L'espressione è serena, ma il cuore, in subbuglio, sento battere forte nel mio piccolo petto di ragazzo. Mi vestono lentamente, riempiendo molte tasche. Tra sgaurdi compiaciuti di uomini barbuti.
Dalla collina, ad Est, il timido bagliore dell'alba, illumina e indora il campo di grano sottostante. Accarezzate dal vento, le spighe e i papaveri scarlatti, si abbandonano ad un dondolio di pace e serenità.
Più avanti, con gesti misurati e sicuri, il contadino affila la sua falce con pietra Irachena e si appresta al suo lavoro.
In un turbinio di voci concitate e gesti misurati, urla, spintoni e grida soffocate: rivedo la mia infanzia di bimbo riccioluto nei vicoli a giocare, con i compagni a correre e ruote a far girare. Rivedo mamma mia, insieme ad altre mamme, in silenzio ad osservare quel raro momento di gioia.
Stordito dal frastuono, ma pronto! Ritorno con lo sguardo al contadino, che con sagacia e maestria fa compiere alla falce quell'onda calcolata e distruttiva...!
Cadevano la spighe e inevitabilmente cadevano i papaverei scarlatti. Vittime innocenti.
E'ORA! Vestito e imbottito, scendo dalla collina dal versante opposto, e sotto, il brulicar di voci e suoni del mercato.
Intanto il sole illumina la via, piena di bancarelle e di ambulanti. E di odiate divise di occupanti...! Ormai senza espressione e senza fiato, avanzo lentamente tra la gente, tra divise di soldato, bambini giocosi, donne e anziani, fermi al sole.
E come il contadino, incurante dei papaveri innocenti, compiva il suo lavoro senza indugi.
Mi avvicino. Ancora un po'. Ormai sono allo stremo, ma ho vicino il nemico, ne sento l'odore e devo agire!
Sento distintamente la mano di mia madre sfiorarmi i capelli, per un attimo.
Poi solo un'accecante bagliore!
MA NON E', IL SOLE!