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Giuseppe e Gesù
In un umile villaggio della Galilea, abitato da pastori, contadini ed artigiani, viveva anche Giuseppe il falegname con la sua famiglia, conosciuto anche come padre putativo di Gesù.
Erano anni quelli prevalentemente tranquilli; Gesù guardava spesso le mani rozze e callose del suo buon babbo e ne nutriva immensa stima et amore filiale vero e puro, come una sorgente vergine di acqua fresca che dal monte sgorga.
Mastro Giuseppe, come bonariamente veniva chiamato dai nazareni, suoi concittadini, era conosciuto oltre che per la sua bontà, anche per la sua bravura d'artigiano; infatti molte erano le commissioni che riceveva da parenti, amici e conoscenti, anche se lo pagavano come potevano, e lui non si lamentava mai.
In un angolo della sua botteguccia c'era sempre un rozzo vaso con un giglio dentro, ed ogni tanto alzando gli occhi stanchi dalla pialla lo guardava con tenerezza; l'altro suo giglio era il proprio pargoletto che, cresceva a vista d'occhio, sano, robusto e ben propenso al mestiere del padre.
- Papà, papà, mi fai fare anche a me un piccolo sediolino?
Chiese Gesù a papà Giuseppe, il quale sorridendo divertito rispose:
- Se sei capace perché no! Prendi quei pezzi di legno e prova.
Per il piccolo Gesù non fu facile mettere insieme i pezzi di legno per costruire il sediolino su sua misura; il buon papà lo lasciava fare, ma poi dovette intervenire, e solo così il piccolo capolavoro fu portato a termine.
I giorni passavano spensierati l'uno dopo l'altro; Maria, mogliettina diletta del buon artigiano, all'ora di pranzo portava loro il buon desinare, che insieme consumavano senza molta fretta; per loro era infatti una bella consuetudine, approfittandone per scambiarsi qualche parola, mai sgarbata, ma sempre docile e pia.
Gli occhi profondi di color azzurro mare del pargolo d'oro, cosiddetto per via della sua folta e bellissima chioma bionda; penetravano a fondo in quelli dei suoi genitori, a volte lasciandoli sgomentati.
Ma subito dopo il pranzo Maria rientrava a casa ed i due si rimettevano al lavoro. Il bimbo non aveva che poco più di sette anni, e anche se con fare impicciato si sapeva rendere utile al buon padre.
- Gesù, prendimi la pialla per favore!
Gesù stava per dire "Eccola" ma cadde e si fece un po' male, sanguinando al ginocchietto, ma guardando il volto lieto e sereno del barbuto papà, intrattenne la lacrimuccia, si alzò e porse la pialla al padre, che immediatamente usò per levigare un pezzo di legno destinato a divenire un tavolo da cucina.
Affascinato Gesù guardava ancora quelle mani rozze e callose al lavoro, che con vera maestria portava avanti ed indietro su quella pialla. Quando il legno fu ben levigato ed anche le gambe furono pronte, mastro Giuseppe incollando ed inchiodando i pezzi fra loro costruì davvero un bellissimo tavolo. Il cliente che l'aveva commissionato poco dopo venne a prenderselo.
- A sor maé c'ho solo ste caciotte da potette dà.
Il cliente sarebbe di origine romana, e molto probabilmente l'avrà detto in latino, ma perdonatemi il romano, che si fa di più ai tempi nostri; e a questo Giuseppe rispose:
- E se le prendo, tu hai poi di che mangiar?
Alla risposta negativa il buon falegname gli consegnò il tavolo e non prese nessuna ricompensa.
Gesù vide questo gesto d'amore e ne fu lieto.
Ogni anno, durante la festa della Pasqua i genitori di Gesù si recavano a Gerusalemme. ora che il bambino aveva 12 anni lo presero con loro. Ma il bimbo, passata la festa e all'insaputa di Giuseppe e Maria, non fece ritorno con loro, restando alla Sinagoga.
Dopo averlo cercato vano, i genitori decisero di far ritorno a Gerusalemme, ed infatti lo trovarono lì dove l'avevano lasciato ed al loro disappunto rispose:
- Perché mi cercavate? Non sapete che il mio posto è qui, accanto a mio Padre Celeste?
Il buon artigiano con sua moglie riuscirono a portarselo a casa. Il pargolo d'oro continuava a crescere nelle grazie del Signore, rendendosi sempre più utile a suo padre terrestre.
Gli anni scorrevano lieti, spensierati e l'adolescente divenne adulto; ormai padrone del mestiere paterno, costruiva da solo bellissimi utensili e mobili pratici.
Un dì il cielo si oscurò, lampi e tuoni lo squarciavano, in quel mentre "Colui che sta al cospetto di Dio ed è la sua forza" a maestro Giuseppe si presentò:
- Non temere Giuseppe, tu mi conosci già, per te io son venuto ed oggi stesso sarai con me al cospetto de l'Altissimo.
Il buon falegname e padre e marito, avrebbe voluto ancora stare in seno alla sua diletta e sacra famiglia; ma rispettò il volere dell'Arcangelo e spense gli occhi suoi belli seppur stanchi, poggiando la testa sulle ginocchia di Gesù, mentre Maria addolorata, gli lisciava la fronte sudata.
In quello stesso momento il cielo si schiarì, mostrando l'astro d'oro in tutta la sua forza e bellezza.
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