..."
"Si invece".
Seguì un silenzio totale, di quelli che non avevo mai avvertito.
"Tu ti sei deliberatamente staccata dalla tua realtà per seguirne un'altra".
"È un'altra realtà dunque quella in cui mi trovo?"
"Per dirla con le tue parole, sì. Ma essa è più complessa di quello che la tua
natura può suggerire".
"Ma allora dove mi trovo?"
"In tutti i luoghi e in nessun luogo".
"È un luogo... dello spirito?"
"Se pensi che lo sia, allora lo è."
"Una sorta di altra... dimensione?"
"Se vuoi".
"Come..."
"Non chiederti come, orami sei tra noi".
Tutti mi fissarono per vedere la mia reazione e mi sforzai di restare tranquilla.
Ero molto curiosa e piena di domande. Una di queste fu:
"Perchè tanta crudeltà nei vostri confronti? Perchè vi torturarono e
uccisero barbaramente?"
"Questo fu inevitabile, la posta in gioco era altissima, gli interessi troppi" rispose il Gran Maestro con tono delicato.
"Interessi di che tipo?"
"La supremazia dell'umanità intera, solo i più forti avrebbero contato".
"Il Re e il Papa?"
"Apparentemente, ma anche loro erano dominati".
"Dominati?"
"Da forze oscure, non appartenenti al vostro piano dimensionale".
Prima che potessi replicare, egli riprese il discorso.
"Forze antichissime, di un passato remoto. Esse regnarono il pianeta Terra da molto prima che il primo uomo vi abitasse. Colui che creò tutte le cose diede a queste capacità illimitate e il libero arbitrio. Tali forze, incarnate in enormi esseri di luce, cominciarono a considerarsi come fini a se stesse e vollero prevalere sul creato, su Dio medesimo".
Poi il suo viso si fece più cupo.
"Essi presero possesso del pianeta Terra sin dai tempi più antichi e non lo lasciarono mai più. Si avvalsero e tuttora si avvalgono dell'appoggio di numerosi seguaci e adepti in settori strategici quali quello finanziario, politico, economico, educativo... fino alla loro ultima grande invenzione: i mezzi di comunicazione di massa con i quali assoggettano la maggior parte dell'umanità".
"Allora ciò che pensavo..."
"Era obiettivo".
"Ci hanno fatto credere tante cose con... l'inganno?"
"Se con inganno intendi far credere quello che non è, la ragione è dalla tua parte".
"Posso immaginare come..."
"Cibandosi delle vostre paure ataviche, radicate nel vostro essere, i vostri limiti, vizi, abitudini, debolezze, passioni".
L'intera figura, che sino a quel momento era nascosta dalla penombra, ora era rischiarata dalla luce di una fiaccola. I suoi occhi ardevano di un profondo luccicore, la sua fronte alta emetteva strane vibrazioni...
non avevo mai visto tanta solennità in un "uomo"...
"Qual'è lo scopo della mia presenza tra voi?"
dissi decisa.
"Tu hai dimostrato di aver fatto il "salto", venendo qui da noi".
"Sono riuscita a modificare il continuum spazio-temporale?"
"Sei riuscita a incontrarci".
Mi diedero una bevanda calda che, secondo il senso del gusto di un "umano", poteva somigliare ad una tisana.
"In che modo posso aiutare i miei simili?" dissi non nascondendo la mia inquietudine.
"Rendendo partecipi gli altri della tua ascesi spirituale..."
"Facendo dapprima loro comprendere che ogni cosa può essere un'... illusione?"
Egli rimase imperturbabile, ma la sua espressione me ne diede conferma.
"Fai tesoro di ciò che ho detto..." disse stavolta con tono più carezzevole ma sempre solenne.
"Lo farò, questo è un patto".
"Beeneeee... non Nobis Domine, non Nobis... sed... nomini tuo... da... gloriammmm..."
Ad un tratto tutto si fuse, la voce del Gran Maestro, la caverna, i monaci... la terra sotto i miei piedi sembrava liquefarsi... stavo perdendo i sensi... avevo paura...
Il contorno di un soffitto si materializzò poco a poco alla mia vista, la mano di una persona strinse la mia...
"Ohhhhh, finalmente!!!!... infermiera, infermiera!!!... Era la voce di Ester.
"Ho temuto..." disse in lacrime.
"Non devi temere..."
Sentivo che il fato mi chiamava... avrei iniziato da lei.
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