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Il buon vicinato

Erano già due giorni che la madre soffriva di un forte esaurimento nervoso e continuava a gridare e a rompere oggetti della cucina; il figlio oramai non riusciva più a sostenere la situazione e nel tardo pomeriggio del giovedì prende una decisione.
Si era già informato di una clinica psichiatrica specializzata per questi casi: i precedenti otto ricoveri in reparto hanno sì risolto in parte la situazione, ma continui pensieri saltuariamente ritornavano alla ribalta rovinando l'equilibrio mentale della madre, anche per colpa di un vicino che ha reso la vita impossibile alla famiglia.
Inoltre una cugina di codesto vicino, di aspetto sgradevole, molto bassa e molto grassa continuava a cercare approcci dal figlio che puntualmente respingeva, provocandole pianti disperati ed altre liti di vicinato.
È una sera fredda e piovosa quella del giovedì, e il figlio oramai stremato prende di peso la madre e la carica sull'auto diretto alla clinica; la madre è intontita e stralunata e non si rende conto del trasporto; all'arrivo in clinica il dottore già informato l'accompagna alla stanza.
Ecco che in quel momento la madre si accorge di non essere più nelle calde pareti domestiche, ma in fredde e tristi stanzone biancastre, tipiche di una clinica. Chiama a gran voce il figlio, che oramai è già sull'auto, deciso a tornare a casa dal padre che lo aspetta preoccupato e stanco data l'età. Si avvicina ai finestroni e con aria triste vede le luci posteriori rosse fiammanti che si allontanano nella pioggia battente, dirette verso l'incrocio con la statale; proprio in quel momento, mentre il figlio comincia a svoltare a sinistra, un'auto a forte velocità si scontra con l'utilitaria, facendo volare via con violenza pezzi di carrozzeria e facendo carambolare l'auto senza sosta, che alla fine si ferma contro un muro.
La madre atterrita vede la scena e comincia ad urlare e a piangere sbattendo i pugni contro il muro, e gli infermieri accorrono per fermarla: non riesce a manifestare il suo dolore, viene portata a letto mentre in sottofondo una sirena spiegata di un'ambulanza soccorre il povero figlio intrappolato fra le lamiere e si allontana nel buio.
La madre non riesce a dormire, non conoscendo la sorte del figlio, e il mattino dopo non riesce a raccontare ciò che ha visto al primario, forse perchè fortemente anestetizzata dai tranquillanti. Il primario telefona a casa per informare la famiglia sulla condizione mentale della madre ma dopo innumerevoli squilli, viene avvisato dal padre in lacrime di non sapere dov'è il figlio.
Subito nel reparto scoppia il panico, si cerca nella cronaca cittadina notizie di eventuali incidenti nella notte, finché un infermiere legge una notizia raggelante: il giovane figlio della donna è in coma all'ospedale del capoluogo e non sanno come andrà a finire.
La madre intanto comincia lentamente a superare la fase più acuta della crisi e a tornare in sé ma ha ancora negli occhi quell'immagine. Il primario non sa come riferire l'accaduto, il padre è a casa disperato con gli animali che cercano conforto, i vicini di casa si meravigliano di non vedere più il ragazzo. Ecco che scatta subito la solidarietà condominiale, minata però dalle terribili frasi di scherno da parte del vicino di casa e della perfida giovane cugina, che senza alcun pudore dal terrazzo urla crudelmente al padre che il figlio è in gravissime condizioni per un incidente e non sa se sopravviverà. Tutto il condominio è pietrificato per la triste sorte del ragazzo e alcuni vicini si offrono per andare a trovare quotidianamente la madre nella clinica. Dopo una settimana il primario dichiara guarita la madre, che però ora deve affrontare questo tremendo calvario; i medici dell'ospedale non hanno ancora sciolto la prognosi del figlio, anche se pare che timidamente le condizioni migliorino a poco a poco.

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