Era la prima volta che un tale articolo e un sostantivo s'incontravano in ascensore.
Un sostantivo maschile, plurale di aspetto e alcuni anni ben vissuti dalle preposizioni della vita. L'articolo era ben definito, femminile, singolare. Era ancora giovane, ma con un predicato nominale meraviglioso. Lei è 'stata ingenua, sillabica, senza atono. al contrario di lui, era un tema nascosto, con tutti i vizi del fanatismo ortograficio linguistico della lettura e il cinema.
Al sostantivo gli è piaciuta anche quella situazione, i due soli, senza nessuno lì per vedere o sentire. E senza perdere l'occasione, ha cominciato a insinuarsi, a chiedere, parlare. L'articolo femminile ha lasciato le reticenze da parte e gli ha permesso quel piccolo indice.
Improvvisamente, l'ascensore si ferma, solo con loro due la dentro.
Bene, pensò il sostantivo, un altro buon motivo per provocare alcuni sinonimi. Poco dopo, erano già ben tra parentesi quando l'ascensore cominciò a muoversi. Solo che invece di scendere, sale e si ferma proprio nel piano del sostantivo.
Ha usato tutta la sua inflessione verbale, ed entrò con lei nella sua stanza.
Attaccò il fonema e sono rimasti alcuni istanti in silenzio, sentendo una fonetica classica, morbida e rilassante. Hanno preparato una sintassi doppia per esse e un divario con ghiaccio ad essa.
Parlavano, seduti su un vocativo, quando lui cominciò ad insinuare. Lei ha lasciato, lui fu usando il suo potente complemento, e sono arrivati ad un imperativo.
Tutte le parole dicevano che sarebbe finita in un transito diretto.
Hanno cominciato ad avvicinarsi, lei scuotendo il suo vocabolario e lui sentì il suo dittongo in crescita.
Si abbracciarono, in una punteggiatura così minuscola, che neanche un singolo periodo, passerebbe tra i due.
Erano in quel momento enclitico quando lei confessò che era ancora una virgola.
Lui non ha perso il ritmo e ha suggerito a lei l'incantesimo del suo apostrofo. Certo che lei si ha lasciato portare via da queste parole, era totalmente oxítona alle sue volonta e sono partiti per il comune dei due generi.
Lei totalmente voce passiva. Lui, completamente voce attiva. Tra baci, carezze, paronimi e sostantivi, lui si avvicinava ogni volta di più.
Sono per pochi minuti in quella proclìve, lui, con tutto il suo predicato dell'oggetto, ha preso l'iniziativa. Erano così nella posizione di prima e seconda persona del singolare.
Lei era una agente perfetto del passivo; lui tutto paroxitono, sentendo il pronome suo grande accento costringendo quel trattino ancora singolare.
In questo la porta si è aperta improvvisamente.
Era il verbo ausiliare dell'edificio. Lei aveva previsto tutto e cominciò subito a dare congiunzioni e aggettivi, i due si sono ridotti grammaticalmente, pieni di preposizioni, locuzioni ed esclamazioni.
Ma, al vedere questo giovane corpo, un accento tonico, o meglio sottotono, il verbo ausiliare presto ha ridotto i suoi avverbi e ha dichiarato la propria disponibilità a diventare participio nella storia. I due si guardarono l'un l'altro, e viderano che era preferibile, che ad una metafora in tutto l'edificio.
Che pazzia, Mio Dio!!
Quello non era anche un comparativo, era un superlativo assoluto. Si fu avvicinando ai due con quella cosa maiuscola, con quel predicato del soggetto puntato ai loro oggetti. S'avvicinava ogni volta di più, comparando il dittongo del sostantivo al suo trittongo proponendo aggettivi francesi.
Solo che, le condizioni erano queste:
Mentre abusava di un dittongo nasale, penetrava nel gerundio del sostantivo culminando un complemento verbale nell'articolo femminile. Il sostantivo, capendo che si potrebbe trasformare in un articolo indefinito, dopo quella situazione e pensando nel suo infinitivo, ha decido di colocare un punto finale nella storia. Ha afferrato il verbo ausiliare per il suo connettivo, l'ha buttato della finestra e è tornato al suo tema, ogni volta più fedele alla lingua italiana, con l'articolo femminile messo sulla congiunzione del coordinamento conclusiva.