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La nostra vita

La nostra vita, così ridicola nella sua brevità, così insignificante da impedirci di comprendere il suo reale significato, possiede in realtà una potenzialità devastante, capace di ribaltare verità assolute e certezze inoppugnabili.
Creatori di un dio fatto a nostra immagine e somiglianza, lo abbiamo poi gravato di tutti i mali del mondo, relegando il bene in un'ipotetica vita ultraterrena, giacché non siamo stati capaci di trovarne anche solo un poco in questa.
Dopo aver creato un dio rimanendo però insoddisfatti delle sue risposte, abbiamo cercato di sostituirlo con un altro idolo, la scienza.
Anteponendo alla necessità della fede, alla quale avevamo affidato il compito di chiederci di credere senza capire, la necessità della logica che invece esige da noi lo sforzo di capire senza necessità di credere, siamo tornati al punto di partenza.
Non esistono risposte per le nostre domande.
Ci stiamo di nuovo sbagliando.
Il dio che abbiamo creato non ci ha dato risposte perché le uniche che sarebbe stato in grado di fornire avrebbero necessariamente coinciso con le nostre speranze, entrando così in un circolo vizioso nel quale il soggetto che poneva la domanda coincideva con quello che forniva la risposta. Così come è stato.
La scienza non potrà mai fornire risposte alle nostre domande, perché non esistono risposte, solo scelte.
Scelte che ognuno di noi dovrà compiere nel silenzio e nella solitudine della propria coscienza, senza l'ausilio d'inutili orpelli e d'ingombranti concrezioni.
Non per questo il mondo cesserà di esistere, diventerà solo un po' meno complicato.
Forse riusciremo addirittura a sognare.

 

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5 commenti:

  • Nunzio Campanelli il 16/03/2012 16:18
    Se si "bussa " a una porta, chiedendo quindi il permesso di entrare, significa portare rispetto per chiunque si trovi al di là della porta. Si pensa pertanto che ci sia qualcuno pronto a riceverti. Non ho mai pensato che la scienza sia antitetica alla fede, tantomeno subordinata o predominante. Credo che siano due strade diverse ma convergenti che conducano a quelle scelte di cui parlo nel mio scritto.
  • mariateresa morry il 16/03/2012 11:39
    Ti preciso Dantes che Zichichi è un uomo di fede, un credente, quindi può essere che questo " condizioni" il suo modo di intendere la Scienza, però mi è piaciuta una sua affermazione per la quale lo scienziato davanti al mistero deve anche sapersi fermare e " bussare". Egli non è un onnipotente..
  • Nunzio Campanelli il 16/03/2012 11:32
    Non ho letto Zichichi. Lo farò presto. Grazie per i commenti.
  • mariateresa morry il 16/03/2012 09:07
    Ho letto attentamente questo tuo scritto e me ne è venuto in mente un altro dell'astrofisico Zichichi, il quale ha ulteriormente distinto il rapporto "scienza" e " tecnica". Oggi sarebbe quest'ultima a prevalere nelle sue applicazioni, anche rispetto alla scienza stessa di cui ab origine essa invece era strumento. E mentre, detto in soldoni, lo scienziato è chiamato a porsi domande ed operare scelte ( quindi anche in tal senso c'è o ci dovrebbe essere un allegato etico) , per l'applicatore della mera tecnica, questo non è, ed il mezzo sfugge o si sottrae volontariamente al fine. Forse nemmeno importa più un fine " umano", ma di " potere".
  • Rocco Michele LETTINI il 15/03/2012 19:03
    Nel trionfo del nostro sognare... tutto il mio complimentarmi per il Tuo apprezzabile racconto!!!

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