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Dionilla racconta

Il treno si fermò... Denise salì per prima, con quell'aria da ragazzina spigliata, che non le era congeniale. Restavo con la mamma, entrambe alquanto a disagio. La mamma, sebbene avesse soltanto quarant'anni, aveva una costituzione debole e il fisico appesantito dai molti dispiaceri.
Ciononostante, mi prese per mano, cercando di darmi quella sicurezza che era nello spirito, ma non nel suo fragile cuore. Qualcuno ci notò: "Prego, signore," e ci dava la mano "Dionilla, allunga il passo." Ci, trovammo, così sulla vettura.
La mamma ringraziò, dicendo: "La ringraziamo tanto; le confesso che ero un po' spaurita, per le ragazze."
"Signora, ho fatto il mio dovere. Guardai la sua uniforme che, mi giunse come un lampo fra gli ultimi bagliori. Egli se ne avvide... Quasi ignorando che ero con mia madre, carezzò i miei capelli; il foulards scivolò per l'emozione... Nel rendermelo, tratteneva la mia tra le sue mani, sembrava dirmi: "La divisa che porto?... Sciocchina è un espediente." E chiuse gli occhi... Era un suo tic, ma anche un modo inequivocabile, per dirmi: "Raccogli solo il frutto dei miei sogni."
Ed io capii... E noi capimmo che quel suo lavoro lo aveva scelto. Fui attratta dai suoi occhi color del cielo... Gli tendevo la mano, come ubbidendo ad un dolcissimo richiamo. Ed egli si rivolse alla mia mamma con l'espressione dolce, ma febbrile di chi sa che è prezioso ogni momento: "Venite, vi cerco un posto, idoneo alle signore." Per una istintiva fiducia, la mamma gli diceva: "Accompagni Dionilla... Io vado a vedere dove si è cacciata l'altra figliola." In quell'istante, la mia sorellina veniva, l'aria affranta, di chi vuol dire: "Mi avete abbandonata..." La mamma l'abbracciava... L'agente fece un sorriso e, volendo intrattenersi qualche momento, le diceva: "Ho udito il vostro nome, sorelline..." Mia sorella rispose: "Con chi abbiamo l'onore di parlare?"

"Mi presento" rispose: "sono Walter Angelini, ma la stampa adotta un altro nome..." La mamma rispose: "Il volto è familiare è un musicista?" Rispose: "Un musico apprendista; al momento, suono per hobby."
Denise posò lo sguardo sul doppio petto blu, con l'aria diffidente di chi dice: non sono nata ieri, ma per ora, ho altro per la testa.
Soffrivo per l'atteggiamento spavaldo di mia sorella; era come volesse dirci: "Avete piegato la volontà di chi vuole ancora stare in mezzo ai vivi." La mamma sopportava, dignitosamente.
Con il suo completino alla sahariana, Denise si atteggiava ad una signorina dell'alta società, insofferente alle regole. Guardavo la sua silhouette, e con molta tenerezza, le stavo dicendo: "Siamo agli antipodi, sorellina, ma il mio cuore lo sa che..." Non conclusi il pensiero, che la vidi, ginocchioni sulla poltrona; con disinvoltura la apriva e si metteva sdraiata. Si prendeva dalla mamma, il primo rimprovero, di quel giorno: "Denise, che modi sono... Chiedi scusa ai signori che ti sono di fronte..." "Pardon," disse, sofferente, non nascondendo una certa ironia. Istintivamente, li fissava..

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l'autore Giuseppina Iannello ha riportato queste note sull'opera

Titolo della prima parte: "Il viaggio di andata".


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2 commenti:

  • Anonimo il 01/05/2012 17:33
    sempre scritto con grande maestria...
  • loretta margherita citarei il 27/04/2012 17:32
    molto apprezzato, complimenti pina

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