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L'appuntamento

Non devo pensarci.
Ecco, stanno aprendo la porta, sento gli scatti della serratura, mi sembra di vederla quella chiave, che gira, lentamente...
Voglio pensare a quando eravamo ragazzi, a quando era estate... il mare...
Elisabeth... quanto eri bella! Quando ti vedevo non capivo più niente, mi sembrava di stare sulle montagne russe... ti amavo Elisabeth, quanto ti amavo...
Invece hai scelto Lucas.
Sento i passi, lenti, monotoni, inesorabili. Stanno girando l'angolo, sono quasi arrivati.
"Sei strano Bill" mi dicevi "tu mi piaci molto, lo sai, ma sei strano, non so... a volte mi metti paura". Te ne sei andata, Elisabeth, con quel ridicolo Lucas...
Sono rimasto solo.
Ti ho cercata, Elisabeth, ti ho cercata...
Si sono fermati proprio qui, qui davanti a me.
Non li ho mai visti così compassati, così rispettosi.
Sì, sì, ora vengo.
Ecco, ora stiamo andando. Ho un appuntamento, devo essere puntuale.
Lei non può aspettare.
Quante volte ho pensato di averti ritrovata, Elisabeth, invece era solo una piccola sgualdrina. Quanto erano volgari, come ho fatto a sbagliarmi, come ho potuto pensare che fossi tu?
Siamo arrivati, c'è parecchia gente. Che facce però, mettono paura.
Non lasciatemi solo in mezzo a queste persone.
Sento il loro odio.
Le ho sistemate tutte, sai Elisabeth, quelle che più volevano assomigliarti.
Erano oscene, si dimenavano, facevano finta di godere...
Gli ho tolto la tua faccia...
Sono entrato in una stanza. Siamo in tre, io e altri due, mi fanno distendere su una specie di poltrona. Sto bene qui, sono calmo.
Quella strana gente continua a guardarmi, sempre con quegli sguardi. La porta si è richiusa, se ne sono andati, sono solo qui dentro.
Mi hanno messo qualcosa sul braccio. Non riesco a vedere.
Forse un tubo.
Mi fa male.
È successo qualcosa.
La loro espressione è cambiata, mi guardano diversamente.
Forse non mi odiano più.
Qualcosa è entrato nel mio corpo.
Non sento più dolore.
Ho un appuntamento.
Lei non può aspettare.
Ciao Elisabeth. Devo andare.
Ho un appuntamento ma ho sonno. Tanto sonno.
Non bisogna farla aspettare.
Ciao Elisab...
...

 

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1 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Mauro Moscone il 02/03/2012 07:48
    Molto bello Edmomd, mi è piaciuto per il suo ritmo, la sua suspence e sopratutto per quel suo essere POLIFONICO E POLISENSO.
    Lo puoi leggere in molte prospettive; può essere la storia di un 'anima davanti a una novità o a un intervento ospedaliero o a un atto di violenza fisica o psichica.

    C'è questo senso d'attesa, d'angoscia verso l'ignoto spalancato da un gesto di crudezza... bello sì ciao

1 commenti:

  • Nunzio Campanelli il 03/03/2012 12:30
    In effetti ho cercato di rendere gli ultimi istanti di vita di un condannato a morte. Mi concederai il beneficio della scarsa esperienza...
    Il senso d'attesa e l'angoscia verso l'ignoto sono esattamente le sensazioni che volevo trasmettere e che tu hai ben compreso.
    Grazie

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